Miglior film straniero Oscar 2022: Sorrentino contro Drive my Car

L’8 febbraio 2022 sono state pubblicate le nomination agli Oscar 2022. Tra questi, nella candidatura a Miglior Film straniero spicca E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, un film molto apprezzato dalla critica, per molti considerato addirittura uno dei migliori del regista.

Il regista italiano come molti sapranno non è nuovo a tali candidature. Nel 2013 ha permesso all’Italia di trionfare con il suo film La grande bellezza, vincendo il premio oscar come Miglior Film straniero.

E’ questo l’anno per una replica di tale successo? In questo articolo facciamo un po’ il punto della situazione, soprattutto operando un confronto con quello che a nostro modo di vedere è il favorito: Drive my Car di Ryūsuke Hamaguchi.

Prima però ecco la lista dei film candidati al Premio Oscar per miglior film straniero:

1) Flee – film danese e documentario d’animazione per la regia di Jonas Poher Rasmussen

2) Lunana – A Yak in the Classroom (Lunana: A Yak in the Classroom), film d’avventura dal Bhutan per la regia di Pawo Choyning Dorji

3) La persona peggiore del mondo, Romantico drammatico, dalla Norvegia per la regia di Joachim Trier

4) E’ stata la mano di Dio,  Drammatico, Italia per la regia di Paolo Sorrentino 

5) Drive my Car, Giappone, Drammatico di Ryūsuke Hamaguchi

Come l’anno scorso la cinquina finalista denota ancora una volta la presenza di un film danese, come il vincitore dell’anno scorso: Un altro giro di Thomas Vinterberg. 

Tra i film in lista Drive My Car di Ryūsuke Hamaguchi è già stato premiato ai Golden Globe 2022 come Miglior Film Straniero, una vittoria (meritata), che potrebbe già essere un’anticipazione del confronto tra E’ stata la mano di Dio e il film giapponese agli Oscar 2022.

In entrambi in casi si tratta di film d’autore che recano un’impronta molto personale da parte dei due autori. Nel film di Sorrentino E’ stata la mano di Dio, il regista affronta un proprio personalissimo trauma, riflettendo al contempo sulla propria infanzia a Napoli e sulla “molla” che lo ha portato ad andare a Roma, fare cinema.

Nel film di Hamaguchi, invece, tratto da un racconto di Murakami, il teatro e una macchina rossa diventano i mezzi, per il regista teatrale protagonista per elaborare i propri traumi, legati al proprio rapporto con la moglie e con l’arte. In entrambe le pellicole vi è un trauma non espresso ed il cinema, sebbene tramite percorsi di diverso tipo, diventa viatico per esprimere ciò che non può essere detto a parole. Se la strada scelta da Sorrentino, tuttavia, è quella del grottesco e del dramma familiare; la via di Hamaguchi è quella della meta-teatralità (attori che interpretano attori) e di un progressivo disvelamento delle emozioni attraverso il teatro e la guida.

A parte il comune elemento del non-detto, che esplode nella parte finale di entrambi i film con rivelazioni importanti, tuttavia, si tratta indubbiamente di pellicole molto distanti l’una dall’altra. Noi di Social Up propendiamo per il film giapponese per Miglior Film Straniero Oscar 2022. E’ stata la mano di Dio, infatti, pur rappresentando senza dubbio un film unico per Sorrentino, perché biografico e personale in modalità estranee solitamente al regista italiano,  non convince pienamente nell’essere a tratti eccessivamente grottesco e in fondo lontano dalla realtà. L’immagine dei personaggi è spesso macchiettistica, ancora una volta simbolica, pur raccontando un evento drammatico e realmente accaduto. E’ il metodo caro a Sorrentino, ma qui il simbolo appare costruito, per un trauma che non è filmico, ma reale.

Il film di Hamaguchi adotta un metodo totalmente opposto. Si tratta di una pellicola la cui storia viene costruita con pazienza e gradualmente, che evita tutti gli eccessi, muovendosi intorno ai personaggi facendo trapelare solo parte delle loro complesse sfumature. Il non detto della sceneggiatura di Hamaguchi è lontano dall’essere una semplificazione macchiettistica e caricaturale dei personaggi. Ed infatti nella seconda metà del film essi gradualmente si svelano reciprocamente sulla scena teatrale e con delle vere e proprie confessioni fatte allo spettatore.

Alle battute sentenziose Sorrentiniane si oppongono dialoghi stratificati e avvolgenti che fanno della sceneggiatura di Drive My Car il punto forte di tutto il film. Non è un caso, infatti, che Drive My Car sia  tra i film candidati come Miglior film Straniero a competere anche nelle categorie maggiori: Miglior regia, Migliore Sceneggiatura non originale e Miglior film.

Lo stesso accadde con Parasite nel 2019, film orientale, coreano che fu premiato in categorie fondamentali portandosi a casa anche il premio per Miglior film straniero. Nulla esclude che gli altri film in concorso possano sorpassare i due titoli da noi considerati, oltre la nostra ipotizzata sfida: tra Italia e Giappone.

 

Francesco Bellia