Intervista a Rossella Fiorani: essere diversi non significa essere sbagliati

Abbiamo intervistato Rossella Fiorani, Miss Coraggio 2017. Pronti a scoprire la sua storia?

Solitamente se si sente parlare di Miss, moda e passerelle si pensa a stupidità e frivolezza, ma dobbiamo proprio darvi torto e Rossella ne è la prova. Rossella Fiorani ci insegna, giorno dopo giorno, che la disabilità non è diversità ma unicità. Essere unici e veri è l’unico modo per affrontare la vita che noi di Social Up e Rossella Fiorani conosciamo.

Voi vi omologate o vi esaltate? Accettate le vostre diversità o le combattete? Vi amate veramente? Rossella ha deciso di amarsi, scopriamo insieme come hanno fatto le sue insicurezze a diventare coraggio, determinazione e forza.

Ciao Rossella, ti andrebbe di raccontarti un po’ ai lettori di Social Up?

Ciao!! Certamente. Sono Rossella Fiorani, ho 23 anni (appena compiuti) e sono nata e vivo, a Fano, nelle Marche. Nella vita sono una ragazza molto ambiziosa e mi definisco una combattente perché sin dalla nascita ho lottato contro degli ostacoli che, superandoli uno ad uno e passo dopo passo, sono diventati i miei punti di forza. Sono nata “diversa”, ovvero senza alcune dita delle mani e dei piedi, è una sindrome rara chiamata aplasia.
Questa cosa, ovviamente, non ha facilitato il mio percorso di crescita. Da bambina i miei compagni di scuola mi emarginavano perché ero diversa, addirittura non volevano prendermi la mano quando si trattava di scendere le scale in fila per due. Negli anni dell’adolescenza camminavo con le mani in tasca. Non riuscivo proprio ad accettarmi. Quindi, a 16 anni, decisi di utilizzare delle protesi in silicone e con quelle addosso sembravo una ragazza “normale”, insomma, come tutte le altre.
Però poi è arrivato il concorso che mi ha cambiato la vita: Miss Italia.

A proposito di Miss Italia, com’è stata questa esperienza? Cosa ti ha spinta a partecipare?

Nel 2017 ho partecipato a Miss Italia, un’esperienza indimenticabile che mi ha cambiata per sempre. Mi ha aiutata a credere in me stessa e in quello che sono. Lì ho capito che essere “diversi” non significa essere sbagliati. Mi sono fatta coraggio andando contro allo stereotipo della bellezza intesa come perfezione, che veniva solitamente richiesta dai concorsi. L’idea della sfida in questo senso mi aveva allettato e io volevo “vincere” anche la mia paura del non potercela fare. Avevo paura di non poter nemmeno partecipare se non fossi stata perfetta e … completa .

Poi, Miss Italia, devo ammettere sia stato un bello smacco per tutti quelli che mi prendevano in giro quando ero piccola.

Proprio grazie al mio messaggio “non mollare mai e andare avanti di fronte a ogni difficoltà” mi è stato consegnato questo titolo nazionale (Miss Coraggio).

 

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Da Miss, quali sono i tuoi segreti per restare in forma?

Prima di quest’anno non nascondo che ero una di quelle pigre seriali, ma da settembre mi sono iscritta in palestra, dove vado un paio di volte a settimana e frequento anche una scuola di hip-hop.

Raccontaci, fuori dallo scenario di Miss Italia, chi sei? Come ti ha cambiata quest’esperienza?

Quando non indosso la mia fascia da Miss sono una studentessa con delle grandi ambizioni e molto determinata, mi sono laureata a luglio di quest’anno (2020) e proprio in questi giorni ho ricevuto la notizia di essere riuscita a entrare alla magistrale di Fashion Studies, con lezioni e esami completamente in lingua inglese. Insomma non mi piacciono le cose semplici!
Miss Italia mi ha cambiata tanto. Prima mi vergognavo di quella che ero, adesso non ho più problemi a farmi vedere per quella che sono realmente. Pubblico foto su Instagram, vado in giro completamente senza protesi, proprio come mamma mi ha fatto.

 

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Com’è vista, secondo te, la disabilità in Italia e nel mondo?

Purtroppo i disabili non vengono considerati ancora come le altre persone e penso che il mondo stia iniziando adesso ad aprirsi verso questa tematica. Tra l’altro la mia tesi di laurea triennale parlava proprio di quanto fosse importante, anche la moda, nella disabilità.

I social per te sono uno strumento di lavoro. Quanto sono importanti e perché?

I social sono un ottimo vettore per farsi conoscere e soprattutto nel mio caso per far passare dei messaggi. Sono molto contenta di poter esprimermi e far vedere alle persone quelli che sono direttamente sui social. Poi è molto semplice interagire, tantissime persone con problemi di autostima o addirittura con la mia stessa sindrome mi scrivono. Alcuni sono più coraggiosi di altri, ma in genere molti si nascondono e non si accettano. Io cerco di dare un esempio anche grazie alla mia storia e alla mia esperienza. Spero di dare un po’ di forza e coraggio a chi mi guarda.

 

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Chi é la tua costante fonte d’ispirazione quotidiana? A chi vorresti assomigliare?

Amo molto la mia famiglia. I miei genitori hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre spronata a inseguire i miei sogni supportandomi. La mia fonte d’ispirazione e assolutamente mio padre. Lui è un grande uomo, un ingegnere. Lui ha inventato una branca chiamata ingegneria legale, che poi ha insegnato come master all’università di Firenze. Ha scritto tre libri e tutt’ora, all’età di 65 anni, non smette di insegnare e lavorare. Nella vita non si è mai fermato di fronte a nulla e ha tramandato questa cosa a me e a mio fratello, oltre ad averci fatto capire quanto sia fondamentale lo studio. Chi ci conosce entrambi dice che gli somiglio tanto, spero un giorno di diventare come lui e di avere gli stessi successi dalla vita.

Se si parla di progetti per il futuro, quali sono i tuoi sogni nel cassetto da realizzare?

Bella domanda! Nel futuro mi vedo molto una donna in carriera. Vorrei lavorare nel campo della moda, magari dirigere un’azienda. In più, ovviamente, vorrei anche una famiglia, ma quello verrà con il tempo. La cosa che sogno di più per il mio futuro è che il mio messaggio arrivi a più persone possibili e dia sostegno a chi ne ha bisogno.

Silvia Menon