Sfilata Moschino Spring/Summer 2020 MFW. Immagine tratta da GRAZIA.it

Moschino incanta e da lezioni su Picasso alla Fashion Week di Milano

Linfa vitale della moda è indiscutibilmente l’arte. Questo Moschino lo sa fin troppo bene, ecco perché, l’occhio oculato di Jeremy Scott, il direttore creativo del brand, è caduto su Picasso. L’artista andaluso, con la sua gamma di colori e forme stravaganti, non conosce declino, anzi, ispirazione ed emulazione lo riguardano e il risultato non stanca mai.

Picasso è risaputo, possedeva una smania incredibile ed ogni occasione era buona per sperimentare. Ecco perché si può certamente ipotizzare che a Picasso, la passerella di Moschino sarebbe piaciuta e anche troppo. Jeremy Scott ha mandato in passerella qualcosa che fa strizzare gli occhi, di allegro, generando stupore. C’è da chiedersi se sia stato un caso che la sfilata Moschino fosse stata riservata alle note finali tra le passerelle della Fashion Week di Milano. L’effetto sorpresa, dopo una giornata di defilé, affermiamolo a gran voce, l’ha sganciato proprio Moschino. Il brand ha raccontato l’eredità del pittore spagnolo, trasformando le modelle in tele viventi.

 

 

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Moschino incanta con Picasso

Jeremy non si è limitato ad apprendere la lezione “picassiana”, ne ha seguito il corso, dividendo in blocchi la sua collezione. Tali blocchi hanno ripercorso le tappe e i periodi fondamentali del cubista. Le modelle sfilano incastonate in cornici. I corpi delle donne che ispirano gli stilisti e che tanto e molto hanno ispirato Picasso. Donne che generano la vita e generano l’arte negli scomposti capolavori cubisti.

Altro elemento imprescindibile della Spagna è l’interesse che Picasso nutriva per la corrida. Un fattore che Jeremy Scott ha inserito nella realizzazione di una splendida quanto teatrale giacca e pantaloni da matador, con pennellate e nappine d’oro che impreziosiscono ed elevano il valore delle spalle in pietre, cappelli a tema e immancabili corna. Sulla stessa onda c’è un altro look, che ricorda la morte. Un lungo capo nero, con maniche a sbuffo e uno scheletro marchiato a gesso. Un tema quello della morte che tanto ha influito nella vita di Picasso. Tanto influente da spingerlo ad una promessa, quella di non dipingere più. Un voto mai mantenuto, perché fare, era ed ha rappresentato per Picasso la nemesi della morte.

La realtà destrutturata

Non sono mancati nel defilé abiti scenici. Gli abiti che ripropongono decostruzioni di chitarre e violoncelli, rammentandoli in diverse schegge di realtà o vere e proprie cornici che racchiudono in se opere topiche di Picasso. Elementi destrutturati con enormi sbuffi a spalla o dettagli corporali improbabili.

A regnare su tutto, è senza dubbio, la lunga scia di colori. Gli abiti intermedi si sono rivelati veri e propri tripudi di colori con motivi tipici dell’artista spagnolo. Tutti, persino chi ha minime nozioni sulle opere d’arte di Picasso, possono riconoscere i motivi riutilizzati da Moschino. Il colore, tra gli elementi cardini di tutta la produzione picassiana, a cui affidava il potere di esprimere sentimenti. Sequenze quelle di Moschino che sprigionano asimmetrie di unicità.

Benito Dell'Aquila