Il “mistero” del sonnambulismo

Alzarsi di notte, vestirsi, parlare, accendere la luce, girovagare per casa, sono tutti comportamenti messi in atto dai sonnambuli. Chi ha assistito almeno una volta ad un episodio del genere, sa bene di cosa si tratta, ma precisamente come si spiega il sonnambulismo?

È un disturbo di parasonnia, ovvero un disturbo del sonno come il somniloquio (parlare nel sonno), che spaventa molto, in particolare quando si presenta nei bambini. È molto comune in età evolutiva, infatti insorge tra i 4 e i 12 anni di età, ma a partire dalla pubertà tende a sparire. I genitori temono che tale anomalia sia il segno di qualche problema neurologico. Ma non è così. Si tratta, infatti, di un disturbo benigno e transitorio, che si presenta entro le prime 2 ore dall’addormentamento, quindi, contrariamente a quanto si pensa, non nella fase REM (dei sogni). Le persone che ne soffrono compiono delle azioni senza però averne coscienza e tali episodi hanno una durata di 5-20 minuti, raramente si prolungano oltre questi termini.  Quindi, quando i genitori si trovano di fronte ad un episodio di sonnambulismo del figlio, possono stare tranquilli! I comportamenti più comuni tra i bambini sono il sedersi sul letto, andare nel letto dei genitori o dei fratelli, accendere la luce, lavarsi e vestirsi. Tali attività sono compiute ad occhi aperti, motivo per cui il genitore solitamente pensa che il bimbo sia sveglio.

Ma quali sono le cause alla base del sonnambulismo? Parlando tecnicamente, si tratta di una ipereccitabilità della corteccia cerebrale che da un lato, impedisce il sonno profondo e dall’ altro mantiene attivi i meccanismi di veglia e di sonno. I fattori genetici sembrano avere un ruolo fondamentale: si è notato che la metà delle persone affette da sonnambulismo hanno almeno un familiare che a sua volta ha sperimentato tali episodi. Infine, si sono riscontrati anche altri fattori di vario tipo come stati emotivi, quali stress o disagio psicologico, fattori medici come febbre alta, infezioni, deprivazione di sonno e l’uso di alcool e droghe.

Quando è necessario un intervento specialistico?

  • Se gli episodi si presentano più di due volte alla settimana
  • Se durante la notte c’è più di un episodio o se questo non avviene entro le 2 ore dopo l’addormentamento
  • Se il bambino compie azioni pericolose o se risulta agitato
  • Se, oltre al sonnambulismo presenta enuresi, (fa la pipì a letto)

Solitamente, la diagnosi di sonnambulismo è effettuata sulla base del racconto riportato dagli osservatori e la diagnosi strumentale (video-polisonnografia) è necessaria solo se vi è il sospetto che gli episodi siano di natura epilettica.

Come si “cura” il sonnambulismo?

L’approccio terapeutico più usato per il sonnambulismo è quello comportamentale. I genitori vengono istruiti riguardo l’importanza dell’ igiene del sonno (mantenere orari di addormentamento/risveglio regolari ed evitare di dormire poco o di andare a dormire troppo tardi). Risultano essere un valido strumento anche le tecniche di rilassamento, nel caso in cui il soggetto si trovi in periodi particolarmente stressanti. Il trattamento farmacologico risulta essere indicato solo nel caso in cui gli episodi siano molto frequenti oppure se i fenomeni di sonnambulismo mettono a rischio l’incolumità della persona. In tal caso la terapia comprende la somministrazione di farmaci che agiscono riducendo la quantità di sonno profondo. In ogni caso, il disturbo ha un andamento benigno e tende ad andare incontro a remissione spontanea senza interventi mirati.

Come sostiene una credenza popolare, è pericoloso svegliare un sonnambulo in quanto ciò gli creerebbe un forte shock: l’interruzione improvvisa del sonno lo disorienterebbe e destabilizzerebbe, per cui sarebbe meglio riaccompagnarlo a letto dolcemente. In conclusione, possiamo affermare che il sonnambulismo non è un disturbo grave e non comporta grandi rischi, ma l’esserne soggetti non facilita il riposo personale e degli osservatori. Sarebbe meglio cercare di stressarsi di meno, condurre una vita sana e, nel caso dei bambini, che i genitori seguano scrupolosamente le regole del sonno.

Emanuela Punzi