Intervista a Simone Salvini – L’ambasciatore dell’empatia in cucina

Di Alice Spoto e Alessia Cavallaro per Social Up!

“Un cibo sano può creare una buona mente e una buona mente può richiamare un cibo altrettanto sano”, parola di Simone Salvini. Ambasciatore del cibo “pacifico” ed empatico, lo Chef Salvini ha il merito di avert portato alla luce un modo rivoluzionario di intendere la cucina, un mondo affascinante dove bellezza, ecologia e salute si fondono per regalarci con un solo piatto un momento di benessere. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lo Chef italiano che rappresenta l’avanguardia nell’alta cucina naturale, oltre ad essere docente di livello elevatissimo. Simone Salvini ha da sempre affiancato la sua passione per la cucina con quella per la psicologia, tanto da studiare Lettere e Filosofia all’Università degli studi di Firenze e conseguire un dottorato in Psicologia a indirizzo storico con specializzazione Ayurvedica presso l’Università Florid College e NY College in Pisa. Il suo talento e il suo modo assolutamente rivoluzionario di concepire gli ingredienti l’ha portato ad essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Attualmente è Chef Ambassador per Alcenero e collabora con le riviste FunnyVegan e Cucina Naturale. Vive tra Milano e Bologna, ed il suo ultimo ambizioso progetto in collaborazione con Funny Veg Srl (editore di FunnyVegan), vede la realizzazione di una Accademia di Cucina Vegetale dedicata ai professionisti del settore e alla formazione di nuove leve a cui trasmettere il suo sapere. Le notizie da dare sullo Chef Salvini sarebbero davvero tante, ma probabilmente il modo migliore per consocerlo è attraverso le sue parole.

In cosa consiste e qual è lo scopo della Funny Veg Academy?

Funny Veg Academy è un progetto che coinvolge chef e professionisti con esperienza pluriennale nel campo dell’alimentazione a base vegetale, uno staff composto dai giornalisti della rivista Funny Vegan, primo magazine italiano dedicato al lifestyle cruelty-free e un gruppo di specialisti del Marketing e Comunicazione dell’agenzia FunnyVeg srl, specializzata nella consulenza per il settore food&beverage, in particolare nell’organizzazione di eventi o attività di product placement nell’ambito del settore vegan.
La sede è a Milano in zona Rubattino e, i corsi, che partiranno i primi di ottobre, sono rivolti a professionisti e non, con un’offerta che va dalla pasticceria allo street food, alla cucina naturale con approfondimenti dedicati alla salute e benessere in ambito alimentare.
All’interno di Funny Veg nasce Ghita Academy, la mia scuola, dove proporrò corsi di alta cucina vegetale. Secondo me, lo scopo ultimo dell’academy è lo stare insieme; il cucinare cibi vegetali è uno strumento per arrivare a questo fine. Per noi la cucina vegetale è un mezzo grazie al quale fare rete, comunità e parlare di questi argomenti.

Tra la psicologia e la cucina sembrerebbe esserci molta differenza: com’è riuscito a passare dall’una all’altra? C’è stato un momento scatenante che l’ha portata ad amare la cucina così intensamente?

Non sono d’accordo su questo punto perché tutti sanno che un cibo sano può creare una buona mente e una buona mente può richiamare un cibo altrettanto sano, così come è vero il contrario; una persona instabile spesso si alimenta con cibi non virtuosi e il cibo non virtuoso, se mangiato costantemente, può portare a problemi, anche psicologici; è il caso del junk food. Penso quindi ci sia una stretta relazione tra questi macro universi che sono psicologia e cucina. Ho sempre studiato psicologia portando avanti, al contempo, il percorso professionale di alta cucina, soprattutto. Nei primi anni novanta, durante la guerra in Kosovo, volli iniziare a preparare per i rifugiati un cibo di pace, quindi assolutamente vegetariano. Posso identificare questo come uno dei momenti scatenanti che mi portarono poi a intraprendere la via vegetale.

La cucina vegetariana e vegana si sta sviluppando sempre più in Italia, sebbene vi siano ancora numerose rimostranze. E’ chiaro che il quantitativo di ingredienti sia più limitato, ma lei ci insegna che si possono comunque “fare impazzire” le papille gustative. Nel suo percorso, ha trovato delle insidie dovute alla sua scelta?

La cucina vegetariana e vegana avrà sempre più successo; il quantitativo di ingredienti non è più limitato perché, mentre è corretto dire che ci asteniamo dall’assumere una serie di alimenti, è altrettanto vero che andiamo a riscoprire cibi un po’ dimenticati; dai legumi italici ai grani antichi, i lupini o la segale, ad esempio. Penso che, con uno studio costante, si possa poi creare una cucina divertente e, al tempo stesso sana, gustosa e vera. Non posso dire di aver trovato insidie dovute alla mia scelta.

Abbiamo scoperto che ogni mercoledì alla mensa Antoniano di Bologna concepisce un menú con ingredienti tutti vegetariani. Questo com’è stato recepito dal pubblico e dalla sua clientela?

Non possiamo parlare di clientela in quanto si tratta di persone indigenti che provengono da tutte le parti del mondo e hanno situazioni più o meno marcate; per loro facciamo cous cous, verdure arrosto, stufato di legumi, verdure crude. La cucina che proponiamo ogni mercoledì è comunque ricollegata al territorio circostante; niente di ayurvedico o di esotico, sono tutte ricette gustose e appaganti. Alcenero ci fornisce gli ingredienti biologici e, grazie a questa iniziativa e al suo successo, quest’anno sarò nominato ambasciatore dello Zecchino d’Oro e tra qualche settimana ci sarà un’altro importante lancio.

Pensa che la dieta vegana sia adatta a tutti? Che consigli può dare a chi vuole approcciarsi a questo stile di vita?

Non so se quella vegana sia una dieta adatta a tutti però, avendo girato il mondo, posso dire di aver ritrovato una altissima componente di vegetali, cereali e legumi in tutte le tradizioni culinarie.
Vorrei che fosse adatta a tutti ma, in questo momento storico ritengo sia una grandissima opportunità per noi che viviamo nella parte fortunata del pianeta. A chi intraprende questa scelta posso consigliare di scegliere prodotti di stagione, vicini al territorio in cui abita, possibilmente biologici e di variare molto.

Qual è il piatto che più la rappresenta?

Questa non è una domanda da fare a uno chef! Scherzi a parte, non riesco a riconoscere un solo piatto ma, posso invece identificare alcuni ingredienti che mi rappresentano; penso all’olio extravergine di oliva, al riso, dal basmati al riso cinese, a quello rosso; ingredienti tanto semplici quanto straordinari.

redazione