Il barometro dell’odio: lo studio sul fenomeno dell’hate speech

Cos’è l’hate speech e quali sono le sue conseguenze?

Con hate speech si definiscono gli atteggiamenti e i gesti che incitano alla violenza; o risultano discriminatori di un gruppo -o di un suo membro- sulla base di principi etnici, politico-religiosi; di orientamento sessuale e di identità di genere.

Amnesty International Italia ha condotto una ricerca: “Il Barometro dell’odio”, dedicata al monitoraggio e all’analisi dei discorsi d’odio online e che ne studi lo sviluppo; aggravato anche dalle conseguenze della pandemia.

La crisi sanitaria, sociale ed economica ha infatti esacerbato questo fenomeno; creando nuovi bersagli dell’intolleranza e facendo emergere nuove vulnerabilità. I dati raccolti da Amnesty dimostrano come le principali sfere dell’odio siano l’islamofobia, il sessismo, l’antiziganismo, l’antisemitismo, l’omobitransfobia e il razzismo.

Una caccia alle streghe sempre più frenetica e violenta che intende individuare un capro espiatorio e, in questi mesi, si è scagliata anche contro i presunti “untori”. I primi fra tutti sono sicuramente i migranti e i rifugiati; seguiti dagli  operatori sanitari e i runner.

Il fenomeno dell’odio online è incentivato dall’incredibile facilità con cui esso può essere diffuso. I commenti vessatori, infatti, si propagano e si diffondono con semplicità, creando un’eco aggressiva e violenta.

Ciò che stupisce è come spesso gli autori di questi commenti si scaglino contro persone che nemmeno conoscono e che, tuttavia, ritengono e pretendono di  giudicarne la vita in virtù di qualche notizia letta online. Altre volte, i bersagli d’odio sono un gruppo indistinto, una comunità immaginata nella mente di chi scrive. Tale dinamica è molto subdola, poiché ogni volta che si generalizza, si sceglie una categoria di persone contro cui sfogarsi e si compiono due errori logici, primo fra tutti si finge un’omogeneità interna. Quando si attacca un intero gruppo, si appiattisce totalmente la complessità e le differenze che lo rendono vivo e dinamico.
In secondo luogo, si acuiscono le differenze esterne, rimarcando ed esagerando quegli argomenti divisivi.

In altre parole, se è vero che l’identità di un gruppo si sviluppa come negativo dell’alterità, per differenziare “noi” dal resto del mondo; i discorsi generalizzanti polarizzano la realtà; trasformandola in un duplice schema che vede schierati “i nostri” da un lato e “i loro” in quello opposto.

La libertà di espressione non dovrebbe mai essere confusa con l’arroganza di discorsi svilenti e disumanizzanti che ledono la dignità del nostro interlocutore e minacciano violenza, incitando all’odio.

Fonte: cyber-rt.info

Come strumento di prevenzione, Amnesty International propone di intensificare i programmi di educazione all’interno delle scuole, con una particolare attenzione all’alfabetizzazione digitale. Ciò non solo integrerebbe nei circuiti della società persone potenzialmente escluse, ma conterrebbe anche delle linee guida che seguano i valori costituzionali e il rispetto dei diritti umani.