Le porte dell’Ariston si sono chiuse già da un po’, ma si continua a parlare di Sanremo 2022. Dal palco più importante della musica italiana quest’anno attraverso le canzoni e i look degli artisti, sono stati lanciati importanti messaggi sociali, divenuti in seguito oggetto di molte discussioni. I salotti tv ne sono invasi e i commentatori non limitano le proprie critiche. Neanche quando queste sono poco, o persino per niente, produttive. Una recente dichiarazione di Vittorio Sgarbi, ospite nel programma “Dedicato”, contro la performance di Michele Bravi ha attirato l’interesse del web, e ha aperto la strada ad un’ulteriore riflessione. Perché nel mondo dello spettacolo di oggi e, in Italia in particolare, risulta difficile accettare il gender fluid?
Chi è gender fluid non si identifica o non vuole sentirsi obbligato a definirsi con una singola etichetta.
Tuttavia, nella televisione di oggi è difficile riuscire a non racchiudere ciascun personaggio all’interno di una definizione ben precisa. Non c’è ancora spazio per le personalità fluide e chi, invece, come Michele Bravi decide di esprimere la propria individualità in piena libertà viene giudicato come “tutto femmina”.
Cantava la canzone di Battisti, si chiama Bravi, tutto femmina. Cantava rivolgendosi ad una donna come fosse un maschio. A parte il vestito, Battisti la dedica ad una donna, mentre lui era un uomo e la declinava al maschile.
Vittorio Sgarbi è noto per il suo essere critico e provocatore, è il ruolo che riveste nella tv italiana. Stupisce, però, che la padrona di casa del programma che lo ha ospitato, Serena Autieri, non abbia preso una chiara posizione contro le sue dichiarazioni. La conduttrice si è limitata ad un “Non si può dire… Adesso i cantanti hanno un po’ questo modo di vestirsi in maniera stravagante”, confondendo la libertà di essere davvero se stessi con il capriccio di una stravaganza. Per lo più si tratta di un vero e proprio limite, quella dell’Autieri non è sembrato un voler giustificare lo scivolone di Sgarbi, ma come molti altri conduttori avrebbero fatto al posto suo, l’obiettivo era un tentativo di andare oltre, evitare l’argomento.
Come se il gender fluid non esistesse, o non se ne potesse parlare apertamente.
La televisione, attraverso cui esso si esprime tra l’altro, non è pronta a schierarsi a riguardo. Da simili affermazioni si capisce quanto il mondo dello spettacolo non sia, nonostante tutte le “rivoluzioni” in atto, pronto ad accettare del tutto questo stile. O meglio l’essenza stessa di ciascuna persona che si esprime anche attraverso il look, le movenze, l’esibizione a 360°.
Sanremo è, in effetti, un perfetto contesto in cui divulgare, anche attraverso la moda, certi messaggi e cercare di cambiare lo status quo, perché non per forza tutto ciò che sino ad oggi è stato definito “normale” debba escludere altre forme di normalità.
Emma Marrone è stata di recente vittima di body shaming ed ha voluto far capire sui social l’importanza di sentirsi belli così come si è. Allo stesso modo, Michele Bravi ha risposto, con la delicatezza che lo contraddistingue, a chi ha sentito il bisogno di etichettare il suo essere:
Non amo dare spazio o voce a persone che ignorano la bellezza della libertà d’espressione individuale, né tantomeno demonizzare una risata imbarazzata dovuta all’imprevisto di una diretta Colgo però lo spunto, visto che da ieri mi state mandando un video di una trasmissione dove si accusa la mia eccessiva femminilità, per dire che sono orgoglioso di dare voce ad un approccio non giudicante dell’individualità. Non smetterò mai di dire con la mia musica “siate completamente voi stessi”. Questa non è una lotta che riguarda la comunità LGBTQI+ ma ha a che fare con la possibilità di tutti di raccontare al mondo i propri colori. È un segno di civiltà rispettare e accettare opinioni diverse dalla propria ma è un peccato lasciare che i giudizi medievali limitino la vostra creatività. Siate creativi sempre.
Il senso delle parole di Michele è molto profondo.
Nel 21° dovrebbe essere superfluo cercare di definire per forza una persona per come si veste o per come si atteggia. Si va, infatti, oltre l’orientamento sessuale. Quando Sgarbi sottolinea la prepotente eccessività di Bravi non dice che è così perché omosessuale, ma si permette di giudicare il suo modo di essere. Definendolo di fatto sbagliato poiché si tratta di un uomo che però sembra “tutto femmina”. C’era bisogno di sottolinearlo? Apparentemente per il critico sì.
Il cantante ha preferito rispondere non direttamente al critico, ma a favore di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di far valere la propria personalità. Ecco perché è importante che le celebrità riescano a portare su palchi importanti, come lo è l’Ariston, la diversità in tutte le sue forme, o sarebbe più consono parlare di “unicità” così come affermato da Drusilla Foer, la regina del Festival di quest’anno. Nei suoi riguardi Sgarbi, quasi a volerle fare un complimento, ha affermato:
Drusilla Foer è il vero Achille Lauro. Incredibile che a Sanremo l’unica donna fosse un uomo. È un personaggio riuscito, è una versione più elegante e meno sciatta dal punto di vista dell’immagine di Platinette
Come se ci fosse una gara dove i personaggi vengano classificati in base ad un punteggio che permetta di classificarli in più o meno uomini e donne. Da queste parole traspare come la fluidità non venga neanche presa in considerazione, ma vi sia la costante necessità di categorizzare.
Non è passato molto tempo da quando il giovane cantante Sangiovanni veniva accusato perché si vestiva di rosa e metteva lo smalto alle unghie. In questo caso non si è di fronte una personalità gender fluid, ma un ragazzo che vuole sentirsi libero di condividere apertamente il suo stile. Il problema è che una persona fluida non avrebbe neanche bisogno di definire il suo esserlo. E’ la società, che si rispecchia nella televisione, che impone che si stabiliscano delle etichette.
Persino quando si arriva sul tetto del mondo, come i Maneskin, a casa propria si è costretti a giustificarsi.
Lo “scontro” tra Sgarbi e Bravi, ricorda infatti quello tra i Maneskin e Pillon. Simone Pillon è un politico italiano, il quale ha manifestato il proprio dissenso nei confronti del look indossato dalla band durante gli Mtv Europe Music Awards, da cui tra l’altro i Maneskin ne sono usciti vittoriosi diventando il primo gruppo italiano a ricevere il premio in una categoria internazionale.
Il frontman del gruppo, Damiano, ha risposto con ironia al “Tra poco arriveremo al reggiseno da uomo” di Pillon:
Hai ragione Simo, la prossima volta completo e paPillon
Ciclicamente di fronte a personalità diverse dal solito presentate in televisione si ripropongono le medesime critiche. Si trattano gli stessi argomenti e si torna sempre indietro quando, invece, bisognerebbe fare un passo avanti. Si parla tanto di inclusività in televisione e puntualmente ci si trova a fare post sui social per difendere la propria individualità da commenti inopportuni. La realtà è riflessa sui media ed è fondamentale che un ragazzin* si senta parte del sistema grazie ad un’artista che decida di presentarsi persino sul palco più importante della musica italiana, persino con una canzone di due mostri sacri della musica d’autore, semplicemente libero. privo di etichette e sovrastrutture. Michele Bravi ci insegna come ancora nel 2022 ci voglia davvero tanto coraggio ad essere liberi.
Il senso delle parole di Michele è molto profondo.
Nel 21° dovrebbe essere superfluo cercare di definire per forza una persona per come si veste o per come si atteggia. Si va, infatti, oltre l’orientamento sessuale. Quando Sgarbi sottolinea la prepotente eccessività di Bravi non dice che è così perché omosessuale, ma si permette di giudicare il suo modo di essere. Definendolo di fatto sbagliato poiché si tratta di un uomo che però sembra “tutto femmina”. C’era bisogno di sottolinearlo? Apparentemente per il critico sì.
Il cantante ha preferito rispondere non direttamente al critico, ma a favore di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di far valere la propria personalità. Ecco perché è importante che le celebrità riescano a portare su palchi importanti, come lo è l’Ariston, la diversità in tutte le sue forme, o sarebbe più consono parlare di “unicità” così come affermato da Drusilla Foer, la regina del Festival di quest’anno. Nei suoi riguardi Sgarbi, quasi a volerle fare un complimento, ha affermato:
Come se ci fosse una gara dove i personaggi vengano classificati in base ad un punteggio che permetta di classificarli in più o meno uomini e donne. Da queste parole traspare come la fluidità non venga neanche presa in considerazione, ma vi sia la costante necessità di categorizzare.
Non è passato molto tempo da quando il giovane cantante Sangiovanni veniva accusato perché si vestiva di rosa e metteva lo smalto alle unghie. In questo caso non si è di fronte una personalità gender fluid, ma un ragazzo che vuole sentirsi libero di condividere apertamente il suo stile. Il problema è che una persona fluida non avrebbe neanche bisogno di definire il suo esserlo. E’ la società, che si rispecchia nella televisione, che impone che si stabiliscano delle etichette.
Persino quando si arriva sul tetto del mondo, come i Maneskin, a casa propria si è costretti a giustificarsi.
Lo “scontro” tra Sgarbi e Bravi, ricorda infatti quello tra i Maneskin e Pillon. Simone Pillon è un politico italiano, il quale ha manifestato il proprio dissenso nei confronti del look indossato dalla band durante gli Mtv Europe Music Awards, da cui tra l’altro i Maneskin ne sono usciti vittoriosi diventando il primo gruppo italiano a ricevere il premio in una categoria internazionale.
Il frontman del gruppo, Damiano, ha risposto con ironia al “Tra poco arriveremo al reggiseno da uomo” di Pillon:
Ciclicamente di fronte a personalità diverse dal solito presentate in televisione si ripropongono le medesime critiche. Si trattano gli stessi argomenti e si torna sempre indietro quando, invece, bisognerebbe fare un passo avanti. Si parla tanto di inclusività in televisione e puntualmente ci si trova a fare post sui social per difendere la propria individualità da commenti inopportuni. La realtà è riflessa sui media ed è fondamentale che un ragazzin* si senta parte del sistema grazie ad un’artista che decida di presentarsi persino sul palco più importante della musica italiana, persino con una canzone di due mostri sacri della musica d’autore, semplicemente libero. privo di etichette e sovrastrutture. Michele Bravi ci insegna come ancora nel 2022 ci voglia davvero tanto coraggio ad essere liberi.