Intervista a Paola Zannoner: “Il libro è uno strumento intergenerazionale”

Di Marcello Mazzari e Sandy Sciuto

Il 29 ottobre 2019 Paola Zannoner ha presentato presso il Teatro Machiavelli di Catania il suo ultimo libro “Il bardo e la regina” nell’evento organizzato dalla Mondadori Bookstore di Piazza Roma della città con la collaborazione del team del Catania Book Festival il cui leader Simone Dei Pieri ha condotto la manifestazione.

La scrittrice, esperta di letteratura ed una delle più importanti scrittrici italiane per ragazzi, ha all’attivo la pubblicazione di diversi libri tradotti in diversi paesi ed ha vinto nel 2018 il Premio Strega Ragazzi e Ragazze.

In occasione dell’evento, abbiamo conosciuto Paola Zannoner con la quale abbiamo scambiato due chiacchiere tra libri, giovani e William Shakespeare.

Benvenuta a Catania, Paola! Com’è essere qui soprattutto in occasione del Catania Book Festival?

Sono felicissima perché conoscevo già la città. Sono stata parecchie volte. Ho fatto in vari momenti incontri nelle scuole anche per iniziativa delle librerie. Ogni volta è un immenso piacere perché c’è un grande calore dei lettori e delle lettrici e poi per me è sempre confortante confrontarmi con gli insegnanti e gli operatori che lavorano con i libri e con la lettura perché c’è un riscontro positivissimo. I ragazzi sono sempre entusiasti di conoscere l’autore.

In occasione di questa data del Catania Book Days presenta “Il Bardo e la Regina”. Perché la scelta di un giovane William Shakespeare come protagonista?

Noi abbiamo sempre l’idea di questi grandi scrittori del passato come se fossero persone nate anziane, di grande autorevolezza e forse anche un po’ noiose. Ho voluto raccontare la storia di un giovane, quel che era William Shakespeare, quando è arrivato a Londra che aveva 21 anni e che ha costruito la sua carriera. Vedere un ragazzo, una persona normale che aveva anche poca cultura a differenza di altri autori, che aveva molte idee ed una grande immaginazione e alla fine è diventato quel che sappiamo. Spero che i giovani, i ragazzi e i lettori si affezionino a questo personaggio che in tutto il libro chiamo Will che altro non è che uno di noi.

A proposito di giovani, che adolescente è stata Paola Zannoner? Ha realizzato tutti i suoi sogni da giovane? C’è qualcosa che le manca della Paola ragazza?

Stiamo parlando proprio di altri anni e di altro secolo. Erano gli anni ’70 dello scorso secolo. Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente in cui per esempio andava di  moda il teatro. C’erano molti teatri e strutture. Quasi tutti facevamo teatro a scuola e anche questo era importante come leggere e andare in libreria. La cultura andava anche un po’ di moda. Bisognava leggere, formarsi e questo mi ha aiutata molto perché ero una ragazzina timida ed introversa. La lettura è stata quasi terapeutica perché mi ha permesso di fare viaggi, esperienze multiculturali ed esperienze nei pensieri di altre persone. All’epoca io facevo il liceo classico e ci consigliavano i classici ossia quelli della storia greca o romana mentre noi leggevamo i libri dei contemporanei come Calvino o Elsa Morante scambiandoci i libri tra noi ragazzi perché questo era un modo per riconoscerci e per fare gruppo avendo cose in comune. Negli anni ’70 avevamo anche dei registi e degli attori fenomenali, famosi in tutto il mondo. Credo di essere stata fortunata a crescere in un ambiente sociale e culturale che era estremamente stimolante.

E’ la vincitrice del Premio Strega Ragazzi e Ragazze 2018 ed è considerata una delle firme più note della letteratura italiana per ragazzi. Secondo lei cosa dobbiamo ancora imparare sui giovani e dai giovani?

Bisogna intanto cominciare da leggere dei libri non ai ragazzi come se fossero una somministrazione, una specie di ricetta, ma leggere con i ragazzi. I libri vanno letti insieme. Il libro deve essere uno strumento intergenerazionale. Sempre di più mi sto orientando a scrivere storie che non hanno una sezione di marketing ben precisa. I miei libri sono interessanti perché trasversali e si possono leggere ad età diverse. L’adulto lo legge con il ragazzo, i genitori lo leggono con i figli e finalmente il libro torna ad essere uno strumento di dialogo, quello che in fondo è sempre stato.

Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono provare a fare gli scrittori?

Si devono addestrarre. Che vuol dire? Come nello sport devono allenarsi, quindi leggere molto, leggere volentieri ed autori diversi, imparare dai maestri e dagli altri. Soprattutto allenarsi a scrivere ma non solo quando c’è l’obbligo, la consegna ma scrivere in libertà, scrivere pensieri tutti i santi giorni, avere un quadernino e segnare, annotare i pensieri perché la scrittura è un allenamento quotidiano.

Quali sono i progetti futuri?

(n.d.r. non so) E’ stato un anno duro di lavoro con “Il bardo e la regina”. L’abbiamo chiusto quest’estate ed io dovevo lavorare alla promozione. Forse c’è una storia in mente ma non ce l’ho ancora molto chiara.