#Folliemilionarie – Clive Palmer e il suo sogno di avere il Titanic

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Diventa ricco o muori provandoci” così diceva uno dei maggiori “poeti” dell’era moderna: Curtis James Jackson III, alias 50 Cent, rapper statunitense che nel corso di pochi anni è diventato uno dei cinque artisti hip hop più ricchi al mondo, passando dalla vita di strada a quella di superstar milionaria nel giro di qualche mese. Etichette a parte (si scherzava, ovviamente con quel “poeta”), in un epoca dal successo e dal denaro spesso troppo facile, alla domanda principale ovvero “come si diventa ricchi?” ai fortunati o fortunatissimi, a cui succede di riuscirci, sorgono evidentemente domande di altra natura tipo: “e ora che sono ricco che faccio?”, “come potrei spendere i soldi che mi ritrovo nel mio nuovo conto in banca?”.

Domande alle quali le persone comuni forse risponderebbero cose tipo: “mi pagherei gli studi”, “mi farei un bel viaggio”, “aiuterei la mia famiglia”. Tutto molto bello ed edificante ma la realtà dei fatti è spesso diversa, e chi si ritrova ad avere la reale possibilità di spendere una quantità di soldi che gli altri non possono neanche immaginare alla fine potrebbe arrivare a portare avanti progetti o stili di vita che sembrano, dal di fuori, vere e proprie follie.

Proveremo a darvene qualche esempio, un po’ per farvi (e farci) sognare, un po’ per farci capire ed assaporare l’aria e lo stile di una vita a 5 stelle, e un po’ per farci pensare a come noi potremmo vivere se avessimo le stesse possibilità di questi personaggi un po’ pazzi.

Che dire ad esempio del magnate australiano Clive Palmer e del suo sogno di vedere il Titanic, il transatlantico che, in seguito alla collisione con un iceberg, affondò nel 1912 in occasione del suo viaggio inaugurale, solcare nuovamente i mari e gli oceani, saperlo la punta di diamante della sua schiera di navi da crociera di lusso? Non contento del successo avuto dal film di James Cameron del 1997, che ha riportato il bestione sul mare e nei cuori di milioni di ammiratori, Palmer pensò di realizzare una copia esatta dell’originale, con un apporto tecnico moderno che avrebbero dovuto garantire una resa migliore dello sfortunato precedente.

L’idea e le prime bozze del progetto partono già dal 2012, con un Palmer sempre più convinto ed entusiasta, tanto da essere disposto ad investire per la costruzione del Titanic II (così il nuovo colosso avrebbe dovuto chiamarsi) ben 600 milioni di dollari. E se la tecnologia odierna garantirebbe standard di sicurezza ben più alti del primo Titanic, un attento studio del settore di design, avrebbe dovuto ricreare esattamente gli stessi ambienti e la stessa atmosfera respirabile sull’originale del secolo scorso. Il primo viaggio? Previsto prima per il 2016, poi per il 2018 e, oggi, spostato a data da definirsi.

Un’idea che tiene per molti anni col fiato sospeso ammiratori, scettici e stampa di mezzo mondo. Palmer, da buon politico, ha pensato di fare le cose in grande, forse pure troppo in realtà, coinvolgendo studiosi, ingegneri, esperti e finanziatori, dalla Cina, alla Finlandia, passando per l’America e, ovviamente per la nativa Australia. Tutto pur di veder realizzato il suo sogno e di sapere che il Titanic II sarebbe entrato a far parte della sua classe di navi di lusso, la Blue Star Line. In realtà le indiscrezioni degli ultimi giorni parlano chiaramente di un progetto mai realmente partito, di un Palmer in notevoli difficoltà economiche dovute alla crisi del settore minerario dal quale proviene la maggior parte dei suoi introiti.

I collaboratori storici di Palmer si sono quindi tirati indietro dimostrando di essere poco propensi a rischiare somme di denaro così considerevoli per portare avanti un sogno di così difficile realizzazione (già nel 2006 un precedente progetto per la ricostruzione del Titanic, voluto dal magnate sudafricano Sarel Gous, era stato abbandonato proprio a causa dei prezzi di realizzazione troppo alti). Palmer, dal canto suo, non si arrende, ammettendo di voler dedicare a questo suo progetto, tutto il tempo disponibile una volta entrato “in pensione”. Certo, prima di tutto, ha ammesso candidamente, deve convincere il più scettico dei suoi soci: sua moglie Annastacia.