Intervista a David Coco: il cinema e la coercizione psicologica della mafia

Attore catanese, David Coco è stato ospite del Catania Film Fest 2019, ottava edizione, tenutosi dal 3 al 6 Aprile al Cineteatro Odeon di Catania. Durante la kermesse ha ricevuto il Premio Speciale per la sua interpretazione nel cortometraggio “U Muschittieri”, regia di Vito Palumbo, consegnatogli nell’ultima serata del festival da Rosario Cunsolo, Presidente dell’ Associazione Antiracket Antiusura Libera Impresa.

Attore di teatro, televisione e cinema, David Coco, che si è sempre distinto per la professionalità e la forza espressiva dei personaggi da lui interpretati, sul grande schermo è stato Leonardo Vitale in “L’uomo di vetro”.

Social up Magazine lo ha intervistato per voi.

Salve David, parliamo innanzitutto del corto “U Muschittieri”, presentato qui all’ottava edizione del Gold Elephant World. Che ruolo interpreti in questo cortometraggio?

Sono il padre del piccolo Giovanni Falcone. “U Muschittieri” è incentrato su una piccola storia che racconta di un bambino (Giovanni Falcone), che si diverte e gioca a fare il moschettiere ed è portato ad affrontare la sua “prima grande sfida”, che è quella nei confronti di un pupo del presepe, il guercio che egli avverte come minaccioso. In questa figura riconosce presto tutta una serie di “cattivi”, quasi a volere identificare in quel personaggio il concetto mafia, una realtà che percepisce intorno a se, perché ne sente parlare dai genitori, che ad esempio gli raccontano di queste persone cattive che commettono delle azioni malvagie. Quindi, una metafora di ciò che poi sarà la lotta alla mafia, che poi Giovanni Falcone, da grande, condurrà.Risultati immagini per u muschittieri

Cosa puoi dirci, invece, di “L’ Uomo di Vetro”?

“L‘uomo di vetro” è un film che racconta la storia di un uomo che perde la sua identità in un contesto che si accorge non appartenergli. “U Muschittieri”, invece, racconta la storia di un bambino che si accorge del contesto in cui sta vivendo. Entrambi i film raccontano un po’ quello che è la coercizione psicologica del fenomeno mafioso. Leonardo Vitale è un uomo che nasce e cresce in una famiglia mafiosa, che per diventare uomo sa che l’unica possibilità che ha è quella di diventare mafioso. Queste sono le regole della sua vita, della sua famiglia, del contesto in cui è nato e cresciuto. Nel momento in cui diventa mafioso – perché Leonardo Vitale commette degli omicidi – si rende conto che quella identità non gli appartiene. Si rende conto di essere stonato in quel contesto e inizia un calvario, che durerà più di dieci anni, in cui cercherà di raccontare l’organigramma della mafia, di denunciare i mafiosi e la loro organizzazione, ma gli sarà molto difficile, perché troverà persone che per pavidità non gli crederanno e altri che per convenienza lo ignoreranno e preferiranno che lui venga considerato pazzo. Ciò comporta che la sua identità sia molto fragile, come il vetro. Il film pone una riflessione sul fatto che la lunga mano della mafia vada al di là dell’esistenza oggettiva delle organizzazioni criminali, che compiono violenze, perché produce un terrorismo psicologico destinato ad incidere sulla soggettività stessa di tutti coloro che si vi si ritrovano in contatto.

Anche “U Muschittieri” racconta questa atmosfera, percepibile perfino da un bambino che la vive e la sente intorno a se. In questo caso, il piccolo protagonista, si forma dalla parte del bene: vuole combatterla e impara ad affrontare le proprie paure. Impara a non avere paura di avere paura; ad affrontare questi giganti mostruosi, che spesso sembrano imbattibili.

Qual è il tuo rapporto con il teatro?

Il mio rapporto con il teatro è credo il rapporto del bambino con la madre. E’ dove sono cresciuto. Dove vado a ricordarmi come si fa questo lavoro, per cui è un rapporto di grande amore e di grande rispetto. Rimane sempre, per il mio pensiero, la casa principale dell’attore.

I prossimi progetti?

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Visto che parliamo di teatro, ce ne sarebbero due che sono già in scena: “Chi vive giace”, un testo di Roberto Alajmo con la regia di Armando Pugliese, che abbiamo fatto quest’anno al Teatro Biondo di Palermo. Siamo stati poi stati a Napoli e dovremmo riprenderlo ad inizio stagione prossima.

Un altro è “La creatura del desiderio” di Andrea Camilleri, con regia di Giuseppe Di Pasquale e anche questo sarà ripreso la prossima stagione.

Poi “Lampedusa”, un testo molto bello, con la regia di Giampiero Borgia.

Mentre per quanto riguarda la televisione, una serie tv che si intitola “Le avventure di Irma” per la Rai. Per il cinema un film che ho finito di girare la scorsa settimana, il “Delitto Mattarella” dove interpreto Piersanti Mattarella.

Francesco Bellia