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L’epidemia da Coronavirus si vince soltanto facendo tamponi a tappeto nei territori dei focolai

Il professor Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina Molecolare e professore di Epidemiologia e Virologia presso l’Azienda Ospedaliera dell’Università di Padova, che ha ben gestito il focolaio veneto di Vo, da come si evince dai risultati sui contagi attuali, ha sempre dichiarato nelle sue interviste che per contrastare il virus ci vuole un azione aggressiva.

I protocolli cinesi tutto chiuso per 3 mesi, alla fine ha dato risultati ottimali, ed oggi in città focolaio come Wuhan si ritorna a vivere.
In Italia, ci sono stati dei minuti cruciali, in cui si è tergiversato, mal contendendo il contagi.
Il popolo Italiano ha ricevuto un informazione contrastata risultato, il fatto che si definisse la malattia come una influenza che colpisse per lo più anziani e soggetti debilitati, ha condotto a reazioni di totale incoscienza sociale, viaggi e spostamenti non controllati, e tanto altro.
Non dimentichiamo che la maggior parte dei contagiati appaiono come asintomatici, per cui, come riferisce il Crisanti in un intervista rilasciata a Globalist, finora “è stato fatto male il contenimento, perché non ha senso tenere tutte le persone a casa e le fabbriche aperte, ma anche la sorveglianza”. Proprio quest’ultima, in particolare, va rinforzata. “Sorveglianza attiva sul territorio significa che se una persona chiama e dice io sto male, invece di lasciarla sola a casa senza assistenza, noi con la unità mobile della Croce Rossa andiamo lì, facciamo il prelievo alla persona, il tampone ai familiari, agli amici e al vicinato, perché è là intorno che c’è il portatore sano, è là intorno che ci sono altri infetti”, ha spiegato Crisanti, che sottolinea appunto l’importanza di “scovare” soprattutto gli asintomatici.
Nel Veneto su 4 mila casi di infetti sono stati eseguiti 53 mila tamponi, la media è un tampone ogni 10, in Lombardia soltanto un tampone su 4. Il costo di un tampone alle strutture sanitarie è di circa 30 euro.
Occorre effettuare una stretta sorveglianza attorno ad ogni paziente affetto, parenti, amici, colleghi, vicini, lavorare in un ampio raggio per circoscrivere il più possibile il contagio.
Il professor Crisanti ha quindi spiegato che la mappatura può permettere di diminuire drasticamente le probabilità di trasmissione del virus ad altre persone: “Se faccio la mappatura attorno ad una persona positiva, individuo tutte le persone che sono positive e le metto in quarantena, allora diminuisco le probabilità che questi trasmettano il virus ad altri. Chiaramente, queste persone vanno testate dopo sette-otto giorni  dall’individuazione del paziente dichiarato infetto.
Secondo le sue teorie, proprie effettuando un maggior numero di tamponi attorno al paziente contagioso, si previene e riduce il contagio, il professore Crisanti ha dato delle linee guide da seguire in tutte le regioni, soprattutto al sud, dove è importante contenere i contagi al fine di evitare la nascita di focolai.
Ricordiamoci inoltre, che una grandissima parte della popolazione, oggi in isolamento, grazie ai decreti dello stato nella propria casa, pur manifestando dei sintomi. come raffreddore o tosse, per la preoccupazione di essere posti in isolamento e lontano dai propri cari, non segnala nemmeno la propria possibile positività.
La battaglia contro il coronavirus, si gioca sul territorio, non soltanto negli ospedali, sono necessari blocchi dove ci sono pazienti positivi, tamponi a tappetto per testare tutti ed individuare gli asintomatici soltanto così si può fermare l’epidemia da coronavirus.
Alessandra Filippello