Monopattini elettrici ed eScooter: la smart mobility del futuro arriva in Italia

In ambito startup è probabilmente il trend del momento, e forse inizia a esserci anche in Italia una vera attenzione da parte del pubblico generalista verso questo fenomeno, proprio perché risponde a un bisogno reale e diffuso. La micromobilità attraverso lo sharing di monopattini elettrici ed eScooter è guidata dalle startup Lime e Bird, due “unicorni” – termine che indica startup che hanno raggiunto un valore superiore al miliardo di dollari -, per non parlare della creazione di linee finalizzate alla vendita al privato da parte di Segway – il leader storico di questo segmento – e di Xiaomi – la next big thing in campo tecnologico a tutto tondo, nell’opinione di chi scrive.

Il vantaggio che ha questo tipo di mobilità per l’utente finale è chiaro: monopattini elettrici ed eScooter sembrano essere l’anello mancante nel progetto di seamless mobility che soprattutto la vita urbana punta a raggiungere. La congiunzione tra la fermata della metro e il caffè in cui si tiene la prossima business breakfast, il mezzo ideale per esplorare in modo smart la città in cui passerai il weekend, la via più comoda per raggiungere l’auto parcheggiata appena fuori dal caos del centro. L’eScooter vive nel microspostamento: è agile, veloce e non devi essere un atleta per guidarlo.

Secondo uno studio di McKinsey, la micromobilità si potrebbe assicurare tutti i viaggi entro gli 8 km, ovvero circa il 50-60% delle distanze di viaggio percorse da un passeggero in Cina, Stati Uniti ed Europa. Laimobilità attraverso i monopattini elettrici andrebbe potenzialmente a cannibalizzare il 60% dei viaggi in auto e il 20% dei viaggi su mezzo pubblico – senza contare il fatto che già per sua natura andrebbe a colmare il gap dell’ultimo km dalla fermata alla destinazione.

Il risultato che si potrebbe ottenere è presto detto con quest’immagine pubblicata proprio da una delle due startup-unicorno già menzionate, Lime.

L’impatto di uno sgombero delle strade di questo tipo ha due principali benefici: il primo è quello ambientale, con un’aria più pulita, una città meno rumorosa e delle strade tendenzialmente più sicure; il secondo va direttamente a impattare sulla felicità delle persone, che riducono lo stress vissuto negli ingorghi stradali e sgusciano a velocità sostenuta all’aria aperta – cosa che nelle grandi città, dove si concentrano i lavori d’ufficio, è sempre apprezzabile.

Insomma, tutto bellissimo. Dove sta l’inghippo?

Come spesso accade in Italia – e Segway dal 2004 riesce a rimanere in equilibrio anche su questo – siamo davanti a un vuoto normativo. Fino a pochissimo tempo fa i monopattini elettrici semplicemente non potevano circolare, almeno sulla carta. Questo rendeva impossibile lo sbarco di sistemi di sharing, nonché la creazione di business di questo tipo che fossero anche made in Italy.

Fortunatamente, il 4 giugno 2019 è stato approvato un decreto ministeriale che getta le basi per regolamentare l’uso dei vari mezzi di micromobilità elettrica – tanto di proprietà quanto in sharing. Per farla breve, monopattini elettrici e segway vengono equiparati alle biciclette dove esiste un’area ciclabile o ciclopedonale; poi possono circolare in area pedonale con velocità di 6 km/h oppure su strada urbana dove il limite sia 30 km/h. Miope e troppo restrittivo forse – non potrebbero essere completamente equiparati alle biciclette? – ma almeno è una base che permette l’utilizzo degli eScooter e soprattutto l’entrata nel mercato di piattaforme di sharing.

Ogni comune da questo decreto può prendere il via per sperimentare la micromobilità elettrica per un periodo dai 12 ai 24 mesi. Tra i comuni più illuminati che hanno già fatto partire la fase sperimentale ci sono ovviamente metropoli del Nord come Milano e Torino, ma anche città più defilate come Rimini, Cattolica, Pesaro e soprattutto Verona.

Proprio Verona ha fatto partire la sperimentazione il 16 settembre, ma la particolarità della città scaligera è quella di essere anche il luogo di nascita di un sistema di sharing di monopattini elettrici made in Italy, BIT Mobility

Il business dello sharing di monopattini è infatti molto appetibile – come si diceva all’inizio – non solo perché è il trend del momento ma anche perché, a differenza dei sistemi di car sharing, presenta costi d’entrata davvero contenuti. Sempre secondo McKinsey, un monopattino elettrico viene completamente ammortizzato in meno di 4 mesi, con una media di 5 utilizzi al giorno. La barriera all’ingresso non è poi così alta.

Insomma: consumatore contento grazie a un nuovo tipo di mobilità incredibilmente comoda e al passo coi tempi; ambiente contento grazie all’aumento di mezzi più green rispetto a quelli alimentati da idrocarburi; business climate contento perché si apre una nuova industry con bassi costi di entrata e con buone possibilità di sfidare i primi monopolisti su scala globale, anche con startup nate nel nostro Paese – vedasi l’esempio di BIT Mobility. Visto il consueto ritardo rispetto ai Paesi più all’avanguardia, passino pure i limiti di velocità e soprattutto le restrizioni alla circolazione, ma sarebbe da recuperare il tempo perso con incentivi e investimenti in questo campo innovativo – soprattutto per un Paese che, diciamocelo, è principalmente composto da brevi distanze e città diffuse.

Thomas Siface