In ricordo di Gene Wilder: lo “stralunato” maestro della risata

All’età di 83 anni si spegne l’attore, regista e sceneggiatore Jerome Silberman, in arte Gene Wilder, che già da  diverso tempo soffriva di alzheimer. La sua carriera è costellata da numerose interpretazioni che hanno lasciato il segno nel mondo del cinema. In questo articolo cercheremo di ripercorrerne alcune per ricordare questo artista dallo sguardo “stralunato” che grazie al suo talento ha fatto ridere intere generazioni.

Primo tra tutti il ruolo di Willy Wonka nel film “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” del 71’. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto eguagliarlo nel mettere in scena questo personaggio. L’interpretazione di Johnny Deep nel remake burtoniano del 2005, è, infatti,  volutamente lontana dallo spirito originale del romanzo da cui è tratta la storia, che Wilder invece coglie alla perfezione.

Nell’opera di Roahl Dahl il padrone della fabbrica di dolciumi (Wonka)  è un uomo energico, eccentrico, estremamente ironico anche in situazioni in cui non ci sarebbe nulla da ridere, creativo ed esuberante, al punto da sembrare a volte un po’ folle; ma è in fondo anche una figura paterna per il piccolo Charlie, che a dispetto della sua condizione di povertà (tutti gli altri bambini vincitori sono ricchi e viziati) trova il biglietto d’oro che lo porta nella straordinaria Fabbrica di Cioccolato, un mondo in cui ogni meraviglia sembra possibile. Wilder si cala perfettamente nella parte e il suo sguardo azzurro, un po’ sognante sembra incarnare la ribellione e il coraggio di tutti i sognatori, che inseguono le loro idee , le loro creazioni senza badare al profitto o al guadagno (che a Willy Wonka non interessa minimamente), in un “sense of wonder” che è rappresentato appieno dalla canzone “Pure imagination”, cantata dallo stesso attore nella pellicola.

Allo stesso tempo però è anche paterno con il bambino, aspetto che manca nella versione di Burton, molto più dark, (che segue senza dubbio il gusto del regista). In essa si delinea un Willy Wonka più cupo e solitario, emarginato, geniale, immaturo e infelice, che non ha mai superato il conflitto col padre e che viene aiutato da Charlie a sciogliere i nodi del suo passato e a superare il suo rigetto verso il concetto di famiglia. Una rilettura interessante che rende la pellicola un remake originale rispetto alla precedente del 71’, cui senza dubbio si ispira.

Tra le altre interpretazioni di Wilder, famosissima è quella del dottor Frankestein (o Frankestin) in “Frankestein jr”, film dalla comicità demenziale e travolgente che è uno dei numerosi sodalizi artistici tra il regista Mell Brooks e l’attore. Parodia del romanzo di Mary Shelley, alla gestualità e alla “mimica stralunata” di Wilder, oltre che ai dialoghi strampalati, viene affidata la comicità e il successo dell’opera . Wilder aveva partecipato anche alla stesura della sceneggiatura, che gli valse una nomination all’oscar.

Da ricordare anche la sua collaborazione con Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere)”in cui veste i panni di un dottore che si invaghisce perdutamente di una pecora. Le espressioni dell’attore reggono per intero il secondo episodio del film. In lui Allen trova l’ alleato perfetto per la sua esilarante comicità dell’assurdo.

Da regista, infine, ricordiamo il suo film la “Signora in rosso” (in cui è anche attore), remake hollywoodiano di un film francese, dove viene raccontata la storia di un uomo sposato che si invaghisce perdutamente di una donna vestita di rosso, vista di sfuggita, al punto da essere disposto a tutto pur di incontrarla. Nei goffi tentativi di organizzare il tradimento, si ritroverà ad affrontare situazioni sempre più paradossali. Arricchita dalle musiche di Steve Wonder, la pellicola è molto divertente e Wilder si dimostra ancora una volta maestro e artista della risata, in grado di far ridere anche solo con un suo sguardo, un suo gesto, una sua espressione, forte di una dote naturale ed estemporanea per la comicità, che difficilmente potrà essere dimenticata.

 

Francesco Bellia