I medici cubani arrivati per aiutare l’Italia durante il Covid candidati al Nobel per la Pace

Il comitato norvegese per le nomine al Premio Nobel per la Pace ha ricevuto la richiesta di Cuba per la candidatura dei medici della ‘brigata Henry Reeve’, che sono intervenuti in diversi Paesi del mondo, fra cui l’Italia, per dare sostegno nella lotta contro il coronavirus.

Era marzo, eravamo in pienacrisi da Covid-19, in pieno lock-down e con gli ospedali in ginocchio.  52 medici cubani sono arrivati in Italia e si sono diretti all’ospedale di Crema per aiutare il nostro paese nella dura lotta al coronavirus. Sono stati impiegati nell’ospedale da campo allestito a fianco del Maggiore che non bastava più ad ospitare i pazienti. Gli esperti  hanno alle loro spalle esperienze di intervento per altre emergenze sanitarie internazionali, come ad esempio l’epidemia di Ebola del 2014 in Africa.Il primo contingente cubano ad aver lasciato l’isola per offrire sostegno medico fu nel 1963, in Algeria.  Da allora diverse centinaia di migliaia di medici hanno prestato servizio in più di 160 paesi tra America Latina, Caraibi, Africa, Asia e Oceania. E anche a Crema e Torino.

 

A capo della “spedizione” Carlos Pérez Días, direttore dell’ospedale ‘Joaquín Albarrßn’ a L’Avana, un responsabile della logistica e del coordinamento, 35 medici, di cui 23 specialisti in medicina generale integrale, 3 pneumologi, 3 intensivisti, 3 specialisti in malattie infettive e 3 specialisti di emergenza, 15 infermieri, di cui 7 intensivisti e 8 specializzati in emergenze.

Un volo della solidarietà, apprezzato non solo dalle nostre Istituzioni, ma in particolare modo da tutto il personale sanitario che lavorava sul campo. Donne, uomini, figli, madri e padri che non sono tornati a casa per settimane, che non hanno potuto abbracciare i loro figli, le loro mogli, le loro madri. Che hanno lavorato instancabili, con turni massacranti. Alcuni si sono ammalati. Alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta. Non hanno mai riabbracciato i loro cari. Il nostro personale sanitario è stato eccellente nel gestire questa epidemia, ma è stato “abbondato”. Forse non eravamo pronti, ma siamo stati capaci. La nostra è una sanità d’eccellenza, non possiamo nasconderlo. Forse è l’organizzazione che ci manca, insieme ad un pò più di forza lavoro. Ma per fortuna sono arrivati loro, ad “aiutare” i nostri medici a Crema, uno dei focolai d’Italia. Hanno dato una speranza, un pò di forza.

Dietro ai dispositivi di protezione individuale i loro occhi non potevano che non trasmettere fiducia. “Insieme potremmo farcela. Siamo al vostro fianco”. Ed al nostro fianco sono rimasti. Hanno messo a repentaglio la loro salute, la loro vita. E ci hanno aiutato. In un momento in cui il resto del Mondo ci additava come degli appestati loro sono stati dalla nostra parte.

 

Sharon Santarelli