Le 10 Muse del rock

Il detto dice che dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, ed è certamente vero nel caso di molti musicisti, soprattutto i musicisti rock.

Di seguito sono riportate alcune delle più grandi donne che hanno fatto la storia del Rock n’Roll. Non interpreti, ma donne che hanno ispirato le canzoni che noi tutti conosciamo e amiamo.

#10: Edie Sedgwick

Figlia di Francis Minturn Sedgwick e Alice Delano De Forest, crebbe in un ranch nei pressi di Santa Barbara in una famiglia numerosa. Venne ricoverata per disturbi alimentari (anoressia) nell’autunno del 1962; si iscrisse a Cambridge nell’autunno del 1963, ma si trasferì a New York, a Manhattan, l’anno successivo. In quel periodo ebbe una liason sentimentale con il cantautore Bob Dylan. Conobbe Andy Warhol nel gennaio del 1965 e fece parte del suo mondo, della Factory per qualche anno, approssimativamente dal marzo 1965 fino al 1967, periodo in cui, oltre a posare per Life nel settembre del 1965 e per Vogue nel marzo del 1966, girò parecchi film come attrice di Warhol.

Poco dopo fece ritorno in California per l’aggravarsi del suo stato di salute, venne ricoverata più volte in vari ospedali psichiatrici. Nell’agosto del 1969 nel reparto psichiatrico del Cottage Hospital conobbe Michael Post; si sposarono il 24 luglio 1971. Venne trovata morta dal marito a causa di un’overdose di barbiturici la mattina del 16 novembre 1971.

Canzoni ispirate da Edie Sedgwick: molte melodie dell’album Blonde On Blonde di Bob Dylan che si credeva di essere scritto per Edie, incluse Leopard-skin pill-box Hat Just Like a Woman.

#9: Justine Frishmann

Musa di Brett Anderson e Damon Albarn, la cantante britannica Justine Frischmann è stata una dei membri fondatori dei Suede e fondatrice degli Elastica. Suo padre è stato un sopravvissuto ai campi di concentramento che in seguito divenne uno degli ingegneri più importanti e rispettati di tutto il mondo.

Justine Frischmann stava studiando architettura in un college di Londra, quando ha incontrato il suo compagno di studi Brett Anderson. I due si innamorarono e formarono i Suede, band in cui la Frischmann ha continuato a suonare fino a quando non ha conosciuto Damon Albarn nel 1989.

Frischmann, come tante altre muse presenti sulla nostra lista, era dedita alle droghe. L’eroina era la sua prima scelta e, dopo otto anni di convivenza con Albarn, la sua dipendenza ha contribuito alla fine del rapporto.

Con il tempo, la Frischmann si riprese, ed oggi vive una vita tranquilla e felice a Notting Hill, Londra.

Canzoni ispirate da Justine Frischmann: Tender (Blur), No Distance Left to Run (Blur), Animal Nitrate (Suede)

#8: Nico

Nacque a Colonia, il 16 ottobre del 1938. Il padre morì in un campo di concentramento nazista. Dopo la fine della guerra, si trasferì nella zona di Berlino occupata dagli americani. Cominciò a lavorare come modella per un’agenzia di Berlino. Durante un soggiorno a Ibiza, le venne suggerito dal fotografo Herbert Tobias, ispirato da un suo ex-amante, il regista Nico Papatakis, il nome d’arte Nico. Verso la fine degli anni ’50, si trasferì a Parigi, dove ebbe modo di accrescere la sua fama di modella, posando per riviste prestigiose come VogueTempoVie NuoveMascotte SpettacoloCameraElle e altre ancora.

Nel 1964, a Londra, conobbe ed ebbe una breve relazione con Brian Jones, membro dei The Rolling Stones, ed ebbe l’occasione, per merito del chitarrista Jimmy Page, di registrare la sua interpretazione di “I’m Not Sayin’”. A Parigi, invece, conobbe Bob Dylan e l’attore francese Alain Delon, dal quale ebbe un figlio, Ari.

Tramite Dylan, conobbe l’artista Andy Warhol, che la coinvolse come attrice in alcuni dei film sperimentali che stava girando in quel periodo. Cominciò a frequentare la Factory, collettivo di artisti che girava attorno al carisma di Warhol. Da esso, venne incoraggiata a unirsi, nel 1967, ai The Velvet Underground, rock band di cui l’artista aveva intenzione di produrre un album. Insieme ai The Velvet Underground, Nico pubblicò il primo album della band, intitolato appunto The Velvet Underground & Nico, prodotto da stesso Warhol, che ne disegnò pure la copertina.

Nel 1967, conobbe Jim Morrison, con cui aveva ebbe probabilmente una relazione sentimentale, e che la incoraggiò a cimentarsi nella scrittura di musica propria.

Nel luglio del 1988, mentre si trovava in vacanza a Ibiza, venne ricoverata dopo una caduta in bicicletta. Pochi giorni dopo, il 18 luglio, morì per emorragia cerebrale al Cannes Nisto Hospital di Ibiza.

Canzoni ispirate da Nico: I’ll Be Your Mirror (Velvet Underground), The Birds of St. Marks (Jackson Browne)

#7: Anita Pallenberg

È nota principalmente per le storie sentimentali che l’hanno vista legata a tre dei membri del gruppo musicale dei Rolling Stones: dapprima Brian Jones (che la incontrò nel 1965), in seguito lasciò Jones per Keith Richards nel 1967. Con Richards ha avuto tre figli, Marlon, Dandelion e Tara Richards, morto per problemi di salute poco dopo la nascita. Come Richards, la Pallenberg si è disintossicata dall’eroina.

Ha avuto inoltre una breve relazione anche con Mick Jagger durante le riprese del film Performance. Ha ricoperto il ruolo della Black Queen in Barbarella (1967) e della moglie di Michel Piccoli nel film Dillinger è morto (1968) diretto da Marco Ferreri.

Dopo la fine del rapporto con Richards, la Pallenberg è divenuta una stilista di moda. Al momento lavora tra New York e l’Europa.

Canzoni ispirate da Anita Pallenberg: Angie (Rolling Stones)

#6: Françoise Hardy

Hardy esordisce nel 1962 con il singolo Tous les garçons et les filles, che viene trasmessa un sabato sera alla televisione francese nel corso di una diretta elettorale di grandissimo ascolto. La canzone diventa la bandiera del disagio adolescenziale e finisce col vendere più di due milioni di copie in tutto il mondo (nella versione italiana ha il titolo Quelli della mia età). Françoise, suo malgrado, diventa uno dei simboli della generazione yéyé e comincia a mietere successi a 45 giri.

La colta ed elegante cantante Françoise Hardy è stata descritto una volta da Mick Jagger come “la sua donna ideale”. Lei e Mick ebbero un flirt di breve durata. La Hardy era affascinata da Jagger, che lo descrisse come un “Angelo scuro”, tuttavia, la cantante francese si sentiva “troppo pulita” per lo stile di vita del cantante dei Rolling Stones in quel momento.

Dal 1981 è sposata con l’attore e cantante Jacques Dutronc, con cui ha un figlio, Thomas. Thomas Dutronc è un noto chitarrista jazz e cantante francese che ha tra l’altro collaborato con lei realizzando alcuni brani del CD “Tant des belles choses”.

L’Hardy è citata in una poesia di Bob DylanSome other kinds of songs, riportata sulla cover dell’LP Another Side of Bob Dylan del 1964.

#5: Courtney Love

Non importa che la amiate oppure la odiate, dovete riconoscere a Courtney Love l’importanza ed il ruolo di musa del Grunge.

Una delle sue prime storie d’amore è stata con Julian Cope, cantante dei The Teardrop Explodes che più avanti, arrivò ad odiarla talmente tanto da “affittare” una pagina intera del NME (New Musical Express), scrivendo di quanto Courtney fosse solo una “stronza groupie eroinomane che si attaccava alle band per succhiare il loro cervello”.

Quando Courtney incontrò Kurt Cobain, era fidanzata con Billy Corgan degli Smashing Pumpkins. Courtney ben presto scelse Kurt e, pochi mesi più tardi, rimase incinta del cantante dei Nirvana.

Il controverso best-seller, “Amore e Morte”, esplora l’idea di come Courtney abbia giocato un ruolo fondamentale nella morte del marito.

Nel corso della sua travagliata vita sentimentale, Courtney, ha avuto legami anche con Evan DandoTrent Reznor e Ryan Adams.

Canzoni ispirate da Courtney Love: Heart-Shaped Box (Nirvana), I’ll Stick Around (Foo Fighters), Disarm (Smashing Pumpkins), You Know You’re Right (Nirvana)

#4: Linda Eastman

Probabilmente l’unica vera e sola anima gemella di Paul McCartney.

Linda Eastman, nata da genitori di origini ebraiche, si diplomò alla Scarsdale High School nel 1959. Suo padre, Lee Eastman, era l’avvocato del compositore Jack Lawrence, e alle richieste del signor Eastman, Lawrence intitolò una canzone “Linda” in onore della figlia di cinque anni. La mamma, Louise Linder Eastman, era una ereditiera del Linder Department Store e morì quando Linda aveva vent’anni.

Dopo il suo matrimonio con Paul McCartney, diventò una fotografa professionista nel campo del rock and roll, lavorando per la Fillmore East diNew York. Fu un’importante fotografa e scattò fotografie per artisti del calibro di Aretha Franklin, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Janis Joplin, Eric Clapton, Simon and Garfunkel, The Who, The Doors e dei Rolling Stones.

Quando un cancro al seno la colpì nel 1995, si profuse in generose donazioni per la ricerca su questa malattia. Sfortunatamente, il cancro che la colpì si estese fino ad arrivare al fegato. Linda morì il 17 aprile 1998 nel ranch della famiglia McCartney a Tucson, in Arizona, alla presenza del marito e dei figli. La sua morte fu annunciata da Geoff Baker, ai tempi portavoce di Paul McCartney.

Canzoni ispirate da Linda McCartney: No More Lonely Nights (Paul McCartney) and Maybe I’m Amazed (Paul McCartney)

#3: Yoko Ono

Yoko Ono è stata spesso accusata, soprattutto dai fan dei Beatles, di essere stata la principale causa dello scioglimento dei Fab Four. Altri sostengono che non fu lei la causa, poiché alla fine degli anni sessanta i membri dei Beatles si stavano inevitabilmente muovendo in diverse direzioni sia musicalmente sia nella vita privata.

In genere i Beatles, quando erano in studio di registrazione, non permettevano la presenza di estranei; invece John Lennon invitò Yoko Ono ad accompagnarlo durante le prime sessioni di registrazione per il White Album. I due rimasero insieme durante queste e altre sessioni. Inizialmente Yoko Ono era una semplice osservatrice, ma successivamente cominciò a dare consigli a Lennon, sempre interessato e influenzato dalla sua opinione, fino ad offrire suggerimenti, nonché critiche, all’intero gruppo. Gli altri membri non la presero bene; secondo George Harrison, Ono stava producendo delle “vibrazioni negative”. Probabilmente la presenza di Ono contribuì ad aumentare la tensione anche durante le registrazioni di Abbey Road, già funestate da litigi tra i quattro Beatles.

Ci sono addirittura dei fan di Lennon che attribuiscono la sua fase sperimentale, attraversata appena dopo lo scioglimento dei Beatles (ritenuta difficile e bizzarra) a Ono. Ci sono però anche alcuni che considerano l’influenza di Ono profonda e positiva per l’opera di Lennon, come lui stesso ha ribadito più volte. Ono è stata anche additata come responsabile per la dipendenza da eroina sviluppata da Lennon negli anni settanta, in quanto si dice che sia stata lei a fargli sperimentare la sostanza per la prima volta. Entrambi furono vittime di questa dipendenza per alcuni anni.

Canzoni ispirate da Yoko Ono: Woman (John Lennon), Get Back (The Beatles), The Ballad Of John & Yoko (The Beatles)

#2: Marianne Faithfull

Quattro anni di relazione con il frontman dei Rolling Stones, Mick Jagger, le hanno cementato lo status come vera musa del Rock N’Roll. Dotata di una bellezza delicata e acqua e sapone, la Faithfull ha iniziato la sua carriera come cantante folk durante la prima metà degli anni 60.

E’ stata per anni accusata di essere una calcolatrice, per poi ammettere pubblicamente di aver pianificato una storia d’amore con un membro dei Rolling Stones, per aiutare la sua carriera. Ha dichiarato inoltre di aver “testato” tre membri della band prima di mettersi con Mick.

Un matrimonio fallimentare con l’artista John Dunbar la lasciarono con un figlio e, a quel punto, il suo problema con la droga le sfuggì di mano minacciando la sua storia d’amore appena nata con Mick Jagger, e la capacità di occuparsi di suo figlio. Anche se la Faithfull riuscì a tenere tutti i cocci insieme per un po’, la droga ebbe la meglio su tutto, nel 1970 si lasciò con Jagger e poco dopo perse la custiodia di suo figlio. La Faithfull finì sola e senzatetto per le strade di Londra fino a quando gli amici non vennero in suo aiuto.

Oggi, Marianne Faithfull è un artista rispettata, ed il suo album più importante è “Broken English”.

Canzoni ispirate da Marianne Faithfull: Carrie Ann (The Hollies), Sister Morphine (The Rolling Stones), Wild Horses (The Rolling Stones), You Can’t Always Get What You Want (The Rolling Stones)

#1: Pattie Boyd

Negli anni sessanta, Pattie Boyd era una giovane modella con un viso da bambina, le labbra imbronciate, e grandi occhi innocenti. Questo genere di splendida bellezza britannica colpirono George Harrison quando la Boyd recitò come attrice nel film dei Beatles: A Hard Day’s Night.

Pattie sposò George e poi si ritirò dalla sua carriera di modella di successo, a causa delle idee un po’ antiquate di Harrison che preferiva una moglie che stesse a casa a cucinare piuttosto che andare a lavorare. Quando George diventò più spirituale ed eccentrico, il matrimonio cominciò a risentirne. Le infedeltà con parecchie altre donne (tra cui l’allora moglie di Ringo Starr, Maureen Starkey), lo fecero naufragare del tutto. Ben presto, Pattie cominciò ad essere confortata dall’amico di Harrison, Eric Clapton, che la pregò di lasciare il marito e ricominciare una nuova vita con lui.

Pattie lasciò George Harrison per Eric Clapton, ma il chitarrista non la rese felice a lungo. Il suo problema con l’alcol lo portò all’infedeltà, alla collera, e, secondo Pattie, anche ad abusi fisici. Il suo matrimonio con Eric Clapton si concluse nel 1989.

Canzoni ispirate da Pattie Boyd: Something (The Beatles), Layla (Eric Clapton), Wonderful Tonight (Eric Clapton)

redazione