Lattanzi vs Gucci: la fibbia a morsetto non è un'esclusiva

L’imprenditore marchigiano Silvano Lattanzi trionfa su Gucci. Il colosso del lusso aveva accusato il noto calzolaio di Porto Sant’Elpidio di aver copiato la fibbia a morsetto degli iconici mocassini. Dopo 8 anni di indagini il Tribunale di Fermo ha deciso che l’accusa non sussiste, assolvendo Lattanzi con formula piena.

La vicenda

Un piccolo grande artigiano di carattere contro la multinazionale della moda per rivendicare la proprietà intellettuale di un dettaglio. Oggi dopo tanti anni di lotte Lattanzi indossa fiero il suo mocassino con la fibbia a morsetto. La vicenda ha origine nel 2011, quando sotto richiesta di Gucci la Guardia di Finanza aveva sequestrato le calzature di Lattanzi a Forte dei Marmi da uno storico negozio di pelletteria. Il motivo dell’intervento delle Forze dell’Ordine sarebbe stato necessario secondo Gucci perchè la fibbia a morsetto era proprietà intellettuale del brand. Lattanzi sarebbe stato dunque colpevole di contraffazione.
Il “calzolaio per vocazione” Silvano Lattanzi dal canto suo si è sempre difeso dicendo di aver iniziato a produrre calzature con la fibbia a morsetto negli anni 60, mentre Gucci l’avrebbe introdotta in commercio solo nel 2005. L’accusa Gucci controbatteva la tesi con la presentazione di documenti che attestavano la prima apparizione della fibbia nei laboratori della maison già negli anni 50. Ma le antitesi degli avvocati del gruppo Kering non sono bastate a convincere la corte.

La fibbia della discordia nel tempo

Lattanzi ha dimostrato tramite prove documentali e testimonianze che altre griffe, tra cui Ferragamo e Santoni di Corridonia, hanno utilizzato la fibbia a morsetto in passato senza mai essere richiamati da Gucci. In effetti non si tratta di un logo o della riproduzione di un modello, ma di un ornamento per una calzatura in pelle con una sua storia e tradizione:
«I proprietari della scuderia del noto cavallo da corsa Tornese,» racconta Lattanzi «mi regalarono nel 1961 il morso dell’animale e da lì, per rendere omaggio ad uno dei più grandi trottatori di tutti i tempi, decisi di farne un accessorio per i miei mocassini. In ogni caso non è certo un’esclusiva di Gucci, visti i documenti che dimostrano come già nel 1938, in una fabbrica di accessori per calzature di Milano, la Fac, il morsetto in questione fosse già in vendita. Il segno distintivo di Gucci è un falso storico»
Secondo i legali dell’artigiano, Francesco De Minicis e Giovanni Calafiore l’azienda fiorentina avrebbe rilanciato un accessorio che esisteva già da tempo. La fibbia a morsetto non sarebbe nè un brevetto nè un marchio figurativo e non identificherebbe l’azienda. Il risultato del processo restituisce a Lattanzi e a tutti gli altri artigiani calzaturieri la libertà di utilizzare la fibbia a morsetto nelle creazioni senza paura di ripercussioni legali.


Non è ancora noto se Gucci voglia presentare appello. La storia assolve la libertà creativa, immagine sempre più confusa ed indecifrabile nel nostro tempo. Nel momento di massimo splendore economico ed artistico l’industria della moda dovrebbe ricordarsi da dove nascono le idee che fruttano loro guadagni esorbitanti, senza puntare il dito facendosi forte del proprio potere. Nell’acquario pesce piccolo e pesce grosso possono convivere solo se collaborano, altrimenti prima o poi uno dei due rimarrà a bocca asciutta.