“Host a sister”, la community di couchsurfing adesso al servizio delle donne ucraine

L’invasione militare russa in Ucraina ha coinvolto, inevitabilmente, anche i civili. Uomini, donne, bambini che d’improvviso non hanno più tetto sotto il quale vivere. Dato che non serve che la loro casa vada distrutta per avvertire l’esigenza di scappare in una situazione di guerra in corso. In questi casi, paura e disperazione sono le emozioni predominanti. Per il resto del Mondo, colpito indirettamente da quest’orribile situazione, non può che essere la solidarietà, invece, a fare da padrona. A questo proposito sono tante le pagine social che si stanno muovendo verso la direzione di una mano d’aiuto per l’Ucraina e i suoi cittadini e cittadine. Tra le iniziative emerge anche la risposta di Host a sister.

Host a sister è una comunità globale di donne che offre un servizio di couchsurfing.

Si tratta di un insieme di donne che mettono a disposizione la propria casa per altre donne che viaggiano da sole in cerca di un alloggio. L’obiettivo dell’ospitalità è quello di condividere un’esperienza unica che possa far sì che tra donne di diversa nazionalità possa nascere un’amicizia e vivere un vero e proprio scambio culturale.

Questo servizio di rete sociale si rivolge a tutte le donne dai 18 anni in sù, ma vista la situazione internazionale, Host a sister ha deciso di fare la differenza. Infatti, dalla sua pagina Facebook tantissime donne si sono impegnate a condividere post nei quali si offre disponibilità d’alloggio a tutte le donne ucraine in fuga.

Rashvinda Kaur, founder di Host a sister, ha raccontato a Social Up di aver creato questo gruppo a maggio 2019.

Mossa dalla voglia di creare un luogo di soggiorno piacevole per le donne. Queste si trovano spesso, infatti, in balìa di host uomini che si atteggiano in maniera abbastanza strana e fuori luogo con loro. Secondo Rashvida era necessaria un’alternativa tutta al femminile.

“Da qui ho cominciato a parlare dell’idea di un gruppo solo per donne che ospitano altre donne.”

La founder continua dicendo che ad oggi il gruppo si è evoluto sempre più. Dal travel hosting alla creazione di una vera e propria community di donne che aiutano donne. Per esempio – spiega Rashvinda – “oggi le donne che sono iscritte alla pagina danno supporto ad altre non solo quando non hanno un posto in cui alloggiare durante una vacanza. L’ospitalità è rivolta anche nei confronti di una donna che sta passando un momento di sconforto; o che è rimasta bloccata all’aeroporto; o ancora che si è lasciata con il ragazzo in una città nuova e non sa dove andare”.

Nel corso di pochi anni il gruppo è cambiato notevolmente in senso positivo e negli ultimi giorni, in particolare, il principale focus di questo è diventato aiutare le donne in Ucraina.

Austria, Francia, Italia, Regno Unito: le donne che mettono a disposizione un tetto per le donne ucraine attraverso Host a sister sono davvero tante e da tutte le parti del mondo.

Non solo su Facebook, ma anche attraverso le storie su Instagram, i messaggi di solidarietà non smettono di arrivare. Addirittura c’è chi mette a disposizione il proprio mezzo di trasporto per aiutare chiunque voglia scappare dall’Ucraina.

In questo momento la situazione aerea è abbastanza complicata, ed è difficile – dall’Ucraina – riuscire a raggiungere altre città o Paesi. Ma le risposte che sono arrivate sono davvero pazzesche. Ci sono donne che stanno persino guidando da un confine all’altro per permettere a donne e bambini di scappare, spinte dalla sola voglia di aiutare e di fare qualcosa di concreto per queste persone in difficoltà.

“Questa è la bellezza di questo gruppo ed io sono così sopraffatta, sono così grata e non ho nemmeno le parole giuste per descrivere quanto siano stati pazzeschi questi giorni.

Rashvinda descrive così l’emozione che ha provato nel vedere il suo gruppo mutarsi spontaneamente in un’iniziativa d’aiuto così forte.

Gestisce la pagina insieme alla sua migliore amica e co-founder di Host a sister, Natalie Cartwright. Subito dopo l’inizio della guerra, Rashvinda ha iniziato a vedere dei post di sostegno per le donne ucraine, ed insieme a Natalie hanno permesso di stravolgere in qualche misura il gruppo per sposare una causa giusta.

Infatti, prima non era consentito pubblicare link esterni o collegamenti ad altre organizzazioni. In questo momento, però, la policy ufficiale del gruppo è passata in secondo piano. Dunque, stanno permettendo di inserire nel gruppo tutto ciò che possa essere utile a collegare le persone con altre attualmente a rischio, anche se questo significa condividere informazioni provenienti da altri gruppi.

In realtà, sebbene il progetto sia nato come uno scambio culturale tra donne, vista l’emergenza in corso, le case, i letti, i materassi o i sacchi a pelo messi a disposizione, sono rivolti in certi casi a famiglie intere. Di seguito l’esperienza condivisa da una “sister”, Natalia:

“Ciao, vorrei informarvi che Valeria Moroz, sua madre e due delle sue sorelle sono arrivate in sicurezza a casa dei miei genitori a Sandomierz, in Polonia. Al padre non è stato permesso di attraversare il confine ed è rimasto in Ucraina.”

Sotto al post sono, inoltre, riportati i dati da poter utilizzare per poter fare una donazione verso questa famiglia. Sembra essere davvero un’alternativa valida ai diversi crowfounding online che si rivelano troppo spesso delle vere e proprie truffe.

Host a sister è l’emblema di come da un singolo progetto, in tempi così difficili, si possa davvero arrivare a fare la differenza. Un piccolo gesto, come un post da condividere con tutto il mondo sui social, può persino in simili circostanze riuscire a salvare delle vite. Se vuoi aiutare e non sai come fare, basta un letto, una stanza, uno spazio disponibile da offrire ed entrare nella community.

Giulia Grasso