Ecco cos’è Lifestage, la nuova app di Facebook dedicata agli under 21

Facebook, il social network per eccellenza, è in continua evoluzione e mutamento dal lontano 2004, anno in cui è stato fondato da Mark Zuckemberg e dai suoi compagni di Harvard; il suo scopo originario era quello di creare una piattaforma di condivisione alla quale potessero appartenere soltanto gli iscritti ad Harvard, creando presto una cerchia elitaria alla quale tutti volevano appartenere. Si espanse così la rete ad altri college prestigiosi per poi arrivare, tra numerose evoluzioni, ad oggi, momento in cui lo vediamo un po’ perdere la sua flemma, oscurato da altri social più biondi e più giovani.

Le statistiche confermano, infatti, che Facebook non è il social più amato dagli under 25: un po’ per  l’utilizzo di un format consolidato che difficilmente riesce a sorprenderci e un po’ per la gestione delle cerchie; risulta ancora, nonostante molte implementazioni, sempre molto arduo gestire i contenuti per la condivisione del proprio profilo personale con utenti che variano dai datori di lavoro, agli insegnati fino agli adulti della famiglia. Diciamo che il “Buongiornissimo” pubblicato in bacheca che ci invita ad un “Kaaaaffè” è ciò che meno vorremmo mostrare a possibili datori di lavoro. Facebook però non si arrende e continua ad adattarsi alle nuove esigenze degli utenti lanciando: Lifestage: la nuova app dedicata ai teen under 21, che permette di condividere i loro contenuti con un pubblico formato esclusivamente da coetanei. È stata ideata dal diciannovenne Michael Sayman, product manager di Facebook, ed è compatibile, per ora, solo per IOS. Il target di riferimento fa subito pensare ad una copia dell’app di grande successo Snapchat, dalla quale però si distacca molto. Infatti Lifestage non prevede una messaggistica diretta ed effimera ma, al contrario, nasce per la creazione di un profilo più denso di contenuti.

Funzionerà così: il mezzo principale saranno dei brevi videoclip nei quali gli utenti risponderanno a domande sempre diverse che l’app proporrà. Si darà, dunque, la possibilità di creare con maggiore dettaglio il proprio profilo online. Non è necessario avere un profilo Facebook per potersi iscrivere ma, per avvicinarlo all’idea iniziale della casa madre, hanno deciso di legarlo ad essa. Sarà dunque possibile accedervi selezionando il proprio liceo, e solo in seguito alle 20 iscrizioni minime si potrà consultare il profilo dei propri compagni di scuola. Il mondo di Lifestage sarà ben protetto da regole che ne sanciranno sia la sicurezza degli utenti, con una serie di blocchi e la segnalazione di abusi, sia l’esclusività dell’utenza under 21. Gli over infatti potranno esclusivamente postare sulla piattaforma ma senza avere accesso agli altri contenuti. Il concetto cardine dell’app viene espresso dal nome stesso: l’accostamento dei due sostantivi di Life (vita) e stage (palco) descrive a pieno quella che Menlo Park definisce “Generazione Z”, colma di una costante voglia di apparire e di presentare online le proprie identità.

A questo punto, data la moltitudine di piattaforme, agli over 21 girerà un po’ la testa per la confusione, così provvederemo ad elencarvi le varie funzionalità dei vari social attuali:

  • Facebook per condividere gattini.
  • Instagram per condividere gattini più belli.
  • Linkedin per conquistare un’occupazione pubblicando gattini.
  • Google+ per… beh, non lo sa nemmeno Google+.
  • Snapchat per pubblicare il video del gattino che scappa dopo aver mangiato il gelato non sentendosi in colpa perché si autodistrugge in 24 ore.
  • Lifestage per dire a tutti i compagni di scuola che hai un gattino e niente… è già figo così.
Aurora Erbì