Intervista a L’Elfo: da ragazzo di strada a rapper di successo

Sono così catanese che se mi devi parlare non capisco cosa dici se prima non dici mbare”.
Talento cristallino, spirito d’inventiva, ambizione e questo sconfinato senso di appartenenza per la propria città sono tutti elementi che possiamo trovare nel biglietto da visita di Luca Rosario Trischitta, rapper siciliano meglio conosciuto come L’Elfo.

Classe 1990, si è avvicinato alla cultura hip hop sin dai tempi della sua adolescenza, quando la passione per i graffiti lo ha portato ad impugnare pennarelli e bomboletta e a girovagare per Catania, luogo che ha marcato con un segno indelebile la sua sensibilità ed identità artistica. La cultura di strada è una ricorrenza frequente nei suoi testi, tanto da aver presto attirato l’attenzione del pubblico che ha da subito apprezzato la sua determinazione. Ma è grazie al freestyle che L’Elfo è riuscito a trovare la definitiva consacrazione; dopo essersi laureato per due volte campione regionale al Tecniche Perfette (2009 e 2013), si è sicuramente guadagnato una posizione di rilievo all’interno del palcoscenico del freestyle siciliano, diventandone il principale punto di riferimento. Questa escalation di successi lo ha catapultato con pieno merito a mettersi in gioco a livello nazionale nella terza edizione di MTV Spit, il contest riservato ai migliori freestyler italiani.

Insieme al beatmaker e amico di sempre Punch, nel 2009 L’Elfo ha fondato anche la crew Double Damage. Il duo si è rivelato immediatamente affiatato e propositivo, realizzando una manciata di singoli e un EP durante il primo anno di collaborazione. Ed è proprio da qui che si è diramata progressivamente la sua carriera da solista; nel 2014, il rapper catanese è approdato su tutti i Digital Store con il suo disco d’esordio, “L’ignorapper”.

Oltre ad essere finalista nell’ultima edizione del Mic Tyson, il 2017 si è rivelato un anno di intenso lavoro, attraverso il quale ha ulteriormente incrementato la propria notorietà, raccontando se stesso e la sua passione per Catania con alcuni singoli che gli hanno permesso di spopolare sulle piattaforme social e di ottenere dei grandi risultati. “Sangue Catanese”, uscito nel mese di gennaio, è stato il primo successo che ha aperto la strada ad altri pezzi estremamente apprezzati come “Principe”, “Fuoco dell’Etna”, “Atlante” e “Muerte”. Appena terminata l’estate, L’Elfo ha senza dubbio messo a segno il suo colpo migliore: “Pi tutti i carusi”, uscito sul suo canale Youtube e sulla sua pagina Facebook il 29 settembre. Il lancio di quest’ultimo singolo ha avuto un esito straordinario, ottenendo un incredibile boom di visualizzazioni, oltre 100 mila in poco più di una settimana. Con il 2018 in corso, il rapper è pronto a proseguire l’annata in grande stile, con qualche nuovo inedito da regalare al proprio pubblico. Tra i progetti futuri non è da escludere l’uscita di un nuovo disco.

Ma adesso bando alle presentazioni di rito e lasciamo che sia lui stesso a parlare di sé!

Com’è nata questa tua passione e come ti sei avvicinato al mondo della musica?

È iniziato tutto in maniera molto naturale. Erano i primi anni 2000 ed ero già parecchio affascinato dalla cultura hip hop; in quel periodo è esploso il mito di Eminem, in particolare con la canzone “My Name Is” che passavano spesso in radio e poi con il film “8 Mile”. Da quel momento è stato un continuo crescendo. Devo ringraziare tantissimo mia madre che me lo ha fatto conoscere e che ha da sempre sostenuto la mia passione.

Da cosa deriva la scelta del tuo nome d’arte? 

Risale ai tempi delle scuole medie. Ero un grande appassionato di graffiti e quindi avevo la necessità di scegliere una tag adeguata; la prima che ho utilizzato è stata “Rohan”, in omaggio a “Il Signore degli Anelli”. Insieme ad un amico, con il quale condividevo la passione per il fantasy, abbiamo poi pensato di italianizzare la scelta usando “L’Elfo”, per cercare di distinguermi e trovare qualcosa di unico. È un nome che mi sono subito cucito addosso anche per quella sorta di magia che mi piace ricreare nella mia musica.

Quando hai iniziato a fare della musica il tuo lavoro?

Ho iniziato ufficialmente nel 2007. Come spesso accade è iniziato tutto per gioco, trovandomi a fare freestyle con gli amici per il solo divertimento; mi viene difficile pensare ad un momento preciso in cui abbia preso la decisione. Pian piano mi sono accorto che questa poteva essere la mia strada.

Come hai vissuto le prime esperienze dal vivo?

Ho sempre cercato di mettermi in gioco dando tutto me stesso e per questo devo ringraziare le persone che mi hanno spinto e sostenuto in questo mio percorso. Durante la mia adolescenza, per molti sono sempre stato un punto di riferimento allo SQUIB di Catania, luogo di interesse storico per i giovani, tanto da poter contare su una vera e propria tifoseria. Una delle prime esperienze è stata al Tecniche Perfette di Palermo nel 2007; è stata una trasferta insidiosa ma è andata piuttosto bene.

Raccontaci la tua splendida cavalcata che ti ha portato fino ad MTV Spit. 

Prima di arrivare a Spit mi sono ritrovato ad affrontare un momento difficile sotto l’aspetto psicologico, dovuto principalmente al ricambio generazionale che la scena del rap e del freestyle italiano stavano subendo in quel periodo; è stata una fase di transizione in cui anche il pubblico si stava “svecchiando” ed era in cerca di qualcosa di nuovo. Il giorno della scadenza per mandare il video ad MTV per le gare di Roma, i miei due manager mi hanno aiutato e convinto a inviare la registrazione. Sono stato subito scelto, ma visto che i tempi erano molto ristretti, abbiamo deciso di partire in camper riuscendo ad arrivare fino alla tappa di Milano, vincendola e conquistando il pass per Spit. È stata un’avventura incredibile perché siamo partiti con zero aspettative e abbiamo finito col guadagnarci tutto sul palco.

Sei stato molto apprezzato per la tua performance a Spit. Che ricordo hai di quella esperienza e di quella battle persa contro Bles?

Il ricordo resta positivo perché quella sconfitta ha tuttora un sapore di vittoria. La battle è stata un po’ controversa, anche perché al mio avversario sono stati assegnati temi decisamente più semplici per affondare i colpi come uno stadio o un barcone pieno di clandestini; sfortuna a parte, credo di essermi comportato abbastanza bene, infatti ho ricevuto tanti apprezzamenti da colleghi e spettatori. Il fatto di esser stato l’unico concorrente ad accedere alla trasmissione per merito e senza invito mi gratifica ancora di più, per cui la soddisfazione per il risultato raggiunto non può che essere enorme.

Parliamo del tuo disco, “L’ignorapper”: cosa ti ha portato ad affrontare questo importante step per la tua carriera? 

Principalmente la necessità di sfruttare nell’immediato la notorietà acquisita con MTV Spit. Era un momento cruciale in cui dovevo approfittare della visibilità che avevo riscontrato anche a livello nazionale: la soluzione migliore è stata quella di produrre un disco, grazie anche al supporto di NelloProd. Era il 2014 e anche io stavo crescendo a livello professionale, per cui ho sentito il bisogno di creare un qualcosa con un’idea e un concetto che mi potessero contraddistinguere. L’ignorapper è nato per far ricredere quelle persone che pensano che il rap sia diventato una sorta di lezione universitaria, con troppa filosofia e giri di parole alle spalle; non dimentichiamoci che il rap ha origine dalla strada, dai ghetti e dalla povertà. Ho voluto creare questo connubio tra ignorante e rapper, sottolineando le mie origini e i miei valori che ritengo rispecchino in pieno anche quelli di questo genere musicale.

Nei tuoi ultimi singoli ti sei spesso divertito a raccontarti e soprattutto a raccontare la tua città, Catania, non rinunciando a rappare anche in siciliano. Come sei arrivato a scegliere questa strada? 

In passato ho ricevuto parecchie opinioni che mi suggerivano di estendere le tematiche che trattavo nelle mie canzoni, con l’intenzione di farmi distaccare un po’ dalla mia indole catanese. La verità è che io ho sempre fatto l’opposto di quello che mi è stato consigliato e non ho mai smesso di seguire il mio istinto. In quel momento ho sentito che era la cosa giusta da fare e così sono riuscito ad ottenere ancora più successo, facendo l’esatto contrario di quello che mi è stato proposto. Ho pensato quanto fosse importante per il pubblico avere un vero e proprio rappresentante catanese. E mi auguro di esserci riuscito.

In futuro continueremo a sentire parlare di te?

Assolutamente sì. Sono sempre attivo e pronto a lanciarmi verso nuove sfide.

Giuseppe Forte