In Spagna intralciare una donna che vuole abortire diventerà reato

Negli Stati Uniti d’America, diversi stati stanno sempre più incrementando misure restrittive contro l’aborto. In Oklahoma e in Texas esistono leggi antiabortiste che danno, di fatto, l’autorizzazione a qualsiasi cittadino di denunciare chiunque decida di abortire o di aiutare a farlo. In Europa, invece, il Partito socialista spagnolo di Sánchez ha promosso una legge del tutto diversa.

Dopo aver ottenuto il favore della Camera, lo scorso mercoledì 6 aprile il Senato spagnolo ha approvato la legge che considera reato intralciare una donna che abbia deciso di abortire.

In un contesto fortemente cattolico, come quello spagnolo, le posizioni antiabortiste sono sempre state presenti. Tra l’altro, il tema dell’aborto legale in Spagna è ancora relativamente recente.

Infatti, la depenalizzazione dell’aborto su richiesta – fino alla quattordicesima settimana di gestazione – era avvenuta solo nel 2010. Fino a quel momento era possibile decidere di abortire solo in caso di stupro, rischio di vita della mamma e malformazione del feto. Sono passati 12 anni, e le proteste contro l’interruzione volontaria di gravidanza non hanno smesso di cessare in Spagna.

In particolar modo, queste sono presenti fuori dalle cliniche adibite per consentire alle donne di abortire.

Diversi movimenti antiabortisti si riuniscono proprio in quei luoghi cercando giustificazioni e motivazioni utili al fine di dissuadere la donna dal compiere la scelta per la quale si è recata proprio in quella clinica. Praticando così, una vera e propria forma di molestia contro una persona che ha liberamente deciso che cosa fare con il proprio corpo.

In effetti, stando a quanto rilasciato dall’Associazione spagnola che riunisce tutte le cliniche accreditate per l’interruzione di gravidanza – si legge da IlPost.itl’89% delle donne che hanno abortito in Spagna si sono sentite molestate e nel 66% dei casi, addirittura minacciate.

Questa è una delle ragioni per cui, dall’entrata in vigore della nuova legge, chiunque pratichi “atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi che ledano” la libertà di una donna sarà legalmente punito. Si parla di un periodo di reclusione che va dai 3 mesi ad un anno. A seconda dei casi è previsto anche lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità.

Oltre che alle manifestazioni antiabortiste, le donne – spagnole e non solo – devono fare i conti con gli obiettori di coscienza.

Il grande passo in avanti della nuova legge spagnola si scontra comunque con l’obiezione di coscienza di molti medici. Questa consiste nel rifiuto da parte del dottore di compiere atti, prescritti dall’ordinamento giuridico, ma contrari alle sue convinzioni ideologiche, politiche, religiose.

La ministra spagnola dell’Uguaglianza, Irene Montero, aveva già sollevato un anno fa la questione. Ripensando una legge sull’aborto che non solo limitasse l’obiezione di coscienza del personale sanitario, ma che eliminasse anche il consenso dei genitori per i minori che intendano abortire. La Montero parlò anche dell’eliminazione dei tre giorni di riflessione prima dell’interruzione della gravidanza. Considerando il fatto che una donna che abbia deciso di compiere una simile scelta, non abbia bisogno di “supervisione”.

Contro di lei si schierarono diversi medici, i quali posero l’accento sul diritto legittimo dell’obiezione di coscienza e colpevolizzarono la Montero di averli resi il capro espiatorio di un sistema sanitario non funzionante.

In Italia, secondo la “Relazione del ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza legge”:

“Nel 2019 le Regioni hanno riferito che ha presentato obiezione di coscienza il 67,0% dei ginecologi, il 43,5% degli anestesisti e il 37,6% del personale non medico, valori in leggera diminuzione rispetto a quelli riportati per il 2018 e che presentano ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie”.

Percentuali ancora troppo elevate che disincentivano in qualche misura una donna dal potere usufruire di un suo diritto fondamentale. La Spagna dal canto suo, sta cercando mediante la nuova legge in materia di aborto, di venire incontro alle esigenze di tutte le donne. Soprattutto a coloro le quali si sono sentite discriminate per una volontà che non deve essere giudizio di nessuno, se non della donna interessata.

L’intralcio all’aborto era già un reato anche in Francia, Paese in cui tale legge era stata approvata nel 1993. Nel 2017, poi, l’Assemblée Nationale ha esteso questo reato anche i siti internet che trattano di disinformazione sull’aborto.

 

Giulia Grasso