Leggero, elegante e di nobili origini, il lino è il protagonista dell’estate 2018

Leggero, elegante e di nobili origini. Non è l’identikit del nuovo scapolo d’oro ma ti un tessuto che ben si sposa con l’aumento delle temperature: il lino.

Il sentore di freschezza lasciato sulla pelle e l’abbondante presenza lungo le sponde del Nilo, ne fecero la fibra più usata in tutto l’Egitto, dai Faraoni al popolo. Leggenda vuole che la dea Iside avvolse il corpo del marito, Osiride, in bende di lino dando così una connotazione sacra a questo materiale. Durante il medioevo la linicoltura si diffuse in tutta Europa, interessando anche il centro e nord Italia, in cui tutt’ora si ha un solido mercato.

Se negli anni ’60 vestiva la cultura hippy, ben presto gli stilisti lo hanno reinterpretato realizzando completi ed abiti di grande eleganza. Sia per una cerimonia, sia per un incontro di lavoro permette di rispettare la formalità richiesta dal contesto.

Capofila nell’eccellenza Made in Italy la collezione primavera/estate 2018 di Brunello Cucinelli in cui protagonisti sono i filati naturali. Anche Max Mara, Elisa Cavalletti e Lanieri scelgono il lino, rivisitando la classica camicia bianca, i pantaloni a palazzo e il completo maschile. Immancabile il caftano, sinonimo di classe grazie al modello di Yves Saint Laurent indossato da Talita Getty, diventato poi un capo mainstream.

Tutto ciò che ricorda gli elementi naturali, come il cotone, la corda, la rafia, la pelle (sintetica ovviamente) risalteranno vicino al lino. Anche le tonalità sono quelle della terra. Puntate a una borsa in corda, un cappello panama e gioielli con nappe o pietre dure, per un aspetto più naif. Più indicati accessori minimal e di design in ambienti convenzionali. Si alla cravatta o in alternativa alla pouchette, dai colori vivaci o con microstampe. Ai piedi c’è solo l’imbarazzo della scelta: espadrillas, mocassini, sneakers, sandali. Per chi non rinuncia al tacco meglio evitare la vernice, il velluto e appliques con le piume.

Il 2009 è stato dichiarato dalla Fao l’anno internazionale delle fibre naturali. Lavorare questi filati rispettando la sostenibilità ecologica ed etica, permetterebbe di rivitalizzare economie rurali promotrici di tradizioni secolari e di salvaguardare l’ambiente dai prodotti chimici.

Betti Bigi