Fonte: tvserial

Il “mercato matrimoniale” di Bridgerton esiste ancora?

La seconda stagione di Bridgerton, la serie-fenomeno di Netflix, ha ancora una volta fatto breccia nel cuore di milioni di spettatori. Tante le persone che si sono appassionate alle storie dei protagonisti, di cui apprezzano le caratteristiche caratteriali (e non solo). Molti si rispecchiano, tra l’altro, in questi poiché pur essendo una serie ambienta alla fine dell’era Georgiana, precisamente durante l’epoca della reggenza, ripropone tematiche valoriali rintracciabili sino ai giorni nostri.

In effetti, Bridgerton è una serie che sbatte in faccia una realtà fatta di apparenze, di famiglie in rovina disposte a tutto per salvare il proprio ruolo nella società, persino mettere la propria figlia nelle mani dell’uomo sbagliato. Motore pulsante di entrambe le stagioni è, infatti, il matrimonio, o meglio l’inizio della stagione che vede l’entrata in società di tutte le giovani ragazze in età da marito.

Il termine “stagione” così fresco ed elegante come l’atmosfera descritta da Bridgerton, nasconde al suo interno una condizione della donna tutt’altro che felice.

Al dire il vero, le due stagioni della serie sono esempio visivo di come si svolgeva in passato il cosiddetto “mercato matrimoniale”.  Dal debutto dinanzi alla regina sino al corteggiamento per poi giungere al matrimonio.

Sebbene la serie romanzi l’idea di un colpo di fulmine tra una passeggiata e l’altra, l’interesse è meramente economico. Lo si è visto in Bridgerton con la seconda genita della famiglia Featherington, Philippa, la quale ha dovuto attendere prima di sposarsi, giacché dopo la morte del padre e l’improvvisa bancarotta, non disponeva di una dote.

Il mercato matrimoniale, quindi, designa un processo in cui uomini e donne sono abbinati tra loro attraverso il matrimonio, il quale è visto per le famiglie come un vero e proprio investimento.

Al di là della dote, anche in Bridgerton la principale merce di scambio in questo mercato rimane la donna.

È proprio quest’ultima, nella serie, a doversi agghindare per andare al cospetto della regina, nonché a dover dimostrare di essere un’ottima moglie al potenziale corteggiatore.

In effetti, il ruolo della donna è subordinato ai doveri a cui è costretta ad adempiere: prendere marito, avere dei figli, prepararli al matrimonio. Un circolo vizioso che generazione dopo generazione non fa altro che riproporre il medesimo inganno della società.

Per quanto la donna abbia la possibilità di andare in giro con abiti pregiati e possa vivere nell’agio, ogni suo pensiero viene soffocato. Quando, poi, una giovane ragazza si rende conto della costrizione a cui è sottoposta, il suo modo di agire è considerato rivoluzionario e “radicale” dalla stessa Lady Whistledown.

Di questo ne è perfetta incarnazione il personaggio di Eloise Bridgerton.

La seconda stagione ne segna l’ingresso nel meccanismo del mercato matrimoniale, ma la ribelle dei Bridgerton fa di tutto per sfuggire a queste dinamiche. Il suo essere impacciata, e la voglia di esprimere il proprio pensiero la rende “libera” da pressioni sociali, ed al contempo imprigionata nella sua eterna condizione.

La fanciulla legge e cita Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo liberale, nonché una delle prime ad esprimere la propria opinione rispetto al mercato del matrimonio. Tra le sue citazioni più celebri, tanti riferimenti alle pari opportunità.

Fate delle donne creature razionali e libere cittadine, e diventeranno presto buone mogli; – questo, se gli uomini non trascurano i doveri di mariti e padri

La serie tv con toni leggeri e passionali, descrive inoltre una società in cui la donna non sposata è una zitella, e il capo famiglia non può che essere un uomo. Kate Sharma era ben intenzionata a diventare maestra in India, e diventare moglie era l’ultimo dei suoi pensieri se non avesse incontrato Anthony Bridgerton. Eppure, le donne che le stavano accanto non facevano altro che farle pressioni sull’affrettarsi a prendere marito prima che fosse troppo tardi, perché una 26enne nubile era già un oltraggio per la società.

Si fa fatica, però, a trovare differenze con rispetto a simili questioni tra il 1820 e il 2022.

Fortunatamente oggi il mercato matrimoniale non esiste più nella maggior parte dei paesi del Mondo, è, dunque, lontano dall’idea di economia di mercato. Tuttavia, al giorno d’oggi strascichi di quella mentalità si manifestano in forme più informali. Ne è esempio la poca delicatezza nei confronti di una donna che decide di non volere dei figli, o l’insistenza da parte della famiglia di trovare un marito per la figlia che per scelta vuole essere single. Subire determinate pressioni mentali è, però, in qualche modo da considerare il prezzo da pagare per essere nate nella parte “giusta” del mondo.

Il fenomeno del mercato matrimoniale, infatti, si intreccia ancora oggi, purtroppo, con quello delle spose bambine.

In alcuni paesi dell’Asia e dell’Africa, secondo un rapporto dell’ONU del 2020, ci sono ben 33 mila spose bambine ogni giorno. In questo caso il ceto di provenienza delle giovani mogli non è di certo simile a quello della alta nobiltà inglese. Al contrario, sono soprattutto le famiglie a basso reddito a praticare quest’usanza, dato che più è giovane la figlia più sarà alta la dote che la famiglia riceverà in cambio. Ed ancora, i matrimoni forzati o combinati sono in molte società all’ordine del giorno, e rappresentano i rimasugli neanche troppo sottili, di un sistema in cui la donna è ancora intesa come oggetto. Ed il matrimonio come un’assicurazione sulla vita.

La seconda stagione di Bridgerton ha messo ancora in luce la possibilità di una donna di scegliere, seppur in poco tempo, il proprio marito non solo su basi materiali. Edwina Sharma rivendica con tanta saggezza la volontà di trovare l’amore, ma soprattutto di sentirsi amata. Eppure, nel mondo tutt’oggi ci sono milioni di donne che si sono sposate contro la propria volontà.

Da Savethechildren.it, l’esperienza di Aisha.

“A 13 anni, quando frequentavo la scuola primaria mi hanno obbligata a sposare un uomo molto più grande di me, di 30 anni. Ho vissuto con quest’uomo per un po’ ma non andavamo d’accordo per la differenza di età. Ho provato a scappare molte volte, ma ogni volta, mio padre mi riportava da lui. Non avevo scelta se non accettare tutto questo”.

Giulia Grasso