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Halsey ci dà il benvenuto nel mondo di If I Can’t Have Love, I Want Power

Halsey, all’anagrafe Ashley Nicolette Frangipane (di consolidate ed orgogliose origini italiane), è ufficialmente tornata con il quarto disco in studio, If I Can’t Have Love, I Want Power, arrivato in uno dei momenti migliori della sua vita, resa per l’appunto ancora più speciale e memorabile. Poco più di un mese fa la cantante di Ghost è infatti diventata mamma per la prima volta, e sorprendentemente questo evento così importante è diventato una delle fondamenta del nuovo progetto, che incalza alla perfezione la maternità e i sentimenti che da essa ne derivano, senza però canalizzare tutta la attenzione su di essa.

Halsey è sempre stata un’artista che ha dato molta importanza ai concept album, sin dal suo primo progetto discografico, ed anche in questa quarta avventura musicale i riferimenti metaforici di certo non mancano, rendendo il concetto di gravidanza solo uno dei tanti con il quale la cantante ha forgiato If I Can’t Have Love, I Want Power, ottenendo così un impeccabile disco punk-rock, un genere con il quale ha sempre desiderato lavorare, con tanto da dire e dimostrare.

Tuttavia, che in qualche modo l’esperienza della gravidanza girasse attorno al progetto in maniera piuttosto importante era stato chiaro sin da subito, per la precisione da quando, in maniera decisamente alternativa, Halsey ha rilasciato la copertina del disco. Un omaggio alla riproduzione gotica di Jean Fouquet, La Madonna del Latte.                                                                                                                                                                                                              Tra le volontà di questa scelta artistica, come affermato dalla stessa su Instagram, si trova quella di far convivere in modo del tutto pacifico due concetti che contraddistinguono la figura della donna: il suo essere sensuale e la sua figura materna, da sempre in contrasto e motivi di eterni dibattiti.

In una recente intervista rilasciata su Apple Music a Zane Lowe Halsey racconta così la sua esperienza nella creazione di questo nuovo progetto:

Avevo la sensazione di dovermi togliere un peso dal petto, di dover buttare fuori tutto quello che non sarei più riuscita a buttare fuori una volta diventata madre. Tutte quelle espressioni di colpevolezza o insicurezza, la convinzione di non poter essere amato o il racconto di storie sessualmente promiscue e di autosabotaggio: era come se dovessi vuotare il mio sacco, e va bene così. Oggi, sono responsabile per un altro essere umano.

Credevo che sarebbe stato un disco politico, pieno di rabbia, punk. Invece, mi sono ritrovata per le mani arcobaleni elettronici e farfalle, suoni sintetici. Ero incinta, mangiavo verdure e mi concedevo di dormire. Mi stavo prendendo cura di me e la risultante del processo è stata questa.

Musicalmente parlando, il disco, che è anche accompagnato da un film già proiettato in molte sale cinematografiche di tutto il mondo, è semplicemente perfetto. Di fatti, tra tutti gli album della cantante italo-americana, questo è sicuramente uno dei più coesi e coerenti nella sua strattura; basta un ascolto per lasciarsi trasportare nella sua narrativa ipnotizzante ed immedesimarsi con estrema facilità in tutte le canzoni che lo compongono, perché il concetto di maternità non è mai troppo aggressivo, e permette a tutti di comprendere e analizzare le canzoni da un proprio punto di vista, e mai esclusivamente da quello di Halsey.

L’esempio lampante è dato dall’ultima traccia, una delle più emotive e romantiche, Ya’aburnee, che in arabo sta a significare il desiderio di morire prima della persona che si ama, che è piuttosto ambigua. Durante i suoi 3:08 di durata, non si specifica mai a chi sia destinata questa canzone, che potrebbe essere, nel suo caso, suo figlio ma anche il suo partner, e per questo lascia ai suoi fan un’incognita perfetta, la possibilità di “appropriarsi” della canzone, rendendola propria.

Il risultato di questo lavoro artistico esemplare fa sì che le 13 tracce creino una colonna sonora perfetta per regalarsi un po’ di tempo per se stessi e analizzarsi da cima a fondo, prendendo spunto dai dibattiti personali che Halsey apre e a cui non risponde mai per completo. Quello è un compito che spetta ai suoi fedeli fan nel momento dell’ascolto.

Top ?: Girl is a Gun, You asked for this, 1121, Whispers, I am not a woman, I’m a god, Ya’aburnee

Flop ?: The Lighthouse

Voto: 9/10

Marco Russano