Non amo dare spazio o voce a persone che ignorano la bellezza della libertà d’espressione individuale, né tantomeno demonizzare una risata imbarazzata dovuta all’imprevisto di una diretta Colgo però lo spunto, visto che da ieri mi state mandando un video di una trasmissione dove si accusa la mia eccessiva femminilità, per dire che sono orgoglioso di dare voce ad un approccio non giudicante dell’individualità. Non smetterò mai di dire con la mia musica “siate completamente voi stessi”. Questa non è una lotta che riguarda la comunità LGBTQI+ ma ha a che fare con la possibilità di tutti di raccontare al mondo i propri colori. È un segno di civiltà rispettare e accettare opinioni diverse dalla propria ma è un peccato lasciare che i giudizi medievali limitino la vostra creatività. Siate creativi sempre.

Il senso delle parole di Michele è molto profondo.

Nel 21° dovrebbe essere superfluo cercare di definire per forza una persona per come si veste o per come si atteggia. Si va, infatti, oltre l’orientamento sessuale. Quando Sgarbi sottolinea la prepotente eccessività di Bravi non dice che è così perché omosessuale, ma si permette di giudicare il suo modo di essere. Definendolo di fatto sbagliato poiché si tratta di un uomo che però sembra “tutto femmina”. C’era bisogno di sottolinearlo? Apparentemente per il critico sì.

Il cantante ha preferito rispondere non direttamente al critico, ma a favore di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di far valere la propria personalità. Ecco perché è importante che le celebrità riescano a portare su palchi importanti, come lo è l’Ariston, la diversità in tutte le sue forme, o sarebbe più consono parlare di “unicità” così come affermato da Drusilla Foer, la regina del Festival di quest’anno. Nei suoi riguardi Sgarbi, quasi a volerle fare un complimento, ha affermato:

Drusilla Foer è il vero Achille Lauro. Incredibile che a Sanremo l’unica donna fosse un uomo. È un personaggio riuscito, è una versione più elegante e meno sciatta dal punto di vista dell’immagine di Platinette

Come se ci fosse una gara dove i personaggi vengano classificati in base ad un punteggio che permetta di classificarli in più o meno uomini e donne. Da queste parole traspare come la fluidità non venga neanche presa in considerazione, ma vi sia la costante necessità di categorizzare.

Non è passato molto tempo da quando il giovane cantante Sangiovanni veniva accusato perché si vestiva di rosa e metteva lo smalto alle unghie. In questo caso non si è di fronte una personalità gender fluid, ma un ragazzo che vuole sentirsi libero di condividere apertamente il suo stile. Il problema è che una persona fluida non avrebbe neanche bisogno di definire il suo esserlo. E’ la società, che si rispecchia nella televisione, che impone che si stabiliscano delle etichette.

Persino quando si arriva sul tetto del mondo, come i Maneskin, a casa propria si è costretti a giustificarsi.

Lo “scontro” tra Sgarbi e Bravi, ricorda infatti quello tra i Maneskin e Pillon. Simone Pillon è un politico italiano, il quale ha manifestato il proprio dissenso nei confronti del look indossato dalla band durante gli Mtv Europe Music Awards, da cui tra l’altro i Maneskin ne sono usciti vittoriosi diventando il primo gruppo italiano a ricevere il premio in una categoria internazionale.

Il frontman del gruppo, Damiano, ha risposto con ironia al “Tra poco arriveremo al reggiseno da uomo” di Pillon:

Hai ragione Simo, la prossima volta completo e paPillon

Ciclicamente di fronte a personalità diverse dal solito presentate in televisione si ripropongono le medesime critiche. Si trattano gli stessi argomenti e si torna sempre indietro quando, invece, bisognerebbe fare un passo avanti. Si parla tanto di inclusività in televisione e puntualmente ci si trova a fare post sui social per difendere la propria individualità da commenti inopportuni. La realtà è riflessa sui media ed è fondamentale che un ragazzin* si senta parte del sistema grazie ad un’artista che decida di presentarsi persino sul palco più importante della musica italiana, persino con una canzone di due mostri sacri della musica d’autore, semplicemente libero. privo di etichette  e sovrastrutture. Michele Bravi ci insegna come ancora nel 2022 ci voglia davvero tanto coraggio ad essere liberi.