Il Marketing Act norvegese introduce l’obbligo del “labeling” per influencer che usano filtri e fotoritocchi

Negli ultimi giorni molti influencer italiani hanno lanciato un sondaggio sulle proprie stories di Instagram che verteva su una proposta che arriva direttamente dall’Europa nord-occidentale. I nostri beniamini di Instagram, quelli che ogni giorno producono un contenuto diverso, si (e ci) interrogavano su una questione fondamentale per i social. “Siete pro o contro la legge norvegese che obbligherebbe gli influencer a dover segnalare la presenza di filtri o fotoritocchi nelle proprie foto?”.

La legge norvegese contro l’insicurezza sociale non è altro che una presa di posizione di un Paese verso un fenomeno sociale già più volte denunciato

Che sia #adv o altro, i contenuti dei più seguiti del web attirano la nostra attenzione in maniera non indifferente. Per quanto i social network – rispetto ad altri mezzi di comunicazione – abbiano rotto in qualche modo il muro che divideva il pubblico dai personaggi, questi ultimi continuano ad essere considerati “migliori” o “più belli”. A volte ciò è anche merito della qualità delle loro immagini.

Se si pensa a quante volte abbiamo cercato di ripetere la posa del nostro influencer preferito arrivando ad un risultato pessimo, si capiscono le motivazioni. A preoccupare non è tanto la foto venuta male, quanto la reazione psicologica che ne scaturisce.

Ne aveva già parlato Clio Zammatteo in un post sul proprio profilo Instagram da 3 milioni di followers. Un discorso che a tratti terrorizzava poiché la nostra Cliomakeup denunciava apertamente che sui social esistono fin troppe “realtà distorte”. Parole toccanti che ritraggono una vera e propria presa di coscienza, essendo gli stessi social network il suo ambito lavorativo.

a volte la leggerezza con la quale si usano i filtri per migliorarsi il viso e anche in generale la vita mi fa paura … spero che là fuori voi possiate distinguere la realtà dalla finzione

La Norvegia ha ben captato tale concetto, così come era successo anche in Gran Bretagna grazie all’iniziativa #filterdrop lanciata da Sasha Pallari. La Makeup artist, nonché modella curvy, in questione, con la sua campagna voleva solo incoraggiare più donne possibile a non dipendere dai filtri. Per farlo era necessario che si capisse che anche le influencer – che vediamo splendidamente in foto – al naturale sono persone normali, anche con delle imperfezioni!

Si è capito, quindi, che gli “standard di bellezza” non possono più dipendere da foto che, al contrario di quello che si vede e crede, sono state modificate e rese “perfette”.

Se proprio di un fotoritocco non si può fare a meno – grazie ai voti della maggioranza del governo della premier Erna Solberg – la Norvegia impone agli influencer di dichiararlo!

La questione, già approvata dal parlamento norvegese l’11 giugno, interessa tanto gli influencer quanto le aziende e i brand ad essi associati. Insomma, l’emendamento norvegese si inserisce in un ambito che abbraccia il fenomeno sociale ma anche quello economico.

Infatti l’accento è posto proprio sulle pubblicità, su quello che è in sintesi l’influencer marketing.

Si tratta di un sistema che fa leva sull’influenza che talune persone hanno per riuscire ad esprimere il valore del prodotto sponsorizzato al fine di venderlo.

http://https://www.instagram.com/p/CRBPLubMez8/

Oggi più che mai è all’influencer marketing che molti brand si rivolgono, scegliendo accuratamente le persone da inserire nel proprio team. Ma come in ogni sistema commerciale che si rispetti, non è consentito dichiarare il falso, o far vedere risultati poco veritieri.

Motivo per cui tutte le pubblicità con immagini modificate dovranno presentare un avviso realizzato dal Ministero dell’Infanzia e della Famiglia affinché possa essere evidente ai consumatori che in quella foto sono stati effettuati cambiamenti. Ecco quanto stabilito dal Marketing Act della Norvegia del 2009.

Il genere di “cambiamenti” a cui la legge norvegese fa capo riguarda qualsiasi alterazione della persona: dalle dimensioni corporee a ritocchi del viso con banali filtri.

La banalità dell’uso di un filtro non deve, però, impedire di guardare alla legge in modo superficiale. In primo luogo, perché dal prossimo anno, quando la norma sarà ufficialmente in vigore, per gli influencer dissidenti ci saranno conseguenze: da multe salate a persino la reclusione.

In secondo luogo, lo sviluppo di un disegno di legge contro l’insicurezza e l’inadeguatezza sociale derivante dai social, ha come priorità assoluta la tutela dell’infanzia e della famiglia. Infatti, molto più che per gli adulti sono i giovani users dei social network a poter avere seri dubbi nel confrontarsi con una bellezza “fuori dal normale”.

Per fare un esempio, complessi esistenziali di questo tipo potrebbero recare seri danni ad una ragazzina che vorrebbe tanto avere il naso così definito come una nota influencer. La sensibilità dei giovani dinanzi tale fenomeno è molto accentuata ed è il motore che ha spinto il governo norvegese a varare una simile legge.

Per prevenire tutto ciò, secondo il Marketing Act del 2009, sarà necessario dal 2022 una segnalazione di chi ha fatto un uso (o abuso) di ritocchi virtuali.

Da un certo punto di vista, non dovrebbe essere considerato neanche come un grandissimo sacrificio. Si tratta, insomma, di rendere esplicito un dato di fatto per tutelare la salute mentale dei più giovani.

La cosa da sottolineare è, però, che la Norvegia non vieta assolutamente l’utilizzo dei filtri. Introduce, però, semplicemente l’obbligo del “labeling“, l’etichettatura che, in sintesi, ne rende esplicito l’utilizzo. Così come era avvenuto con l’introduzione dell’hashtag #adv: obbligatorio per segnalare che un influencer abbia ricevuto un compenso per parlare positivamente di un determinato prodotto.

Molti influencer, bisogna dire, hanno preso di buon grado la notizia affermando che una legge così dovrebbe essere estesa anche ai contenuti #noadv. In gioco, tuttavia, ci sarebbe, anche la libertà di espressione dei propri contenuti al di là di un contesto lavorativo.

Altri ancora, considerano la legge un danno alla loro immagine, forse perché non sono pronti a togliersi la maschera del filtro? Chissà. Si starà a vedere ciò che succederà dall’anno prossimo, nell’attesa lanciamo anche noi di Social Up un sondaggio: e voi siete pro o contro? Vorreste che anche l’Italia prendesse a cuore la questione estetica e psicologica frutto di un contesto fin troppo social e poco sociale?

Aspettiamo le vostre opinioni e risposte sull’argomento su @socialupmag.

Giulia Grasso