I social network della censura
Dopo lo scandalo dati di Cambridge Analytica che ha travolto Mr. Facebook, Zuckerberg ha scritto le nuove (dettagliatissime!) tavole delle leggi sulla regolamentazione dei contenuti ”a rischio ban” sui social network.
Le nuove linee guida sulla censura hanno regolamentato la natura dei contenuti sensibili senza lasciare nulla al caso. Il documento, consultabile online, è composto da 5 macro tipologie di contenuti censurati dai social network:
- Violenza e comportamenti criminali
- Contenuti deplorevoli
- Sicurezza
- Integrità e autenticità
- Rispetto della proprietà intellettuale
Tra i cosiddetti contenuti deplorevoli, ha fatto discutere la decisione di rimuovere e bloccare gli account dove vengono mostrati immagini di nudo.
Gli standard della community si esprimono a riguardo così:
“Le norme sui contenuti di nudo si sono maggiormente differenziate nel tempo. Sappiamo che immagini di nudo possono essere condivise per diversi motivi, anche come forma di protesta, per sensibilizzare su una causa o a scopo educativo o medico. Qualora tali intenti siano chiari, facciamo concessioni sul contenuto. Ad esempio, se da una parte limitiamo alcune immagini di seni femminili in cui i capezzoli sono visibili, possiamo consentire altre immagini, tra cui quelle che ritraggono atti di protesta, donne che allattano e foto di cicatrici causate da una mastectomia. È permessa anche la pubblicazione di fotografie di dipinti, sculture o altre forme d’arte che ritraggono figure nude.”
Questa decisione non poteva che suscitare proteste e polemiche sopratutto da parte della comunità femminile che ritiene lesa la libertà si esibire il proprio corpo come e quanto vuole.
Le proteste sui muri di Milano
A marzo 2018 gli abitanti di Milano cominciarono a svegliarsi la mattina trovando affisse sui muri fotografie di capezzoli di ogni tipo: seni grandi o piccoli, sodi o rugosi, affiancate dall’hashtag #feelthenipple. Fu così che si scoprì che dietro questa bizzarra iniziativa c’erano delle giovani donne che di notte affiggevano queste immagini, documentando poi le reazioni più disparate dei passanti.
Una di queste attive femministe, in un intervista, affermò: “Mi sono scontrata con la censura di Instagram in prima persona perché sono fotografa e ultimamente scatto molti nudi, quindi sento il tema particolarmente vicino”.
La reazione, spesso schifata e arrabbiata dei passanti, ha fatto emergere un problema di base che riguarda la relazione con la nudità in generale, anche al di fuori dei social network. C’è chi si è messo a grattare via il capezzolo dalla foto, chi ha strappato con foga le foto, chi ha fotografato i muri postando la foto sui social accompagnando il post con parole d’odio.
L’app anti censura – censurata!
La app Nood è un’originale protesta creata da una bellissima modella, Melina di Marco, incappata nella censura di Instagram. Con questa applicazione era possibile coprire i capezzoli e le parti intime con adesivi illustrati che rappresentano le stesse parti.
Tuttavia, gli app store non la distribuirono mai; sia l’App Store di Apple che il Google Play Store hanno rifiutato la diffusione della app a causa di “materiale discutibile”.
La svolta: sistemi di intelligenza artificiale valutano i contenuti, anche Live
Se fino a poco tempo fa era solo responsabilità degli utenti segnalare i contenuti ritenuti censurabili, oggi un nuovo algoritmo lavora 24 ore su 24 per escludere le immagini oscene e i contenuti offensivi su Facebook e Istagram.
Il direttore dell’applied machine learning Joaquin Candela, ha spiegato che si tratta di un algoritmo che rileva nudità, violenza o qualsiasi cosa che non rispetta le politiche dei social network. Il recentissimo passo avanti è stato quello di testare nuovo sistema smart così sofisticato da rilevare i contenuti censurabili anche durante i contenuti Live, il servizio che consente agli utenti di trasmettere video in diretta sul social.
Gli scivoloni dell’intelligenza artificiale: censura per le immagini storiche e quadri famosi
La famosa censura sulla foto della statua del Nettuno, a Bologna, bloccata per contenuti sessualmente espliciti, è solo uno dei tanti scivoloni dell’intelligenza artificiale ”bacchettona”. L’algoritmo ha oscurato post de la Venere di Willendorf, la più celebre statuetta di donna del Paleolitico e ha applicato il bollino rosso alla “Discesa dalla Croce” del celebre pittore fiammingo, solo per citarne alcuni.
Zuckerberg si è nuovamente cosparso il capo di cenere quando il suo algoritmo ha bannato l’immagine simbolo della guerra del Vietnam che vede alcuni bambini nudi che corrono per la strada in fuga dal napalm, firmata da Nick Ut. La foto era stata postata da uno scrittore norvegese Tom Egeland a cui Facebook, dopo la pubblicazione dell’immagine, aveva anche bloccato l’account.
La reazione ironica alla ridicola censura di Facebook è arrivata dal Belgio. I musei belgi hanno preso molto seriamente la condanna da parte della piattaforma sulla pubblicazione di immagini di quadri realizzati dall’artista Rubens. La piattaforma è stata accusata con parole durissime, sottolineando come l’intelligenza artificiale non sia in grado di distinguere la differenza tra arte e pornografia.
Così le istituzioni culturali hanno dato vita ad un video sarcastico diventato virale, che invita gli ospiti della House of Rubens di Anversa ad allontanarsi dai dipinti del pittore barocco per “proteggersi dalle immagini di nudo”.
Facebook ha replicato che sta studiando il suo approccio sul nudo nella pittura per quanto riguarda la pubblicità sul social, sottolineando che per ora le regole del social filtrano i contenuti per adulti o “le nudità o altre attività sessualmente provocatorie”.
Un libro con foto censurate dai social network
Contro la censura di Instagram nel 2017 è uscito Pics or It Didn’t Happen: Images banned From Instagram.
Non è uno scherzo ma una vera e propria raccolta di centinaia di immagini bannate da Instagram a cura di Molly Soda e Arvida Byström. Quante di queste immagini, secondo voi, risultano essere più volgari o sessualmente esplicite rispetto alle fotografie di ragazze in mutandine larghe quanto un fazzoletto o di seni coperti solo dai capelli sciolti?
Questi aspetti hanno diviso in due la community, lasciando ancora aperti tanti punti di domanda.
La riflessione è che forse, caro Mark, hai ragione a non sopravvalutare i tuoi utenti: d’altronde, probabilmente tu sai più cose di noi di quanto ne sappia perfino nostra madre. Se non siamo in grado di vedere un corpo nudo senza finire nell’onda della vergogna, te lo abbiamo dimostrato noi con le nostre stesse azioni.