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Il Lupus ai tempi del Covid-19

Ho già scritto del lupus, di come l’ho vissuto e come mi sono difeso. Ho anche scritto del rapporto tra la società e me. Non era un approfondimento, e non sono un sociologo: era ed è un punto di vista.
Anche oggi, a distanza di anni, scrivo un semplice punto di vista cercando di mostrare ciò che forse non tutti vedono.

Un piccolo passo indietro

Quando scoprii di essere affetto da LES (Lupus Eritematoso Sistemico), non capii subito la gravità, o meglio, le conseguenze di ciò nella mia vita. In quel momento sapevo solo di non riuscire a stare in piedi per più di qualche minuto. Pian piano, la scienza, attraverso i dottori e la cura farmacologica, mi hanno permesso di scrivere queste parole mentre faccio un’ora di cyclette. Il mio unico merito è stato quello di eseguire (scusate il termine un po’ militaresco) le direttive dei dottori, che a loro volta si rifanno a un protocollo europeo.

La convivenza con altre malattie

Il raffreddore, la febbre e la mononucleosi sono alcuni esempi di “cose” che devo evitare perché in determinate condizioni potrebbero risultare devastanti o mortali. Volendo essere scientifici citando uno dei miei dottori “sarebbe un macello”. Così la mia vita è fatta di precauzioni: mani lavate spesso, nessuno scambio di bicchieri o lattine con amici ecc. Non è stato facile, anzi… ancor oggi mi risulta innaturale mettere in atto alcuni comportamenti.

Cosa è cambiato con il Covid

In breve: nulla. Dal mio punto di vista, se fosse un videogioco, è come se fosse solo aumentato il livello di difficoltà. Nella pratica: prima lavavo le mani bene per qualche secondo, ora per un minuto; Adesso indosso una mascherina FFP3 che mi fa male alle orecchie e appanna gli occhiali. Basta. È un microscopico atteggiamento in più in cambio del bene comune. Ho impiegato pochissimo tempo a digerirlo, probabilmente facilitato da un interesse diretto sulla mia vita, ma penso anche ai miei cari che di certo non supererebbero facilmente il Covid, a patto che lo superino.

La mia difficoltà per vivere (quasi) tranquillamente

Finito il lockdown le attività hanno lentamente ripreso e qui in Sicilia pareva non esserci più nulla. Io andavo in giro con una mascherina chirurgica lavabile, costo zero e molto comoda da indossare tranne per gli occhiali appannati. Ma a un certo punto è cambiato qualcosa.
I commessi dei negozi e la gente erano spesso privi di mascherina. Sono quindi passato alla mascherina FFP3 monouso che costa circa 4 euro ed è molto scomoda. È in questo momento che le stesse persone che lamentano delle strette troppo forti da parte della politica (mi riferisco in particolar modo a chi lavora a contatto col pubblico) diventano loro stessi artefici di una forte limitazione al mio (e di tutti coloro i quali si trovano in una situazione simile) diritto alla salute. In realtà tutto ciò non mi ha stupito perché movimenti come quelli degli antivaccinisti, o antidemocratici esistono da anni, ma non è questa la sede in cui approfondire l’argomento.

In conclusione

Così come quando scoprii di avere il lupus, quando tutti ci siamo ritrovati dentro una pandemia nessuno ha proposto alla gente un aiuto e un supporto psicologico lasciando che i meccanismi mentali prendessero il sopravvento, portando a estremizzazioni dei comportamenti come gente che non esce più di casa o altra che nega l’esistenza stessa del Covid. A detta di chi scrive, ognuno di noi dovrebbe per lo meno ricercare un parere di qualche esperto nel caso in cui ci si renda conto, o le persone care lo facciano, che ci sono degli atteggiamenti “differenti” rispetto a “prima”.

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Davide Chittari