La triste storia di Jemma Lilley: la ragazza che voleva emulare Freddy Krueger

Jemma Lilley non desiderava altro che emulare il suo eroe Freddy Krueger e diventare così una serial killer famosa. Peccato per lei, non è andata come si aspettava.

Era il 13 giugno 2016 quando in una casa di mattoni nella periferia australiana, Jemma Lilley, 26 anni, immigrata britannica, e la sua coinquilina Trudi Lenon, 44 anni, australiana, hanno organizzato un piano per entrare nella storia come serial killer.
La loro prima ed unica vittima, Aaron Pajic, era un ragazzo diciottenne affetto dalla sindrome di Asperger e appassionato di video games.
Jemma Lilley ebbe un’infanzia problematica e sviluppò quello che gli avvocati dell’accusa definirono un amore morboso per il genere horror, l’omicidio e i serial killer, confermato anche dalle testimonianze della matrigna della ragazza.

Correva l’anno 2012, il suo permesso di soggiorno stava per scadere così, per ottenere il visto permanente, sposò il suo amico Gordon Galbraith, il quale morì due anni dopo le nozze. Al suo sposo diede il soprannome di Gacy, in onore del killer americano John Wayne Gacy (Pogo il clown), rimarcando ancora una volta la fissazione per il macabro.

A quel tempo Jemma lavorava come supervisore durante il turno di notte in un supermarket, ed aveva già scritto e pubblicato online un romanzo, dal titolo Playzone, che aveva come tema serial killer, cruenti massacri e aguzzini spietati, il cui personaggio principale portava il nome SOS. Tale libro fu pubblicato sotto lo pseudonimo Syn Demon, con la speranza di arricchirsi ed ottenere una base economica per lo sviluppo di un video game.

Poco tempo dopo conobbe Trudi Lenon e le due divennero presto inseparabili.
Trudi Lenon, madre di tre ragazzi, era fidanzata e all’epoca faceva parte della comunità BDSM (Bondage, Disciplina, Sadismo e Masochismo) di Perth come “sottomessa”, conosciuta con il nome di Corvina.
Quando le due aspiranti omicide si conobbero, Trudi si era appena lasciata con il fidanzato e si trovò in serie difficoltà economiche.

Quando Jemma andò a casa dell’amica e vide le condizioni di povertà in cui versava decise di invitarla a stare da lei con i figli. Un amico del defunto marito di Jemma, Kim Taylor, testimoniò che le due donne si strangolavano e tagliavano vicendevolmente per il puro piacere di infliggere dolore.
Le donne si trovarono a condividere le stesse fantasie omicide, costruendo col tempo un’amicizia in cui Trudi era completamente succube, ed innamorata, di Jemma. Utilizzavano dei nomi in codice, gli pseudonimi SOS e Corvina quando si sentivano per messaggio.

Tredici giorni prima dell’omicidio le due donne si scambiarono alcuni messaggi e queste sono parti della conversazione:

“Mi sento come se non potessi riposare fino a che il sangue e le budella di una vittima non si riverseranno a terra sul pavimento”.

Trudi rispose:

“E’ giunto il tempo – io sono pronta. Tu sei pronta.”

Fu Trudi a trovare come possibile vittima Aaron Pajich, un ragazzo amico e compagno d scuola di uno dei suoi figli.
Nelle settimane precedenti l’omicidio Jemma e Trudi fecero acquisti in tre diversi negozi per comprare, tra le varie cose, una sega circolare, candeggina, cemento, teli in plastica, una bacinella grande e, il giorno prima della scomparsa del ragazzo, dell’acido idrocloridrico.

Di quel fatidico giorno alcuni video mostrarono le due donne incontrare Aaron Pajich al centro commerciale. Lo invitarono a salire in auto così da poterlo accompagnare a casa di Trudi dove c’era il figlio ad attenderlo per poi giocare ai videogame.
Appena entrati nel salotto dell’abitazione, Jemma aggredì Aaron e tentò di strangolarlo con una garrota, che si ruppe. A quel punto intervenne Trudi, che lo gettò a terra e permise all’amica di pugnalarlo tre volte, due al collo e una al petto

A quel punto iniziarono a ripulire la scena del crimine: tagliarono un pezzo del tappeto sporco di sangue, poi portarono il ragazzo in una stanza appositamente preparata con alcuni teli in plastica e lo poggiarono su una barella. Non usarono l’acido come previsto, ma, dopo averne tagliato alcuni pezzi, lo sotterrarono in una buca poco profonda nel loro giardino, al di sotto di un patio appena piastrellato.
Quando il figlio di Trudi rincasò non impiegò molto tempo a trovare il corpo del suo amico, malamente ricoperto con calcestruzzo e mattoni.

La denuncia per la scomparsa di Aaron non tardò e il 14 giugno 2016 la polizia iniziò le ricerche. Controllando i registri telefonici del cellulare di Aaron scoprirono che l’ultima telefonata ricevuta dall’adolescente fu quella della Lenon.
Giunti all’abitazione, il corpo del ragazzo fu ritrovato assieme a dozzine di coltelli, una sega da ossa, scalpelli, un machete e una lista in ordine alfabetico di tecniche di tortura.
Incredibilmente la polizia trovò ulteriori prove dai filmati delle telecamere installate in casa dalla stessa Jemma che servivano per proteggere la sua collezione di motociclette.

Dopo l’arresto, ognuna accusò l’altra del delitto. Jemma dichiarò che stava dormendo mentre Trudi uccideva il ragazzo. Trudi invece ammise di essere semplicemente testimone delle azioni dell’altra, e di aver aiutato a celare l’accaduto.
Jemma dichiarò che gli scambi a tema omicida erano semplicemente un gioco di ruolo in preparazione al suo prossimo libro; inoltre la donna confessò l’omicidio ad un suo sottoposto cinque giorni dopo la sua scomparsa, crogiolandosi nella convinzione di non avere nulla da temere grazie alla stupidità delle forze dell’ordine.
Entrambe sono state condannate all’ergastolo.
Potranno chiedere la condizionale solo dopo 28 anni.

redazione