Meningite: cos’è e come riconoscerla

La Meningite è una malattia infiammatoria del sistema nervoso che ha sempre spaventato per l’inaudita aggressività. Nell’ultimo periodo la Toscana ha registrato un progressivo aumento del numero di casi mettendo in allarme i cittadini ed il Sistema Sanitario Nazionale. Anche e soprattutto per combattere malattie di questo tipo, e ridurre al minimo i casi di contagio e trasmissione, l’informazione rimane fondamentale.
Fare luce sulla natura del nemico può aiutare a capirne i punti deboli e riconoscerne i sintomi prima che sia troppo tardi.

La meningite coincide con l’infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono il nostro sistema nervoso per garantirne la protezione. Il cervello e il midollo spinale, per loro natura, sono strutture estremamente delicate che il nostro corpo tenta di preservare impedendo il libero accesso alle, anche ad alcune di quelle che circolano liberamente per gli altri distretti dell’organismo. Le meningi, dunque, oltre ad offrire una protezione meccanica, agiscono da filtro occupandosi di garantire al sistema nervoso il giusto apporto di ossigeno e nutrienti dopo averli opportunamente filtrati.
Solitamente di origine infettiva,la meningite può essere causata da diversi agenti patogeni come virus, nel caso della meningite asettica, batteri o funghi. Per quanto più rara, l’infiammazione di origine batterica risulta essere anche la più grave ed è su questa che ci concentreremo nelle righe successive.
La meningite batterica è causata principalmente da tre tipi di batterio: Haemofilus influenzae di tipo B, Pneumococco, o Streptococcus pneumoniae, e Neiserria meningitidis, più noto come Meningococco. Quest’ultimo, largamente diffuso in tutto il mondo, presenta ben 13 sierotipi differenti. Di questi, solo 5 ( A, B, C, W135 e Y ) sono in grado di causare meningite. Per tutti e tre i tipi di batterio è disponibile una vaccino efficace che è possibile richiedere e somministrare nelle condizioni opportune.
I batteri sopracitati sono spesso commensali dell’uomo, pertanto non è così raro trovarli nel tratto respiratorio di individui completamente sani. Tuttavia, quando per ragioni ignote riescono a raggiungere distretti normalmente a loro preclusi, come il liquido cerebrospinale, causano infezioni acute ed invasive. In ogni caso, la meningite, quando riconosciuta e trattata opportunamente per tempo, si risolve in breve tempo e senza gravi complicazioni.

I sintomi della meningite sono pressoché indipendenti dal tipo di agente patogeno che ne è stato la causa. Essi includono:

  • Irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale): questo significa che non è possibile portare il mento del paziente verso il torace, neppure applicando una certa forza.
  • Rash cutanei: nel caso di infezione da meningococco, si osservano spesso petecchie sul tronco e sugli arti.
  • Fotofobia e Fonofobia: la luce ed i suoni risultano insopportabili
  • Febbre alta
  • Mal di testa
  • Vomito o nausea
  • Convulsioni e alterazione del livello di coscienza: in condizioni di una certa gravità.

 

 

Nei neonati, che già presentano una ridotta mobilità e sono impossibilitati a comunicare le proprie sensazioni, la diagnosi può farsi più difficile, ma possono manifestarsi febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito.
In ogni caso, il trattamento della meningite necessita in tutti i casi di una immediata ospedalizzazione, sia per un trattamento efficace, sia per la conferma della diagnosi stessa che può avvenire solo in seguito all’analisi di un campione di sangue o di liquido cerebrospinale, prelevabile a seguito di una puntura lombare.
Riconoscere il patogeno che ha scatenato l’infiammazione è di fondamentale importanza per poter decidere la strategia terapeutica da adottare nelle ore successive che spesso diviene decisiva. Considerata la resistenza agli antibiotici che molti batteri tendono a sviluppare nel tempo, è necessario identificare l’antibiotico che fin da subito si mostrerà il più efficace per combattere la patologia.

Il trattamento del paziente è certamente di primaria importanza, la sua vita è il giusto fulcro dell’attenzione di medici e familiari. Tuttavia, non bisogna ritenere secondaria la condizione di tutti coloro che sono stati a contatto con l’infetto nell’ultimo periodo. La malattia è, infatti, contagiosa solo nella fase acuta, in cui i sintomi sono già presenti. Ciò significa che i familiari, o chi sia stato a stretto contatto con il paziente, devono essere tenuti sotto controllo e sottoposti ad adeguata profilassi per evitare che sviluppino anche loro la malattia o che la diffondano.

Per approfondire:

Progetto B Free a cui abbiamo attinto per le schede esplicative sui sintomi.
VaccinarSì, un sito di informazione sulle vaccinazioni a cura della Società Italiana d’Igiene.

Silvia D'Amico