Macchine mortali: lo Steampunk alla massima potenza

Sceneggiato e prodotto da Peter Jackson, tratto dal romanzo young adult di Philip Reeve, Macchine mortali di Christian Rivers (storico collaboratore di Jackson al suo debutto alla regia) è un film che esalta a piena potenza il genere Steampunk, portandolo sugli schermi con effetti speciali davvero stupefacenti e memorabili.

Lo Steampunk, per chi non lo sapesse è un genere fantascientifico, in cui vengono descritti mondi che fanno uso di marchingegni complessi (spesso rumorosi e ingombranti), riconducibili più alla Prima Rivoluzione Industriale, che non a tecnologie di epoca successiva. Ne consegue che in questi mondi saranno di uso comune ad esempio le macchine a vapore (Steam), i cannoni, o le pistole d’armeria ottocentesca, il carbone e gli aereo-veicoli d’aviazione.

La trama di Macchine Mortali è ambientata in un mondo devastato da una guerra nucleare avvenuta mille anni prima, la Guerra dei sessanta secondi, in cui l’utilizzo di letali macchine quantiche distrusse gran parte della superficie terrestre. La risposta alla distruzione globale fu quella del Trazionismo, cioè la costruzione di enormi Città-Macchina ( a trazione appunto) che si spostano in cerca di risorse da depredare per sopravvivere. Una realtà di tutti contro tutti, in cui le Città Macchina sono destinate a scontrarsi tra loro secondo lo schema del Darwinismo Urbano ( il più forte “mangia” il più debole).

Il film segue in particolar modo le vicende di Londra, una delle più temibili e potenti Città Trazioniste-itineranti. Il protagonista della storia, Tom Natsworthy ( Robert Sheenan) è un esperto di tecnologie del passato. Si ritrova ben presto coinvolto in un attentato: una giovane e misteriosa ragazza, Hester Shaw (Hera Hilmar), tenta di uccidere l’illustre e ambizioso Thaddeus Valentine (interpretato dal grande attore Hugo Weaving, celebre per diversi ruoli tra cui quello di Elrond nel Il Signore degli Anelli), uno dei cittadini più importanti della città, accusandolo di aver ucciso sua madre. Nello sventare l’attentato il destino di Tom si legherà subito a quello della ragazza. Durante il successivo inseguimento, infatti, i due precipitano fuori dalla Città-Mobile. Si ritrovano insieme a dover resistere e non soccombere in un mondo desolato e a dir poco inospitale, popolato non da uomini o da animali, ma da Macchine Mortali.

La trama e il ritmo del film sono senza dubbio veloci e incalzanti. La pellicola parte come una storia d’avventura young adult che racconta di due ragazzi, dal passato sofferto, alle prese con un mondo distopico fatto di ruderi, in cui nessun posto sembra sicuro. La regia di Rivers fa crescere abilmente la dimensione spettacolare del film, assecondando l’evolversi della trama. La vicenda di Ester e Tom, infatti, diventa ben presto rilevante per gli equilibri stessi del mondo post apocalittico di Macchine Mortali, in cui vivono anche delle fazioni contrarie al sistema delle Macchine trainanti.

Così sul finale abbiamo una vera e propria guerra Steampunk, che per molti versi ricorda Star Wars (a partire dagli aerei dell’aviazione che devono colpire un colosso tecnologico, rappresentato dalla Morte Nera, nell’opera di Lucas). Gli effetti speciali di Macchine Mortali sono a dir poco eccezionali, perché mai in un film le macchine Steampunk erano state riprese con tale nitidezza visiva e con tale attenzione alla simulazione degli atipici movimenti di queste colossali macchine, riprese a trecento sessanta gradi da telecamere mobili, con grande sinergia tra movimenti di macchina da presa e computer grafica. Una lavoro molto difficile da realizzare in un film, non è un caso infatti se lo Steampunk abbia trovato fino ad oggi maggior spazio nelle pellicole d’animazione, piuttosto che in quelle con attori in carne ed ossa.

Pensiamo ai fantastici film del maestro Miyazaki, grande appassionato di macchine volanti (Porco Rosso, Nausicaa della Valle del vento, Laputa), che con il Castello Errante di Hawl, in fondo immagina proprio una Città-Castello in movimento; oppure a Steamboy (di chiara influenza Steampunk) di Otomo. In tutti questi film l’agilità del disegno e dell’animazione hanno sempre agevolato la resa delle macchine Steampunk. Meno frequente la resa di tale genere al cinema tradizionale. Tra le opere più importanti Sky Captain And The World of Tomorrow, film noir-fantascientifico, dalle atmosfere fumettistiche e in alcuni tratti Stardust di Matthew Vaugh. Il comparto tecnico quindi da piena ragione al film e ai suoi effetti speciali.

Detto questo anche la trama è scorrevole e ben orchestrata dalla sceneggiatura di Jackson, in un crescendo che come si diceva raggiunge nel finale dimensioni “epiche” da battaglia, pur mantendo nella prima parte qualche leggero sentimentalismo da young adult. Ben scelti i due attori protagonisti, accattivanti e carismatici.

Un altro aspetto importante è il sense of wonder che il film riesce a trasmettere: perché accanto alle macchine ci sono panorami stupendi e maestosi, che destano stupore, come quello intorno alla Grande Barriera, o lo scenario tra le nuvole della Città-Mongolfiera. Questi elementi richiamano alla mente il recente Rogue One della saga di Star Wars, in cui le ambientazioni sono evocative e gli effetti speciali di elevata fattura.

Non è esclusa la candidatura all’oscar per gli effetti speciali, che sarebbe ben più meritata in quanto ad originalità di quella del super acclamato Black Panther, di cui stupisce di più il connubio tra Africa e iper-tecnologia, piuttosto che il comparto visivo vero e proprio, potente forza motrice di Macchine Mortali.

Francesco Bellia