La Piramide sommersa di Yonaguni, mito o verità dell’Atlantide giapponese

Una struttura scoperta nel 1985 sui fondali di Yonaguni (piccola isola dell’arcipelago delle Ryukyu a Sud del Giappone), potrebbe rivelarsi la più antica costruzione fatta dall’uomo. Secondo alcuni, questa sarebbe addirittura la prova dell’esistenza di Mu, continente che secondo una leggenda si inabissò nell’Oceano Pacifico migliaia di anni fà.

Fin dal 1868, quando il colonnello Jason Churchward affermò di essere in possesso di alcune tavolette di argilla che recavano incisa in una scrittura misteriosa la storia del grande continente di Mu, si iniziò a cercare una traccia di questa antica civiltà in tutto il Pacifico, senza però mai avere successo.

Nel 1985 però, il giapponese Kikachiro Aratake, un Sub di Yonaguni, durante un’immersione a circa 150 metri al largo dell’isola, fece una sensazionale scoperta: un’enorme struttura di pietra dall’aspetto simile a una piramide, che si ergeva ad una profondità di 25 metri.

Aratake, subito dopo la scoperta, descrisse il momento in cui vide per la prima volta la struttura con queste parole:

“Nuotavo spinto dalla corrente quando improvvisamente mi si parò davanti una ripida parete di pietra. Dovetti aggrapparmi con le mani alla roccia per costeggiare la struttura e non essere spinto lontano. Dopo la lunga passeggiata subacquea mi ritrovai di fronte ad uno spettacolo da mozzare il fiato: la facciata era percorsa da scalinate, ognuna delle quali conduceva a terrazzamenti su vari livelli, in un insieme irregolare, ma continuo fino alla cima. La costruzione era così perfetta che mi aspettavo da un momento all’altro di vedere qualcuno uscirne. Ma gli unici abitanti erano i pesci che nuotavano intorno a me, e il silenzio del luogo era rotto solo dal battito del mio cuore”.

La notizia del ritrovamento venne divulgata nel 1986 e nel 1990 la zona fu dichiarata sito archeologico, ma in molti pensarono, e pensano ancora che la struttura sia solo una bizzarra realizzazione di madre natura.

Ma questa piramide è davvero opera dell’uomo o è uno scherzo della natura? La struttura è un unico enorme blocco di roccia lungo 200 metri, largo 150 e alto circa 20, la grandezza della base è paragonabile a quella della piramide di Cheope. Non si sa ancora a quando risalga la struttura, le avverse condizioni del mare in quel tratto di costa rendono molto difficili le analisi.

Sono solo state formulate delle ipotesi a riguardo, la più avvalorata è quella che riconduce ad un innalzamento del livello del mare in seguito all’ultima glaciazione (tra i 9000 e i 10.000 anni fa), che ha probabilmente sommerso il tratto di mare davanti a Yonaguni, e che quindi la struttura risalga proprio a quel periodo, l’ultimo in cui la piramide potrebbe essere stata sopra il livello del mare. C’è da sottolineare che quella dell’ultima glaciazione è una data ricorrente quando si parla di antiche civiltà e misteriosi ritrovamenti archeologici.

Ma chi eresse questa struttura? Ma-saaki Kimura, docente di Oceanografia all’Università delle Ryukyu, ipotizza che sia stata una popolazione originaria dell’Asia sud-orientale. Sulla civiltà che presumibilmente realizzò l’opera non si sa molto. Per realizzare una struttura del genere, dovevano certamente avere una grande conoscenza di ingegneria e architettura, inoltre nel sito sono state ritrovate numerose incisioni e questo fa pensare che siano stati a conoscenza di una scrittura basata su pittogrammi. Le incisioni sulla pietra sono molto simili a quelle su una tavoletta di pietra ritrovata alcuni anni fa ad Okinawa, molto vicino a Yonaguni, e la cosa contribuisce non poco ad infittire il mistero; infatti la suddetta tavoletta riporta un linguaggio ancora indecifrabile, ma un disegno inciso sopra ricorda molto (secondo Kimura) un tempio sommerso. Ma-saaki Rimura in una intervista rilasciata a “Newton”, descrive la struttura in ogni particolare, qui di seguito uno stralcio dell’intervista:

«La prima cosa che si nota nella sezione inferiore è un corridoio che si sviluppa lungo l’intero perimetro e che descrive, nell’estremità occidentale, una curva perfetta intorno alla parete. Dalla facciata Sud, quella principale, partono le scalinate che portano alla zona dei terrazzamenti ad Ovest e a quella che abbiamo definito “sacra” ad Est. Senza dubbio i gradini di alcune scalinate sono alti, alcuni arrivano persino a un metro, tanto da risultare poco agibili per l’uomo. Obiezione alla quale io ribatto che su cinque scalinate, ben tre sono a misura di passo umano e perfettamente percorribili. La piramide è un monolito, cioè un unico blocco di pietra, ma durante le analisi abbiamo trovato numerose pietre aggiuntive di diverse forme e dimensioni. Quelle squadrate, concentrate solo nelle vicinanze della piramide, sembrano frammenti derivanti dai processi di lavorazione della struttura (per esempio l’intaglio delle terrazze e delle scale). Le pietre rotonde, invece, potrebbero far parte di un rudimentale sistema per drenare l’acqua piovana. Si trovano, infatti, concentrate solo vicino a solchi scolpiti sulle superfici di roccia, che probabilmente fungevano da grondaie».

Vicino alla piramide è stato trovato un’altro incredibile reperto; una pietra megalitica simile alle sculture dell’Isola di Pasqua, questo megalite si trova incredibilmente vicino al tropico del cancro, e Kimura ne sottolinea l’importanza:

«Si tratta di una grande roccia ovoidale con una serie di intagli nella parte superiore che sembrano tracciare un volto. Nelle fessure orizzontali che corrispondono agli occhi sono incastrate due pietre che potrebbero rappresentare le pupille. Questa precisa collocazione geografica, secondo me, potrebbe indicare che gli antichi costruttori avevano precise cognizioni astronomiche».

Ancora è presto per dare certezze, ma siamo fiduciosi perché sappiamo che il professor Kimura continuerà a studiare il sito archeologico di Yonagumi in cerca di risposte.

Ovviamente esiste anche l’ipotesi che queste strutture siano di origine naturale. Robert Schoch, un noto geologo, ha affermato che:

Le rocce in questione “sono tutte naturali…e sono il risultato di una geologia di base e di una classica stratigrafia di rocce arenarie, che tendono a staccare tra loro diverse placche di fondali marini creando l’effetto particolare dei bordi, specialmente in un’area con forte attività sismica come quella di Yonaguni. 

Secondo Schoch, quelle che vengono scambiate per strutture artificiali, sono dovute ad agenti naturali, come l’azione dell’acqua e dei coralli, paragonabili ad altre formazioni geologiche, come il selciato del gigante, in Irlanda del Nord, o le scale della Old Rag Mountain, in Virginia.

Questa costruzione potrebbe rivelarsi solo una bizzarra creazione della natura o il più grande ritrovamento archeologico di tutti i tempi? Se il tutto si rivelasse autentico allora dovremmo avere ancora più interrogativi riguardanti il passato del nostro pianeta, le piramidi d’Egitto, quelle dell’America centrale e tutte le altre sparse per il mondo potrebbero avere una antica antenata, e chissà se il tutto abbia un collegamento…

redazione