L’assurda realtà dei fuori sede ai tempi del Covid-19

Che fine hanno fatto i fuori sede che non sono partiti allo scattare del lockdown a causa del Covid-19?

Abbiamo visto mandrie di studenti e lavoratori fuori sede partire nel cuore della notte per tornare a casa dalla propria famiglia. Come dimenticare le scene raccapriccianti della stazione centrale di Milano che nel cuore della notte ha visto scappare centinaia di persone. Magari li abbiamo anche insultati sui social, denigrati e ci siamo arrabbiati con loro. Li abbiamo invidiati un po’, perché nella loro sregolatezza e poco senso civico in meno di 24 ore hanno potuto riabbracciare i propri cari.

Ma gli altri fuori sede? Quelli responsabili e rispettosi, che fine hanno fatto durante il lockdown?

Non hanno fatto niente di speciale, ma sono rimasti nelle loro case da fuori sede, hanno passato il tempo ascoltando la musica, studiando, lavorando in smart working e hanno sperato di poter riabbracciare il prima possibile i propri cari.

Premettiamo che molti studenti o lavoratori fuori sede non si sono potuti muovere e quindi tornare nel loro comune di residenza perché vivevano con anziani, vivevano in comuni con normative super restrittive e, il più delle volte, dovevano stare nel comune ospitante a fine lavorativo o di studio.

Rebecca, 22 anni

Quando è iniziato il lockdown mi trovavo a Rimini. Sono arrivata proprio poco prima che dichiarassero la quarantena in Lombardia, la mia regione. Quindi, eccomi qui, praticamente esiliata dalla mia regione per poter studiare. In realtà la quarantena è stata difficile solamente i primi giorni, poi per fortuna, grazie agli esami, è passata velocemente. Inoltre, potevo distrarmi facendo attività fisica in casa e dipingendo, qualcosa che avevo smesso di fare da tempo. Con il passare del tempo però ammetto che le cose si sono fatte pesanti e anche i pensieri negativi aumentavano. Ora tornerò a casa sabato. Ho bisogno di una pausa e sono contenta di tornare dalla mia famiglia.

Alessandra, 35 anni

Sono di Napoli, sono una lavoratrice fuori sede e quando hanno dichiarato il lockdown mi trovavo al nord e in zona rossa. Praticamente passavo le giornate in video chiamata con i miei cari, sperando stessero bene. Non avevo intenzione di farmi venire a prendere a casa dai carabinieri mandati da De Luca coi lanciafiamme, quindi per salvaguardare la mia famiglia sono rimasta nella mia città adottiva. Le giornate fortunatamente sono passate velocemente e lavorando in un supermercato non sono stata costretta a rimanere richiusa nelle quattro mura del mio appartamento, anche se i rischi di contagio erano alti. Ho vissuto con l’angoscia della malattia perennemente, spero di poter riabbracciare presto la mia famiglia. Nel frattempo, mentre aspetto le prossime ferie, incrocio le dita e spero che la situazione migliori sempre più.

Queste sono solo alcune delle testimonianze che abbiamo raccolto. Se siete uno studente o un lavoratore fuori sede, lasciate un commento e raccontateci la vostra esperienza!

Silvia Menon