La solitudine fa schifo davvero così tanto?

Casa vuota, il telefono muto, nessun amico da chiamare per fare due chiacchiere. La solitudine è uno stato emotivo spesso visto in maniera negativa. Si può soffrire di solitudine, però, anche se le cose dall’esterno sembrano andare bene. C’è chi si sente solo anche in mezzo alla gente, chi soffre di solitudine anche se ha un partner. Addirittura, alcuni scienziati americani, al California Institute of Technology, hanno condotto esperimenti su topi per cercare la causa biologica della solitudine. E perché no, magari anche una cura farmacologica per essa. Ma davvero la solitudine fa schifo così tanto?

Assolutamente no! Il segreto è imparare a trovare gli aspetti positivi del non essere circondati da troppa gente, cercando così di sconfiggere quel senso di malinconia che rende terribile la solitudine. Primo step, importantissimo, è la considerazione di sé. Stare bene con se stessi non è una frase fatta o una scusa per mascherare la propria solitudine. Se è vero che l’uomo è animale sociale, è anche vero che non siamo fatti per stare proprio con tutti. Perciò, prima di trovare la compagnia ideale, è indispensabile riuscire a farsi compagnia da sé.

Step successivo è la lotta alla paura di rimanere soli. Più della solitudine vera e propria, infatti, è il terrore di ritrovarsi soli che gioca brutti scherzi. Sia in coppia, che con amici, è il caso di porsi un fondamentale interrogativo: perché mi trovo con queste persone? Se una delle prime risposte è: “perché altrimenti sarei solo”, forse è il caso di riconsiderare l’opportunità ed il reale significato di quelle relazioni.

E se si resta davvero soli?

Sono molte le persone che si trovano realmente nella condizione di non avere nessuno al mondo. In questi casi, bisognerebbe fare un indagine a livello psicologico. Quali sono le ragioni che hanno portato all’isolamento sociale? Quali le conseguenze? In questi casi, soprattutto per i soggetti più difficili, è utile trovare il coraggio di uscire dalla bolla dell’isolamento e parlarne con chi ne è competente. Una condizione di isolamento duratura provoca infatti una serie di comportamenti antisociali di importanza non secondaria. L’aggravarsi di questa condizione diventa sempre più difficile da risolvere senza l’aiuto di personale qualificato.

Se invece si tratta di una solitudine “passeggera”, si può pensare di accettare per un po’ questa situazione ed affrontarla come un’occasione per imparare a conoscere se stessi. Stare da soli, isolarsi dal resto del mondo può servire a riprendere alcune passioni magari messe da parte in precedenza, come la lettura o il cinema d’autore. Oppure si possono scoprire nuovi interessi, come per il viaggio o lo sport, che richiedono una buona conoscenza di se stessi senza “distrazioni” provenienti dall’esterno. La solitudine fa schifo, quindi? Assolutamente no, basta saperla affrontare con serenità. Anche questo significa crescere.

Emilia Granito