Intervista a Elena Caricasole: poivorrei è passato da Instagram alle librerie

All’anagrafe sono rispettivamente Elena, Sofia e Lidia Caricasole, tre sorelle italiane under 30 dislocate in giro per il mondo ad inseguire i propri sogni.

Su internet da marzo in poi sono il progetto social poivorrei, un sito e una pagina Instagram (che ad oggi conta 460 mila follower) nate dall’ingegno delle tre sorelle che hanno pensato che durante un periodo di quarantena domiciliare non vi era cosa migliore perché libera e spontanea di creare un sito dove ogni utente potesse inserire il proprio desiderio una volta uscito di casa.

Complice sia la bravura delle tre sia la condivisione ingenua di Cesare Cremonini, ma tant’è che poivorrei è diventato un brand che ad oggi vanta una comunity e un merchandising con magliette.

Ma vi è di più! Conquistati dall’idea, la casa editrice DeAgostini ha contattato le tre con le quali ha realizzato un libro raccoltato dei poivorrei più belli per non dimenticare cosa è stato, pubblicato il 21 luglio.

Al telefono con Elena, la più grande delle tre, ci siamo fatti raccontare tutto, messaggiata con Cesare compresa e poi ci siamo complimentati perché a chi dice che i giovani italiani sono improduttivi, bamboccioni e scansafatiche, le tre sorelle Caricasole hanno dato una bella risposta.

Benvenute in Social Up! Ragazze siamo stati tutti in lockdown, ma voi avete avuto un’idea che oggi è diventato un vero brand, uno stile di vita. Da cosa vi siete fatte ispirare? Com’è nata l’idea?

Il progetto è nato in maniera spontanea e no profile. Il nostro obiettivo non era diventare famose, ma creare uno spazio in cui le persone potessero sentirsi un po’ più vicine visto che eravamo chiusi in casa e distanziati.

Siamo tre sorelle. Io che ho 28 anni, Sofia che ne ha 25 e Lidia, la più piccola che ne ha 23. Eravamo sparpagliate in giro per il mondo all’inizio perché Lidia era a New York perché studia lì, Sofia vive in Svezia ed io a Verona.

Distanziamento all’ennesima potenza.

È nato tutto da una lista personale di cose che c’eravamo segnate, anche le cose più sciocche. Da lì abbiamo creato il progetto. Io ho uno studio di grafica, Sofia fa la digital strategist quindi anche lei ne sa un po’. Abbiamo unito le nostre competenze e siamo partite. Abbiamo aperto questo sito molto semplice da usare. Così abbiamo collezionato più di 90.000 desideri.

Quali sono i poivorrei che vi hanno più emozionate?

Ce ne sono molti. In particolar modo quelli delle mamme che hanno messo al mondo i loro bambini e non potevano farli conoscere al nonno, ad esempio. Molte donne ci hanno scritto dicendo che avrebbero voluto far conoscere il proprio figlio o figlia ai parenti e amici.

Molte persone ci hanno scritto dicendo che vorrebbero lavorare su se stesse. È stata una presa di coscienza per molti fermarsi in questo modo e fare il punto sulla propria vita.

Ci hanno dato da pensare anche le persone che non sono più potute tornare a casa. Cose semplici che non erano più tanto scontate.

Tra i tanti poivorrei è arrivato anche quello di Cesare Cremonini e da lì il progetto è stato sdoganato. Vi siete sentiti in separata sede?

È arrivato il poivorrei di un ragazzo che voleva andare ad un concerto di Cesare Cremonini. Abbiamo trovato simpatica questa cosa anche perché a nostra volta fan di Cesare fin da piccole, e ingenuamente abbiamo taggato Cesare ed è esploso il mondo la mattina dopo.

Ci siamo sentiti dopo! È stato abbastanza divertente perché ho trovato sul cellulare una notifica quale “Cesare Cremonini vuole inviarti un messaggio”. Ho impiegato dieci secondi a realizzare. Era lui che ci teneva d’occhio e vedeva che crescevamo. Un pomeriggio siamo rimaste lì a chiacchierare via messaggio e così gli abbiamo raccontato com’era nato il tutto. Era gasato parecchio anche lui. È una bella persona, molto piacevole e carina.

Avete raccolto i poivorrei degli italiani di tutte le età. Ma quali sono i vostri poivorrei?

Eh, questa è un’ottima domanda. Il mio poivorrei iniziale era molto semplice ossia “vorrei ballare in una piazza”. Adesso sarei più umile ossia “poi vorrei una vacanza” perché questo lockdown è stato particolarmente impegnativo (ndr. ride).

Da semplice sito, siete diventati una pagina Instagram, delle magliette e dal 21 luglio anche un libro. Ci svelate il dietro le quinte di come si riesce a fare marketing?

È stata una cosa inaspettata, ma anche nata in assenza di risorse. Io ero chiusa in casa senza una stampante né una macchina fotografica perché avevo lasciato tutto in studio. Sofia aveva una mini stampante termica che stampa scontrini. Per creare l’immagine di poivorrei, abbiamo dovuto scervellarci anche per dare dei contenuti di qualità con i pochi mezzi che avevamo in casa. Ne abbiamo fatto di ogni.

È stato interessante anche vedere come spesso meno mezzi hai, più riesci a trovare delle soluzioni originali senza volerlo.

Posso capire che il profilo Instagram sembri una scemata, ma gestire una community di più di 400 mila persone è molto impegnativo. Hai una frequenza di informazioni veramente altissima. E mettere su un merchandising di magliette in lockdown è stata un’impresa.

Abbiamo avuto tutte le sfighe di questo mondo! Questo progetto ci ha insegnato a gestire ogni problematica da tutti i punti di vista.

Parliamo del libro “poivorrei” edito da DeAgostini, com’è avvenuto l’incontro tra voi e l’editore?

Noi avevamo il desiderio di fare il libro, in realtà. Ci sentivamo talmente piccole però che non avevamo idea che potesse arrivare una casa editrice da noi a proporlo. Non sapevamo bene come muoverci.

Immagina la sorpresa quando ci siamo trovate una mail in cui loro ci proponevano un incontro. La casa editrice ci ha scoperte con Cesare Cremonini, di preciso una ragazza del team DeAgostini. Ci ha tenuto d’occhio finchè non abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Come avete scelto i poivorrei da inserire nel libro?

È stata una faticaccia! La cosa bella di poivorrei è che ha partecipato davvero chiunque. Volevamo fosse un riassunto ma anche una fonte di ispirazione per i più. Ci sembrava giusto coinvolgere tutte le età. Ne abbiamo inseriti 1.500 che sono già tanti, ma ne avevamo più di 90.000.

Abbiamo passato le giornate a leggerle, scegliendo quelli più originali o quelli che più si ripetono.

Il lockdown si è concluso il 18 maggio. Ricevete ancora poivorrei?

Arrivano ancora tantissimi poivorrei. Incredibilmente. Soprattutto arrivano le foto di chi ha realizzato i suoi poivorrei.

Quanti poivorrei avete realizzato voi?

Siamo riuscite a passare del tempo insieme, andare al mare. Sofia e Lidia sono ritornate in Italia. Un po’ di poivorrei li abbiamo esauditi.

Cosa c’è in serbo nei prossimi mesi?

Il terzo desiderio sarebbe una mostra. Ci piacerebbe che tutti questi poivorrei venissero raccolti in un’unica sala e far sì che questi pensieri nati durante l’imposizione del distanziamento sociale portino ad unirsi in un unico posto come una mostra.

È un po’ impegnativo e se non dovessimo riuscirci ci piacerebbe creare un mini evento in cui incontrarci con tutti quelli che hanno contribuito.

Sandy Sciuto