di Simone dei Pieri per Social Up.
Se una volta avevamo gli “intellettuali da cafè”, signori che amavano disquisire nei salotti aristocratici di politica, attualità, pettegolezzi, musica, arte e chi più ne ha più ne metta, oggi abbiamo -ahinoi!- gli “intellettuali da social” tristi personaggi che, per intenderci, sanno poco e niente, ma si atteggiano a politologi/musicologi/sociologi senza reali conoscenze, stando comodamente seduti a casa davanti a un PC o in bagno con lo smartphone. Frutto di questa facilità di comunicazione è l’errata convinzione che l’ignoranza di tanti valga tanto quanto la cultura di pochi, un “comunismo intellettuale” che appiattisce la cultura permettendo a chiunque voglia di spacciare una panzana per una notizia verificata. E inducendo in errore anche ingenui avventori. Ed è subito un turbinio di scie chimiche nei cieli calabresi, respirianesimo diffuso, fantasmi agli autogrill, complotti millenari, armi nucleari custodite nelle cantine del Tavernello e via dicendo. Consapevoli che questi personaggi, al confine tra il reale e la demenzialità, si annidano nel mare magnum dei social e consapevoli anche che debellarne la portata mediatica è improbabile, se non impossibile, cercheremo di darne una definizione chiara e ironica al tempo stesso. Ecco a voi i 5 tipi di Intellettuali Ignoranti:
5. Il Musicante
Al quinto posto troviamo “il musicante”: è l’intellettuale che per definizione “ne capisce di musica”. Ascolta poco, sguazza nella musica di nicchia, ponendosi come superiore al resto del creato per la sua vasta (?) conoscenza di 5 autori/band. Se la musica è anteriore agli anni 2000 si tratterà sicuramente di De Andrè (ma a differenza degli intenditori veri, al nome Guccini penserà ad un paio di scarpe nuove), se è posteriore probabilmente si andrà ad incappare in qualche new band indie rock de noantri concentrata prevalentemente nel lamentarsi mentre suona la chitarra. Onde evitare polemiche: ascoltare De Andrè va bene, ascoltare De Andrè e sentirsi padroni del panorama musicale mondiale sino a raggiungere lo snobbismo, è da beoti. Poser.
4. Il Politologo
Al quarto combattutissimo posto abbiamo “il politologo”: non vota, e se vota cerca il partito con il sito web più “cool” senza badare al programma. Il letimotiv del politologo è un forte e accorato “sono tutti uguali” che ripeterà senza sosta, senza badare ad alcun programma politico, senza saperne nulla di come funzioni il Parlamento o di come venga approvata una legge. Condividete qualche post su un’indagine in corso e lo vedrete sbucare come una lumaca dopo un acquazzone. Deprimente.
3. Il Criminologo
Il “criminologo” è abbonato fisso a Quarto Grado, Chi l’ha Visto e la domenica Barbara D’Urso, lacrime e frittatona di cipolle. Non conosce nulla ma sa tutto. Una sorta di voyeur di infimo livello che conosce i particolari scabrosi di ogni delitto avvenuto in Italia negli ultimi dieci anni, e se ne ciba per dare il proprio inutile consiglio agli inquirenti. La versione 2.0 del vecchietto al cantiere.
2. Lo Sportivo
Se è vero com’è vero che in Italia il pallone è più importante del Governo, è anche vero che il secondo posto spetta allo “sportivo”: a differenza di chi il calcio lo vive (e sa vincere o perdere con equa dignità), il nostro secondo posto non conosce ragioni e va avanti a testa bassa sostenendo la sua squadra. Mastica salotti sportivi e insulta arbitri, guardalinee, giocatori, parenti e amici. Inutile.
1. Il Complottista
Il primo posto va di diritto al “complottista”: dalle scie chimiche, ai brogli elettorali; dalla carne cancerogena, alle verdure esplosive; dal finto sbarco sulla Luna, ai microchip sottopelle… lui crede a tutto, a patto che sia stato pubblicato da un sito online. È fondamentalmente innocuo se non gli si da importanza, ma diventa potenzialmente distruttivo se viene invitato ad esprimere un’opinione socio-politica in un ambiente diverso dal bar dietro l’angolo. Tra qualche anno scopriremo che aveva ragione su tutto, ma al momento fa ridere. Simpatico.
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