Intervista a Beppe Stanco: “La musica è l’unica cosa che fa per me!”

Beppe Stanco, cantautore e produttore, nonché direttore Artistico di vari festival in Italia e in America ritorna sul panorama musicale italiano come cantautore, con la canzone “Al Primo Piano”. Dolce, intima e melodica: “Al Primo Piano” è il riflesso di una vita frenetica in cui l’autore si rivede quotidianamente. Noi di Social Up abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di farci raccontare qualche curiosità in più.

Curiosi? Venite con noi.

Ciao Beppe, come stai? “Al primo piano” – è una canzone controcorrente. E’ molto diversa da tutte le canzoni che l’estate 2019 ci ha portato: lenta, intima e introspettiva. Come la definiresti?

Ciao a tutti voi. Lo so, era quello che volevo! Devi sapere che io, oltre che cantautore sono un produttore, quindi ho tendenzialmente a disposizione tutti i suoni possibili nel mio studio. Sono sempre stato quello del “lap-tempo”, quindi canzoni veloci come possono essere quelle reggaeton. Il mio pensiero, però, è stato: chi me lo fa fare di andare a far concorrenza ad artisti come J-Ax o Elettra Lamborghini? Sono nomi immensi e ho pensato che la canzone sarebbe diventata l’ennesima proposta estiva. Non volevo questo e ho cercato di far sì che la canzone avesse un gusto controcorrente sebbene con un ritmo ben preciso.

E’ anche chiaro allora il motivo per cui tu abbia scelto uno strumento acustico per tutto il brano…

Si esattamente. Mi fa piacere che si sia notata la scelta. Ho deciso di accompagnare la canzone con una chitarra acustica, che è praticamente l’opposto di quello che sentiamo noi tutti i giorni. Ho voluto suonare tutto il brano, tranne per quanto riguarda la batteria, proprio perché si sente meno al giorno d’oggi. Ha qualcosa di diverso come le canzoni di una volta, qualcosa che non è possibile rifare uguale come per quanto riguarda i suoni elettronici. Quello che volevo fare con questo brano è questo: realizzare una canzone che fosse nel tempo sempre nuova e fresca. Vorrei poterla ascoltare tra anni e dirmi: “è ancora un bel pezzo!”.

Quindi “Al Primo Piano” come è nata? E’ pura e sa di autobiografia, o mi sbaglio?

Penso che ogni canzone debba sapere di qualcosa di vissuto e quindi autobiografico. Ad esempio raccontare la storia di un tuo amico che quindi hai vissuto anche tu è più che lecito. Al contrario, non credo molto nelle canzoni studiate e scritte a tavolino solo per andare in radio: c’è molta meno verità. Seppur il testo si ripeta, dalla seconda strofa in poi, ogni volta che l’ascolto carpisco sempre qualcosa di nuovo. E’, quindi, sicuramente abbastanza autobiografica. Io vivo una vita molto frenetica, mi sono trasferito dalla Puglia a Milano circa 15 anni fa e ora vivo la metropoli come seconda casa e con tutta la sua velocità. La mia vita è sempre in evoluzione e questo ti distoglie dalla vita “comune” quindi quella vita fatta di matrimonio e figli…(che non è in senso negativo anzi). Arrivato ai quaranta, che come dice mio padre sono i nuovi venti, inizio a tirare qualche somma e a capire cosa sto facendo nella vita. Io penso di essere rimasto al primo piano, ovvero quel piano in cui non sono mai riuscito a concretizzare convivenze, matrimonio o altro. Questo perché non ti lasci coinvolgere del tutto nella concretezza. E’ sicuramente un testo che racconta qualcosa.

Anche il videoclip è straordinario dal punto di vista cinematografico. So che la regia del video è stata affidata a Cesare Rascel. Come è nata l’idea della scenografia?

E’ una canzone generazionale e parla appunto di una generazione. Parla di gente che non si lascia andare e quindi dico “non siamo giovani per sempre” come per dire “datti una mossa!”. Infatti, abbiamo realizzato un videoclip che fosse una sorta di presentazione di una canzone per film. Siamo andati a Roma a girare le scene e chissà… magari ci uscirà davvero un film con titolo “Al Primo Piano”.

So che oltre un cantautore, sei anche il produttore e fondatore dell’etichetta discografica Beat Sound. Sei anche direttore artistico di vari festival in Italia e in America, (Premio Lunezia,  NYCanta e Special Festival in collaborazione con Annfas). Quindi in realtà hai un percorso artistico variegato…

Si decisamente, vivo di questo lavoro quindi senza la produzione non sarei qui. Sicuramente noi produttori nasciamo come cantanti, quindi da un talento artistico. Mi sono reso conto della difficoltà di vivere di solo cantautorato e allo stesso tempo ho capito di essere bravo nel settore della produzione. Per me pubblicare un disco mio o quello di un altro artista è come se fosse la stessa cosa: è una goduria in ogni caso. Ho prodotto la canzone “Sospeso” per il ponte Morandi a Genova e l’ho vissuta come se fosse tutta mia. Ho fatto tante produzioni e crescendo sono entrato anche nella dimensione dei Festival. Il Festival Lunezia è nato con Fabrizio De Andrè mentre lo Special Festival è in collaborazione anche con Annfas e lavoriamo con ragazzi disabili e artisti famosi. Collaborano e salgono sul palco insieme e posso assicurare che è davvero bellissimo. C’è un lavoro sociale e musicale non indifferente. Inoltre, da quest’anno ho assunto anche la direzione del Festival della Musica Italiana di New York con Cesare Rascel, collega newyorkese e produttore anche del mio video.

Quindi in realtà ci sono tanti progetti tra le mani…

Sì, assolutamente. Ed ora si è aggiunto anche il brano “Al Primo Piano”. Lo chiamo brano e non singolo perché non mi piace l’idea commerciale di questo termine. Per me è naturale scrivere una canzone e pubblicarla e quindi non penso alla classifica o altro. Poi ovvio che mi fa piacere vedere e sentire i miei brani in radio, ma non è la mia priorità. Il mio lavoro è per me naturale. I numeri sono importanti e sicuramente aprono possibilità. Ma sono arrivato ai quarantanni e ho fatto quasi tutto. Sono semplicemente contento se viene apprezzato il mio lavoro. Continuerò a fare musica perché non so fare altro. Sto tutti i giorni in studio e per me non c’è cosa più normale, semplice e quotidiana per me. Questa è la mia vita oltre che il mio lavoro.

Hai avuto un periodo di stop in cui ti sei dedicato alla scrittura per altri artisti. Ora sei uscito con un nuovo brano realizzato e prodotto da te. Cosa ti ha spinto ad avere questa necessità di tenere per te questa canzone?

Mi ha spinto il fatto che me la sentivo molto addosso. Ultimamente mi sono reso conto che alla fine, quando lavori con gli altri e per gli altri, a volte non apprezzano il lavoro che stai facendo. Avevo bisogno di fare una cosa mia. Mi sono preso del tempo per concentrarmi su di me e su questa canzone. Di base ho scritto per tanti artisti, come ad esempio gli ultimi due brani degli Sugar Free, ma anche perché è nato un bel rapporto di amicizia. Normalmente non passo il tempo a dare o scrivere canzoni agli altri: questo è il ruolo degli autori. Però sicuramente avevo bisogno di qualcosa di mio in questo momento.

Quindi sei un musicista a 360 gradi: da cantautore a produttore, a direttore artistico. La musica sarà sempre nel tuo futuro?

Quello sicuro al 100% perché non so fare altro e siccome non so fare altro faccio il cantautore e produttore! A parte gli scherzi, questa canzone sta piacendo ed è indipendente: l’ho fatta io e l’etichetta discografica è mia quindi non ci sono vincoli discografici. Non seguo schemi radiofonici quindi quello che viene viene. Mi piace essere indipendente e pensare di poter vivere quello che arriva. Conosco tantissimi cantanti e quando escono i loro nuovi singoli hanno mille aspettative, non vedono l’ora di fare autografi. La maggior parte purtroppo lo fa per quello, ma questo è completamente sbagliato. E’ la mia musica quella che mi rimane ed è la parte migliore.

Pensi di continuare a scrivere e produrre canzoni anche per te stesso come hai fatto con “Al Primo Piano”?

Sì, certo. Il mio obiettivo ora è quello di raccontare cose vere per le persone. Fatti accaduti e vissuti: questo è quello che mi interessa. Ho deciso di produrre, fin quando avrò voglia, canzoni che narrino verità. Questo è il mio scopo.

Valentina Brini