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Intervista a Seoul Mafia: Tutta Colpa del K-pop è il mio sogno coreano

Per la felicità di tutti i suoi fan pannocchiosi, e per quelli che ancora non sanno di esserlo, Marco Ferrara, in arte Seoul Mafia, ha pubblicato oggi il suo primo libro Tutta Colpa del K-pop in cui racconta la sua vita a modo suo.

Tra parole frizzicarellanti ed avventure incredibili Seoul Mafia ha dato un nuovo passo alla sua carriera e, nel modo più genuino e realistico possibile, ha dato vita ad un libro geniale in cui racconta aspetti della sua vita sconosciuti ed intimi che permettono di conoscerlo meglio e adorarlo solamente di più.

Ciao Marco benvenuto a Social up!

Seoul Mafia nasce grazie a YouTube, perciò la pubblicazione di Tutta Colpa del K-pop è stata una grande sorpresa e qualcosa di incredibilmente diverso da ciò che fai abitualmente. Com’è nato questo progetto? Hai mai pensato di poterlo fare un giorno?

Ad essere sincero sapevo che prima o poi questa proposta sarebbe arrivata, in fondo si sa che quando si raggiungono certi numeri su YouTube è molto probabile che le case editrici ti facciano questa proposta. All’inizio non sapevo se accettare fosse la scelta giusta, anche perché non mi sono mai visto come autore, soprattutto ora che vivo in Corea e il mio italiano non è certo “editoriale”. Nonostante ciò, la casa editrice mi ha fatto notare che avevo una storia interessante da raccontare; sono stato uno dei primi italiani a lavorare nel mondo dello spettacolo coreano, e così ho pensato che in fondo non sarebbe stata un’idea poi così brutta…

Alla fine penso si possa imparare qualcosa dalle mie esperienze, molti ragazzi mi scrivono dicendo che sono spesso troppo demotivati, soprattutto perché la situazione lavorativa in Italia non è delle migliori, e questo non fa altro che incidere sul loro futuro! Perciò mi piacerebbe far passare il messaggio che inseguire i propri sogni può portare a delle grandi cose.

In Tutta Colpa del K-pop parli del fatto che inseguire i propri desideri a volte può rivelarsi la scelta migliore della vita. Parlando del tuo di sogno, com’è nata l’idea della Corea che poi ti ha portato a creare, negli anni, il personaggio di Seoul Mafia?

8 anni fa sentivo che l’Italia non fosse il paese fatto per me, il posto perfetto in cui potessi esprimere tutte le mie passioni. Il mio campo è quello delle arti, ho sempre sognato di essere un cantante, e il mondo dello spettacolo mi ha sempre appassionato. All’epoca pochissimi sapevano cosa fosse il mondo del K-pop, e in generale il mondo del musical non era così sviluppato, perciò sapevo che nell’immediato non avrei potuto fare un granché.

MENOMALE CHE AI COREANI PIACE FARE LE COSE IN GRANDE! Infatti, ho scoperto che organizzavano spesso dei provini in tutto il mondo, cercando in includere persone non solo coreane. E lì ho capito che era arrivato il momento giusto.

Il mio primo provino è stato per X Factor Corea a Londra, e sorprendentemente sono passato! Da lì ho continuato le selezioni in Corea, ed è stato in quel momento che ho capito che quello fosse l’ambiente in cui avrei potuto davvero realizzare i miei sogni. È stato così che, tra le lacrime dei miei genitori, ho dato inizio al mio percorso nel mondo dello spettacolo in Corea, ed ora eccomi qui con Seoul Mafia.

Noi italiani siamo noti in tutto il mondo per essere esageratamente mammoni, ed effettivamente non hanno tutti i torti. Ti identifichi in un tipico mammone italiano e se sì, come gestisci i momenti di nostalgia quando sei lontano da tutti? 

Si, diciamo che il rapporto con i miei potrebbe descriversi con una sola parola: morboso. Ci sentiamo almeno un’ora al giorno, il premio per miglior figlio dell’anno non può che non essere mio! È chiaro che la famiglia manchi sempre. Prima del Covid-19 riuscivo a tornare almeno due volte all’anno, e questo mi permetteva di superare i momenti di nostalgia pensando che nel giro di qualche mese sarei tornato a casa, e in questo modo riuscivo a godermi anche il presente in Corea.

A volte mi capita di avere delle giornate molto impegnate e mi assalgono i sensi di colpa per non essere riuscito a sentirli. La vita da italiano mammone a volte è proprio una pacchia!

Nel libro ogni capitolo ha un titolo ispirato ad un film di successo con una rivisitazione “pannocchiosa” ed uno dei più belli è sicuramente il penultimo, Due pannocchie sopra il cielo, in cui tu e Jiho raccontate come vi siete conosciuti e da lì com’è nata la vostra storia d’amore. Credi che il suo arrivo abbia cambiato la tua vita e in parte anche il personaggio di Seoul Mafia?

Assolutamente sì, dal momento in cui ho condiviso con i fan questa parte della mia vita tutto è stato più semplice. Ricevevo domande sulle mie relazioni amorose in ogni video, perfino in quelli in cui parlavo del sistema militare coreano! Perciò ho pensato che fosse arrivato il momento di aprirmi una volta per tutte e poter essere me stesso al 100%. Comunque non ho mai fatto un coming out alla regola, soprattutto perché non la vedevo come una cosa dovuta, così l’ho inserito poco a poco nei miei video mostrando la nostra quotidianità e poi chi ha voluto capire ha capito!

Per quanto riguarda la vita personale sicuramente conoscerlo mi ha cambiato totalmente, come penso che accada in ogni storia d’amore; dal punto di vista artistico non penso che abbia cambiato lo stile di Seoul Mafia, però sicuramente ho avuto modo di poter mostrare aspetti che prima non condividevo così apertamente potendo trattare qualsiasi tema nei miei video senza dover omettere il mio nasino coreano preferito. Questa situazione ha sicuramente permesso di creare rapporti più intimi con i miei fan.

Una delle cose che più preferisco del libro è la presenza  dei glossari in cui spieghi le parole frizzicarellanti che usi e che non tutti potrebbero capire. Da Pannocchione a Spipella, nel libro si ha modo di conoscere questo tuo linguaggio fantasioso che i tuoi fan adorano. Qual è stato il modus operandi per la scrittura del libro?

Si, sinceramente all’inizio ho provato a scrivere con il mio miglior italiano, però notavo che in questo modo era impossibile riuscire a spiegare certi stati d’animo che trovavano un concetto solo con il mio dizionario personale, così ho deciso di scriverlo a modo mio e poi inserire un piccolo glossario dopo ogni capitolo, così ero certo che il concetto sarebbe arrivato senza problemi.

Alla fine se si tratta dell libro di Seoul Mafia le mie parole frizzicarellose non potevano certo mancare!34′

Recentemente sei stato colpito da una shit storm per via di una foto da te pubblicata che ha destato un po’ di scalpore. Pensi che a volte la cancel culture sia troppo eccessiva e chi la metta in atto non pensi alle conseguenze che possa portare alla persona che la riceve? 

Si, senza dubbio. Credo che sia assurdo che la gente auguri cose tremende per degli errori piccoli o grandi che si possono realizzare durante la propria carriera. Queste non sono critiche né consigli, quando la gente mette in atto la cancel culture si dimentica che le persone possono sbagliare, e per questo motivo non si può creare una corrente di negatività, anche perché non si sa come questa persona potrebbe reagire.

Qui in Corea molta gente vive storie del genere sulla propria pelle e certe volte decidono di mettere fine alle loro vite. Perciò bisogna ricordare che ognuno ha una storia e che per quanto si possa sbagliare è importante misurare le proprie parole prima di creare bufere del genere, perché tutto ciò non porterà a niente e la maggior parte delle volte altro non è che una scusa per sfogare le proprie preoccupazioni sulle vite degli altri.

La pubblicazione di questo libro rappresenta una sorta di avvicinamento al mondo italiano, permettendoti di farti conoscere a chi, diversamente dai tuoi fan, non segue il mondo YouTube di Seoul Mafia, così com’era successo con la tua partecipazione su ZWeb TV, di cui abbiamo anche parlato. Nel tuo cassetto dei progetti futuri esistono altre idee legate al territorio italiano che non abbiano a che vedere con la piattaforma che ti ha fatto conoscere per la prima volta?

Assolutamente sì,  ZWeb TV è stato un progetto molto interessante perché ho avuto modo di far vedere posti della Corea curiosi e con una storia da raccontare che non avevano trovato spazio nel mio canale, anche se comunque il Covid ha mandato in fumo alcune idee abbastanza fighe. Poi ho anche partecipato alla finale di Pechino Express quest’anno e l’esperienza è stata incredibile, è uno dei miei programmi preferiti e poi c’era il mio idolo Enzo Miccio, nel libro capirete.

In generale spero di poter essere più presente nel mondo dello spettacolo italiano perché mi permetterebbe di essere più vicino ai miei cari – ricordatevi che sono mammone – oltre al fatto che lavorare in italiano mi viene più naturale ed è obiettivamente più comodo. Recentemente sono anche stato nominato Ambasciatore Digitale Italiano in Corea però è certo che un contatto più diretto con il mondo dello spettacolo italiano è nei miei piani futuri.

Vi lascio con il dubbio… magari prima o poi succederà!

Marco Russano