“FreedHome”: il bello ed il buono dei prodotti made in carcere

In Italia, sono 1.000 detenuti su 50 mila impiegano il proprio tempo lavorando in carcere per un’impresa e portano avanti ogni giorno progetti in ambiti diversi: alimentare, artigiano, tessile, manifatturiero. Il lavoro carcerario è uno degli strumenti fondamentali per la risocializzazione del recluso e dell’internato, svolgendo una funzione normalizzatrice e correttiva. Tanti sono i progetti che agiscono in questo senso e noi di Social Up, nel nostro piccolo, vi abbiamo parlato di molti di loro. Oggi vi raccontiamo la storia di un negozio di Torino, di una vetrina come tante che si affaccia in pieno centro, in Via Milano. Per ripercorrerla bisogna attraversare 16 carceri italiane, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, proprio lì dove vengono confezionati i prodotti in vendita nello store FreedHome, il primo in Italia dedicato al commercio del made in carcere.

Tanti i prodotti presenti sugli scaffali, dai dolci della Banda Biscotti di Verbania, ai cosmetici della Giudecca di Venezia, dal caffè proviene dalla casa circondariale di Pozzuoli, in provincia di Napoli, alla pasticceria siciliana di Sprigioniamo Sapori, carcere di Ragusa. E ancora gli oggetti realizzati dal laboratorio di stamperia del penitenziario di Torino, e poi prodotti da forno, bottiglie di vino, snack salati, fino agli oggetti di design, alle magliette e alle borse colorate. Il progetto, che riunisce un gruppo di cooperative sociali che operano all’interno degli istituti di pena italiani, vuole ribadire forte e chiaro che l’economia carceraria è la chiave di volta per ripensare in modo efficace il sistema carcerario italiano. Non solo un punto vendita, quindi, ma anche un modello di forza riabilitativa e professionalità, risultato di un percorso di collaborazione tra istituzioni, cooperative, agenti della polizia penitenziaria, professionisti, detenuti e volontari. Progettato durante la giunta Fassino, e portato avanti dal sindaco Chiara Appendino, lo store è di proprietà del Comune di Torino, messo a disposizione del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, che lo ha dato in uso a Extraliberi, cooperativa che lavora nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino.

Al di là del percorso sociale rappresentato dal FreedHome, poi, c’è anche la qualità dei prodotti in vendita, belli, buoni e ben fatti. Un progetto di integrazione e dal forte valore sociale, perchè si sa che il lavoro in carcere è uno degli antidoti più potenti all’insicurezza delle nostre città.