Intervista a Marco Guazzone: “L’amore continua anche se finisce”

Una vita di e per la musica quella di Marco Guazzone che ben dieci anni fa ha iniziato il suo percorso artistico che lo ha portato oggi ad essere uno degli autori e cantanti più promettenti della scena musicale italiana.

I più lo ricorderanno per “Guasto”, brano presentato con gli STAG al Festival di Sanremo anni fa, ma Marco Guazzone è reduce da una nomination ai David Di Donatello nel 2018 e una ai Grammy nel 2020.

In questi anni, infatti, Marco Guazzone ha lavorato dietro le quinte scrivendo per altri e sempre con ottimi risultati e contemporaneamente ha lavorato su stesso in un processo di riappacificazione.

Il 30 ottobre 2020, però, Marco Guazzone ha rilasciato “Col senno di poi”, singolo del nuovo inizio e della rinascita e che vanta la produzione di Elisa.

La canzone racconta di un amore finito ed è inevitabilmente frutto di maliconia che per Guazzone “è la mia rovina ma anche la mia fortuna”.

Di amore, sogni e tanto altro ne abbiamo chiacchierato al telefono con Marco e sono stati i quasi 60 minuti più profondi e più sinceri di sempre.

Benvenuto a Social Up, Marco! Cosa è successo in questi anni in cui non abbiamo sentito tue canzoni nuove?

In realtà ho partecipato a diversi progetti. Ho fatto l’artigiano della musica. Ho seguito dove mi ha voluto portare la musica facendo dei viaggi incredibili che da un lato mi hanno allontanato dalla ribalta ma dall’altro mi hanno dato la possibilità di crescere tantissimo e di fare delle esperienze meravigliose nel mondo delle colonne sonore per cinema e tv ma anche come autore per altri cantanti.

Ho apprezzato questo percorso soprattutto perché non è stato pianificato ma è accaduto e mi ha fatto crescere tantissimo come cantautore. Mi piace vivere la musica così: senza confini, senza generi e senza contesti. Forse ciò genera un po’ di confusione alla gente abituata ad andare di fretta, però io penso poco alla forma e molto al contenuto che è la musica.

Hai scelto di tornare a cantare rilasciando “Con il senno di poi” nonostante l’emergenza sanitaria stia limando al “sistema musica”. Come mai?

Il periodo è incredibile. Ho scritto questa canzone qualche anno fa parlando della fine di una storia d’amore e quindi di un’impossibilità e di una distanza che crea una condizione nuova e un potersi ritrovare e amarsi di un amore nuovo.

Avendo vissuto come tutti questo periodo di confinamento che mi ha portato molto a riflettere e interiorizzare, è come se mi fossi ritrovato a pensare che questa canzone venisse un po’ dal futuro perché mi sembra quasi che parli di questo tempo e di farsi questa promessa di ritrovarsi, abbracciarsi e raggiungersi.

Questa canzone mi ha insegnato che le distanze sono necessarie e che il dolore ci fa crescere ma non per questo ci deve fermare.

Perché con te non ci sono gli STAG?

Come ho raccontato, ho sperimentato tanto in questi anni. Dopo dieci anni di musica e di esperienze, mi sono reso conto che la forma della band che ho mantenuto mi è servita per crescere e formarmi. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di espormi in prima persona sia dal punto di vista visivo sia dal punto di vista musicale.

Inoltre, ho compreso in questi anni che suonare con la band mi ha insegnato a lavorare in squadra ma mi è servita come scudo perché avevo paura ad espormi.

Adesso ho la stessa paura, ma è sana perché serve per apprezzare il momento che sto vivendo quindi è bella.

In tutto questo si è aggiunta la scoperta della danza, come si vede nel video, che è un percorso in solitario dato che è il mio corpo protagonista. Per tanti anni mi sono sentito troppo alto, magro e scoordinato per ballare eppure ho scoperto a trent’anni di avere il corpo come strumento per comunicare.

Il nuovo singolo è “Con il senno di poi”. Perché questo titolo?

Per me i titoli sono forse la parte più bella nel processo di creazione di una canzone perché è come se fossero la locandina di un film. Lo scrivo sempre per ultimo, infatti.

In questo caso credo che racchiude il concetto della canzone perché non svela nulla sulla storia, ma davvero con il senno di poi si potrebbe rifare ogni cosa. La verità è che se avessimo una macchina del tempo e provassimo a cambiare le cose del passato, non saremmo gli stessi che siamo oggi.

Il nostro passato nel bene e nel male ci ha resi chi siamo oggi ossia unici  e non si può edulcorare la nostra storia togliendo le cose negative.

Se sono qui a raccontare la fine di una storia così dolorosa è perché sono riuscito ad eleborarla come un vero e proprio lutto.

L’idea del pezzo è proprio questa: ricominciare a vivere perché c’è vita dopo l’amore che finisce però con uno sguardo nuovo.

Credo di avere imparato nella mia esperienza che con le persone che amiamo c’è vita anche quando ci si lascia: l’amore continua, anche se in una maniera diversa.

In questo desiderio di raccontare, ho omaggiato Eugenio Montale e la sua famosa poesia “Ho sceso dandoti il braccio..” che mi ha folgorato.

Qual è la tua definizione di Amore oggi?

Amore è libertà. E questo è un concetto nuovo che ho imparato negli ultimi anni. L’Amore è riuscire ad incastrarsi in un movimento che fa combaciare le menti e i cuori fino a comprendersi senza bloccarsi. La mia idea di Amore non passa dal possesso ossia dal tenersi ma nello sfiorarsi e danzare insieme.

L’espressione “Con il senno di poi” apre a pensieri e a scenari passati. Marco Guazzone è oggi una persona risolta?

Risolta direi di no altrimenti scriverei solo canzoni allegre (n.d.r. ride). Credo che mi risolvo a pezzi, a blocchi. Nel processo di risolvermi mi aiuta molto l’arte che è la mia forma di psicanalisi ossia di mettermi in discussione e di continuare questo processo di risoluzione. Non ci sono cose che mi bloccano. Ho forse paura di non ricordare.

“Con il senno di poi” vede la collaborazione con Elisa. Come vi siete conosciuti?

La storia è incredibile! Mi ha trovato lei. Nel 2014 mi ha inviato una mail scrivendo: “Ciao Marco, sono Elisa”. E io lì non capivo quale Elisa dato che non ho parenti né amici con questo nome. Continuando a leggere la mail ho capito. Raccontava che aveva ascoltato l’album, che aveva sentito i miei live e che mi voleva invitare a cantare ad una data del suo tour (n.d.r. al Lucca Summer Festival 2014) scegliendo di cantare insieme uno dei brani dell’altro.

Prima di essere un’artista, Elisa è una appassionata di musica perché ascolta, scopre, fa ricerca.

Ero già stato sorpreso dalla mail, ma l’approccio e il modo di suonare insieme mi ha confermato l’idea che avevo di lei. Di solito gli artisti che aprono i concerti non sono visti benissimo dai fans. Al Lucca Summer Festival, invece, prima che mi esibissi, Elisa è uscita, ha salutato i presenti e ha chiesto di ascoltarmi con educazione perché mi aveva scelto personalmente.

Ecco questo episodio dà il senso non solo della professionalità di Elisa, ma anche della sua umanità e della cura che mette in tutto e che fa la differenza nel suo essere artista.

Nel video ufficiale di “Col senno di poi” emerge ciò che oggi è la tua salvezza, ossia la danza. Quando hai scoperto la danza come forma di rinascita?

È avvenuta una metamorfosi. Mi sono sempre giudicato incapace di muovermi. Mi sono accorto che se danzo mentre canto, sono connesso. Nel passato se separavo la danza dalla mia passione, ero un pezzo di legno.

In questo processo di riappacificazione con me stesso, mi sono reso conto che per anni ho provato ad oscurarmi temendo che si concentrasse l’attenzione sulla mia fisicità e non sulle canzoni. Adesso ho fatto pace con me stesso e ho capito che la danza con dei contenuti, arricchisce la mia musica e anche me e che non c’è nulla di male se mi mostro.

La danza è la tua nuova dimensione. In cosa sei bravo e in cosa meno?

Ci tengo a precisare che il percorso che sto facendo è di teatro – danza. La mia è una ricerca del movimento dove ogni gesto ha un significato e racconta qualcosa. Non è muoversi per muoversi, ma muoversi per raccontare.

Ho fatto un percorso con il regista del video di ricerca e di sblocco del mio corpo che mi ha portato a ridisegnare la canzone usando un altro linguaggio.

Non sarei forte con le challenge di Tik Tok. Ho aperto un profilo su Tik Tok anche perché la danza è parte integrante del mio percorso di artista con la speranza di poter portare su questo social la danza intesa come movimento di raccontare.

Qual è il tuo rapporto con il successo?

Mi sento molto fortunato perché la mia passione si è trasformata in lavoro sin da subito.

La mia idea di successo personale sono i concerti: il giorno in cui arriverò a suonare così tanto da dirmi di avere bisogno di una vacanza. Ancora non è accaduto.

 In “Col senno di poi” parli di sogni. Quali sono i tuoi sogni adesso?

Ho un rapporto coi sogni molto importante. Ho scritto canzoni dopo averle sognate. Ho scoperto di essere un sognatore lucido.

Tra i sogni realizzabili per il futuro: tornare a cantare sul palco con questa novità che è la danza e danzare nella maniera più libera perché combatto ancora con me stesso.

Sandy Sciuto