Donne, vi odiamo sin dall’antichità!

Già dalla primordiale vicenda di Adamo ed Eva, la donna è sempre stata l’impicciona che non si fa mai gli affari suoi. Insomma: cosa costava ad Eva divertirsi con Adamo anziché mangiare una stramaledetta mela? E’ ovvio che il problema è la donna!  Il mito della misoginia ha cavalcato i secoli fino a giungere sino ad oggi e molti scrittori, nel corso del tempo, hanno consegnato pagine irripetibili di come la violenza e l’odio verso le donne fossero aspetti scontati della vita quotidiana di altri tempi. Non siete curiosi di scoprire che cosa combinavano le donne nei tempi passati per meritarsi il peggio dai mariti?

AVVERTENZE: i testi qui riprodotti sono tradotti in italiano moderno ed espliciti, senza nessuna censura. L’intento è divulgativo e non si vuole offendere nessuno né tanto meno sostenere quanto qui è descritto. Prendete spunto dalle signore qui sotto e fatevi una risata!

Convenzionalmente, il primo testo misogino della storia risale al I secolo d.C. Lo scrittore in questione è Giovenale che critica fortemente le abitudini delle donne romane e si opponeva fermamente all’emancipazione femminile che scempiava il pudore e il costume degli antenati. Ecco qui alcuni passi della satira VI, meglio conosciuta come la “satira contro le donne“.

Alle donne dell’età imperiale piaceva divertirsi, e non poco, stando a quanto ci riferisce Giovenale! Qui sotto leggiamo un passo riferito ad una certa “insaziabile” Iberina:

“… Basta a Iberina un uomo solo? La convinceresti piú facilmente ad accontentarsi d’un occhio solo! […] Che t’aspettavi? che s’innamorassero di Quintiliano?…

Un passo del genere non può che far sospettare una storia d’amore finita male. Povero Giovenale! Le donne preferiscono i generali vittoriosi agli illustri poeti! Ma poteva Giovenale accontentarsi di così poco? Leggete un po’ qua…

“… La moglie, non appena lo vedeva addormentato, spingendo la sua audacia di augusta meretrice sino a preferire una stuoia al talamo del Palatino, incappucciata di nero, l’abbandonava scortata da una sola ancella…

Di esempi ce ne sarebbero tanti, ma quest’ultimo sulla sfrenatezza sessuale ha davvero dell’incredibile!

“… Si prostituiva ignuda, i capezzoli dorati, offrendo il ventre che, generoso Britannico, un tempo t’aveva portato. Lasciva accoglieva i clienti, chiedeva il prezzo stabilito [e giacendo supina assaporava l’assalto d’ognuno]. Quando poi il ruffiano mandava via le sue ragazze, usciva a malincuore, con la sola concessione di poter chiudere per ultima la cella, il sesso ancora in fiamme e vibrante di voglie…

Oltre alla lascivia, Giovenale criticava molti altri atteggiamenti delle donne: a queste non solo mancava la pudicizia, ma anche il senso della famiglia. Per la cultura romana, una donna che non si occupava della famiglia e della casa era di spropositata immoralità. Non a caso Giovenale descrive l’assenza della madre con toni forti, quasi a volerla far sentire in colpa!

Quelle che descrive Giovenale sono tutte “donne sfiancate”, ma mai sazie, delle traditrici della famiglia. Ma pensate che sia finita qui? Certo che no! Purtroppo la satira è troppo lunga per poter essere qui riportata tutta (è infatti la più lunga delle 16 che Giovenale scrisse ed è così lunga da occupare un solo libro). Ecco qui gli ultimi due passi che descrivono la smodatezza di alcune donne romane a tavola e a casa, passi tutt’altro che eleganti…

“… Lei finalmente arriva, rossa in viso e cosí assetata di vino da ingoiarsi l’intero contenuto, una diecina di litri, del barilotto posto ai suoi piedi. Ma prima di mangiare gliene portano un altro litro che, lavato lo stomaco e rimesso imbrattando il pavimento, renderà piú rabbiosa la sua fame. […] Come una lunga biscia caduta in fondo a un tino, lei beve e vomita.”

E infine, giusto per concludere in bellezza, con un tocco di blasfemia:

… Prese dal bisogno di orinare, inondano la statua della dea di getti interminabili, poi si cavalcano a turno, agitandosi sotto lo sguardo della luna; tornano infine a casa, e tu, recandoti la mattina dopo a visitare i potenti tuoi amici, calpesti il piscio di tua moglie…

E’ davvero il caso di dire che Giovenale sia davvero andato giù pesante! Ma facciamo un salto temporale lungo 1200 anni e arriviamo al più conosciuto Giovanni Boccaccio, autore del “Decameron”, fatto non solo di “gentilissime donne” ma anche di peccaminosi personaggi che hanno permesso al Certaldese di rappresentare una realtà piuttosto variegata, indagando in tutti gli aspetti della società, da quelli più abietti a quelli più sublimi.

E’ infatti curioso come l’atteggiamento di Boccaccio nei confronti delle donne sia piuttosto ambiguo. Nonostante l’autore dedichi alle donne il suo capolavoro, egli non esclude alcuni episodi di evidente misoginia che sfiorano anche la violenza fisica! Un esempio è la divertente novella di Calandrino che, ingannato da Bruno e Buffalmacco, crede di aver trovato l’elitropia, ovvero una pietra che rende invisibili. Calandrino, credendo che gli altri non lo vedano – i due ingannatori hanno fatto in modo che ci cascasse come un pollo simulando la sua scomparsa improvvisa – è tutto esaltato per aver trovato una pietra magica. Appena arriva a casa la moglie lo saluta e lo rimprovera per aver tardato tanto. Calandrino non capisce come mai solo sua moglie riesca a vederlo e quindi crede che le donne abbiano la facoltà di togliere i poteri magici alla pietra.

– Ahimè, malvagia donna, eri tu qui? Tu mi hai rovinato, ma, per Dio, me la pagherai! –. […] Corse furioso verso la moglie, la prese per i capelli e la gettò a terra. […] Le diede così tanti pugni e calci su tutto il corpo, senza lasciarle in testa un capello o senza che le facessero male tutte le ossa, senza che alla povera valse qualcosa chiedere pietà facendo il segno della croce“.

Amorose donne una fava! Boccaccio scrisse anche “Il Corbaccio“, un’opera che si pone contro le donne, una sorta di nemesi del Deamerone. La storia di un amore non corrisposto porta a mettere in guardia dai dolori dell’amore. Attraverso le parole di uno spirito, vengono messi in rilievo tutti i difetti delle donne, le “malvage femine” da cui bisogna stare alla larga. Ecco qui uno stralcio dell’explicit:

“…Ma soprattutto sta attento a non essere ghermito da queste donne malvagie e soprattutto da colei che va ben oltre ogni malvagità demoniaca e che è stata ragione della tua attuale sofferenza…

La disamina degli “autori misogini” la conclude Niccolò Machiavelli. Nel “Principe“, al capitolo XV, si trova una velata accusa antifemministica in merito alla riflessione sulla Fortuna alla quale l’uomo deve saper porre un riparo. Che paragone avrà mai usato Machiavelli per indicare la sottomissione della Fortuna?

… Perché la Fortuna è una donna ed è necessario, volendo sottometterla, picchiarla…

Ma l’impeto misogino di Machiavelli non si arresta qui. L’unica novella conosciuta del cancelliere di Firenze è “Belfagor arcidiavolo“. Plutone, re degli inferi, manda sulla Terra l’arcidiavolo Belfagor nei panni di un uomo per constatare se la vita matrimoniale sia peggiore di quella infernale. Insomma: anche il diavolo scappa di fronte alle donne! Leggete infatti cosa dice della moglie provvisoria di Belfagor-Roderigo:

“… La signora Onesta aveva portato in casa di Roderigo, insieme alla nobiltà e alla bellezza, così tanta superbia che nemmeno Lucifero stesso aveva…

Da buon diavolo accorto, decide di liberarsene, ma se all’improvviso dovesse ritornare da lui questa terrificante donna? Ecco come reagisce Belfagor quando gli viene annunciato il ritorno della moglie Onesta:

“… Fu davvero qualcosa che meravigliò quanto la mente di Roderigo si stravolse al solo ricordo del nome della moglie. Fu così tanto stravolto che, […] senza replicare e tutto spaventato, fuggì, lasciando la fanciulla sola e volle tornare all’inferno per fare un resoconto della vita sulla Terra piuttosto che sottoporsi ai dispetti del giogo matrimoniale…

Ma in fondo le cose sono cambiate. Le donne oggi votano, lavorano, fanno politica e vi stirano le camice perché noi uomini non siamo capaci. Ringraziatele una buona volta per la loro attività casalinga e non!

C’è stato chi pensa che le donne siano inferiori agli uomini, come hanno suggerito questi divertenti, per quanto discutibili stralci. Forse ancora oggi qualcuno lo crede: ovviamente sbaglia!