Intervista a Enrico Bonadio: copyright, intelligenza artificiale e la Brexit

Enrico Bonadio è un avvocato che da quasi dieci anni insegna da Lecturer alla City Law School di Londra. È specializzato nel ramo del diritto della proprietà intellettuale.

In questa intervista ci ha raccontato il suo percorso e quanto incide il riconoscimento della proprietà intellettuale sui nuovi mezzi di comunicazione, il dietro le quinte del marchio registrato da Harry e Meghan e molto altro!

Prof. Bonadio, benvenuto a Social Up! Ci racconta il suo percorso professionale da Dottore in Legge fino ad essere Senior Lecturer della City Law of School?

Dunque, ho svolto la professione di avvocato nel settore della proprietà intellettuale fino al 2009. Nel frattempo, ho anche maturato la mia vocazione accademica facendo un dottorato di ricerca sempre nella stessa materia e poi nel 2009 ho deciso di fare domanda alle università anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna, mi fu offerto un posto in Scozia come Lecturer per questa materia. Dopo un anno in Scozia, decisi di andare a Londra accettando un’altra offerta da parte della City Law di Londra dove insegno da 9 anni e dove sono tuttora. Insegno e faccio ricerca nel campo del diritto della proprietà intellettuale.

Quanto è stato fondamentale specializzarsi in Diritto della proprietà intellettuale e copyright? Perché ha scelto proprio questo ramo del diritto?

Prima del 2009 lavoravo in quel settore. Da vent’anni ho interesse in tal senso e mi sono specializzato in questa materia. Avevo frequentato un Master a Torino, la materia mi piacque molto e sono rimasto nel settore. Continuo a fare ricerca, mi affascina tutta la proprietà intellettuale ed altri aspetti legati anche alla politica del copyright intellettuale.

A proposito del diritto sulla proprietà intellettuale e copyright, proviamo a parlarne rifacendoci a temi attuali. Come si atteggia il diritto rispetto ad un modo di comunicare basato su meme, foto e gif che spesso vengono create da uno e ricondivise da milioni di persone? Vi è il pericolo di perdere nel tempo il diritto d’autore?

Per quanto riguarda i meme ossia le parodie che inondano le nostre bacheche sui social network, devono essere considerati perlopiù leciti perché sono l’espressione di un libero pensiero, della creatività. Quindi le opere che vengono parodiate dai meme o che vengono utilizzate per fare ironia social sul web per adattare contenuti e dare delle interpretazioni simpatiche sono ritenute lecite dal diritto d’autore odierno in tanti paesi. Con specifico riferimento a questo settore, il diritto non può proibirle. Anche la recente direttiva sul copyright dell’anno scorso, contempla eccezioni che permettono l’utilizzo di opere dell’ingegno protette a questi fini parodistici sui social media. Il copyright può servire a proteggere questi meme che vengono fatti e diffusi sui social e non vedo una minaccia al diritto d’autore.

L’uso dei social è oramai un imperativo quotidiano delle nostre vite. Nonostante i vantaggi evidenti in termini di informazione, vi sono molti svantaggi quali la falsificazione dell’identità o il c.d. fenomeno dei “leoni da tastiera” ossia hater e troll. Come difendersi legalmente da queste “nuove realtà”?

Questa è una domanda che verte più sull’uso delle fake news e dell’odio online. Ci sono normative che sono state pensate tempo fa per comportamenti off line che possono essere adottate alla piattaforma online ai social media. Ad esempio i reati di diffamazione possono essere commessi on line. Fare un commento negativo sui social può essere represso utilizzando le norme che sono già state pensate per gli stili di vita.

Per quanto riguarda le fake news, questo è un fenomeno diverso. Sulle fake news ci vorrà un intervento legislativo prima o poi che le reprima in modo più efficace proprio perché vengono create con lo specifico intendo di ingannare, di far credere ai lettori e agli internauti storie che non sono vere.

Parliamo del lavoro fatto finora dal legislatore nazionale ed europeo in fatto di normativa sul diritto della proprietà intellettuale e copyright. Quali sono le peculiarità della disciplina? Quali sono secondo lei i vuoti normativi da colmare?

A livello europeo, direttive e regolamenti sono stati introdotti negli ultimi anni e regolano la materia in moltissimi aspetti. Con rifeirmento al diritto d’autore ci sono ancora alcune che possono essere colmate. La direttiva copyright dell’anno scorso non ha dato tutte le risposte che ci si aspettava.

Secondo me dovrà essere colmato un vuoto per quanto riguarda le ripercussioni che avrà lo sviluppo ulteriore dell’intelligenza artificiale. Per intelligenza artificiale mi riferisco a quelle tecnologie che tuttora creano. Abbiamo ora musica, letteratura, giornalismo, arte visiva creati da macchine, da computer, da algoritmo che si sostituiscono alla creatività umana. Più andremo avanti col progresso tecnologico, più vedremo avanti queste tecnologie. Si pone quindi la domanda: chi è l’autore di queste opere create dalla macchina? Ci si fa questa domanda perché la macchina crea senza un sostanziale input umano. Ossia il programmatore crea la macchina dotata di algoritmi  la quale a sua volta crea indipendentemente da quanto può immaginare l’uomo. È un vuoto abbastanza rilevante, devo dire, sia in materia di copyryght sia in materia di brevetti. Infatti, tuttora le macchine producono invenzioni, soluzioni tecnologiche nuove. Chi è l’inventore? A chi dare questo brevetto? All’inventore della macchina? All’utilizzatore? A colui al quale ha fatto il training alla macchina? Sono domande aperte la cui risposta ancora non c’è. Io credo che la prossima sfida sarà trovare delle risposte.

Addentriamoci in ambito Brexit e nel nuovo rapporto che dovrà instaurarsi tra Unione Europea e Regno Unito. Quanto e in che modo questa “rottura” inciderà sulla garanzia e la tutela del copyright e della proprietà intellettuale nel Regno Unito? Quali misure si stanno adottando?

Ancora non si può rispondere con precisione perché tutto dipenderà dalle negioziazioni che inizieranno fra qualche settimana. La decisione del Regno Unito di uscire dal mercato interno pone delle problematiche in materia di copyright e brevetti quindi saranno ci saranno una miriade di questioni da affrontare. È probabile adotteranno misure diverse dall’UE per mantenere distacco ma questo vorrà dire una maggiore chiusura dal mercato alle merci  e ai servizi britannici. Si discuteva da qualche anno del brevetto europeo. La Brevit insieme ad altri fatto ha sospeso i prepartivi per arrivare ad un brevetto unico europeo e ad una Corte unica europea che possa dirimere le controversie a livello europeo.

Uno dei tanti aspetti è quello delle indicazioni geografiche che stanno tanto a cuore a paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna che investono tanto in prodotti tipici. Mi riferisco a prodotti di denominazione protetta come Parmigiano, Prosciutto di Parma, Champagne, il formaggio Feta della Grecia. Ovviamente, uscendo dall’unione, il Regno Unito dovrà chiedersi se proteggere allo stesso livello forte questi nomi geografici dopo la Brexit. Questo sarà sul tavolo delle negoziazioni e i negoziatori britannici proveranno ad usare le indicazioni geografiche come un’arma per ottenere altri vantaggi.

Il 2020 ha sconvolto Buckingham Palace: Harry e Meghan hanno rinunciato al titolo reale. Si vocifera della creazione di un marchio coi loro nomi, ma non è stato più menzionato. Lei cosa sa della vicenda?

Ho scritto un breve articolo sull’argomento. Hanno depositato un marchio nell’estate del 2019. In tempi non sospetti. Qualche voce si è levata sostenendo che quel deposito fu fatto con la consapevolezza che prima o poi i due giovani reali avrebbero preso la decisione di lasciare la vita reale. Quindi, pare proprio che la Regina Elisabetta abbia preso la dicesione di impedire di utilizzare il titolo di Sua altezza reale. Non si sa ancora se potranno utilizzare i titoli di Duca e Duchessa. Se accadesse, dato che i marchi sono stati depositati con questi titoli, potrebbero trovarsi suscettibili di attacco e di invalidità. Non essendo più duchi, vi può essere una revoca nel caso in cui sia concesso. Ciò dal punto di vista giuridico.

Ci sono stati degli episodi di parassitismo perché nei giorni successivi alla notizia del loro distacco dalla famiglia reale ci sono stati molti depositi di marchi aventi ad oggetto questo nome in diversi Paesi.

Dal punto di vista economico, il loro brand vale e pure molto. Avranno già pensato ai loro consulenti di marketing e di immagine. Faranno strategie per l’utilizzo del loro brand che è potenzialmente una montagna d’oro.

Prima di salutarla, ci permetta di scherzare. Prof. Bonadio, lei lavora nel Regno Unito ma è italiano. Dopo il Brexit Day, che fine farà?

Ho preso la cittadinanza britannica l’anno scorso (n.d.r. sorride). Non mi riguarda! (n.d.r. sorride ancora). Sono un suddito di Sua Maestà Regina Elisabetta II!

In ogni caso chi è già qui non avrà problemi, le regole cambieranno per chi verrà dopo la Brexit.

Sandy Sciuto