Fondazione Empatia Milano: un’iniziativa per riconoscersi negli altri

“Empatia – In psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale. Più in particolare, il termine indica quei fenomeni di partecipazione intima e di immedesimazione attraverso i quali si realizzerebbe la comprensione estetica”.

Spesso ci siamo ritrovati immedesimati nelle situazioni altrui; abbiamo gioito con chi gioiva, ma abbiamo anche pianto con chi soffriva. Addirittura a volte ci siamo sentiti intimamente legati a persone che nemmeno conoscevamo, ma che comunque – spesso inconsciamente – hanno saputo accendere in noi una luce.

Quello che abbiamo provato si chiama proprio così: empatia. Un senso di appartenenza comune per far fronte agli abissi angoscianti dell’esistenza. L’essere umano è per sua natura un essere empatico; la genetica, la natura, la specie, la fede – o qualsivoglia termine che indichi la corrispondenza a un senso comune – hanno insito nella loro – nella nostra – composizione un profondo legame con ogni singolo individuo che ne faccia parte. E’ come se fosse la dimostrazione del fatto che tutti siamo visceralmente legati a tutti; facciamo parte di un unico grande disegno, e come tale ne godiamo e ne soffriamo insieme.

Di questi tempi, purtroppo, l’uomo si è dimenticato di tale legame; troppo egoista e concentrato – o meglio, incastrato – esclusivamente sui propri bisogni. La più sincera e spassionata solidarietà che dovrebbe contraddistinguerci è stata oscurata da vuoti solipsismi. Non ci si prende più cura l’uno dell’altro.

In realtà, per fortuna, qualcuno ancora c’è. E’ la sfida che si pone la nuova Fondazione Empatia Milano, presentata a Milano, a Palazzo Marino, partner dell’iniziativa che nasce da un’idea di Giannatonio Mezzetti (già promotore del format danese “Biblioteca vivente”). L’obiettivo è quello di diffondere le esperienze personali più disparate: imparare la vita dagli occhi di un rifugiato, di un portatore di handicap, di un escluso, per riaccendere quella luce di partecipazione eclissata da troppo tempo.

Accanto all’assessore Pierfrancesco Majorino, in sala Brigida, alcuni dei molti promotori e testimonial di questa iniziativa, unica in Italia, che ha invece precedenti illustri all’estero: a Londra, infatti, esiste il primo Empathy Museum europeo a cui si è ispirata la FEM di Milano. Bruno Bozzetto – uno dei grandi nomi fra i testimonial – con il suo studio realizzerà un film sull’idea dell’empatia e sulle iniziative milanesi per fare sì che questa pratica si diffonda.

Il comitato etico della FEM, a conferma della sua volontà di abbracciare tutti i campi del privato e del sociale, annovera personalità come la filosofa Laura Boella, il criminologo Adolfo Ceretti, lo psicoanalista Francesco Comelli, la storica dell’arte Marina Pugliese e la sociologa Petra Mezzetti.
L’assessore Majorino ha affermato: “Con questo progetto facciamo una grande scommessa. Viviamo ogni giorno il corpo a corpo tra precarietà e risposte al bisogno e questo ci pone domande nuove. Questa Fondazione è una opportunità per farcela. Dalle biografie di chi compone il comitato etico si comprende quale sia l’orientamento e quale la forza di questo progetto che unisce ciò che è già vicendevolmente partecipato, ovvero cultura e pratica sociale, arte e bellezza come cura e restituzione nel sociale. La fragilità non è da eliminare ma da includere e far propria“.

La FEM, con il supporto di un così eccelso comitato etico, avrà modo di realizzare percorsi “empatici” – come quello animato di Bozzetto – per poter sollecitare la capacità di creare empatia attraverso esperienze culturali innovative, e anche spiazzanti. Spezzare quelle barriere socio-culturali che ci impediscono di riconoscerci per quello che siamo: esseri umani dalle stesse paure.
La Mediateca di Santa Teresa, in particolare, sarà punto di riferimento per le attività della Fondazione. Qui nascerà un archivio permanente di materiali multimediali utili a ricostruire storie e profili di persone portatrici di diversità e di sfide culturali (l’idea avrà presto anche un’App). Da ottobre 2017 ci saranno diversi eventi pubblici per invitare i milanesi – e non solo – a mettersi anche fisicamente “nelle scarpe degli altri” condividendo emozioni e problemi.

Camilla Antonioni