Donatella Versace: icona di resilienza

È facile lasciarsi sopraffare dallo sconforto. Quante volte ci siamo trovati di fronte a situazioni difficili, apparentemente troppo difficili per noi, ma non siamo soli. Anche se le vite dei personaggi famosi ci sembrano sempre così perfette e scintillanti, sappiate che anche loro hanno sofferto e attraversato dei momenti no. Sono caduti e si sono rialzati, con coraggio e determinazione. Allora perché non guardare proprio a queste storie di resilienza, in questo momento che sembra aver messo al baratro tutti i nostri progetti e lasciarci ispirare da loro. Anche il mondo della moda, il più patinato e perfetto, di queste storie ce ne offre molte. Tra di esse ce n’è una che più di tutte ci insegna come dal dolore si possa rinascere e tornare a decisamente splendere. È la storia di Donatella Versace.

Fonte: serialcrush.com

Sembrava tutto così perfetto il mondo attorno alla celebre Medusa: un universo popolato dall’oro e da top model meravigliose. Era il luglio 1997, Donatella era a Roma a lavorare all’imminente sfilata in Piazza di Spagna quando riceve una chiamata da suo fratello Santo. Una notizia che non avrebbe mai voluto ricevere: il suo amato fratello Gianni era stato ucciso.

Il legame tra loro due era davvero speciale ed era l’anima del mondo Versace. Che fare ora? Donatella fu immediatamente nominata direttore creativo del brand, ma lei non sapeva proprio come procedere. In una recente intervista Donatella ha detto che dei primi mesi dopo la morte del fratello non ricorda nulla.

Vagavo in un tunnel di solitudine e dolore.

Ma c’era un lavoro da portare avanti, un progetto che era la vita di suo fratello. Si poteva mandare tutto all’aria? Assolutamente no. Ma il dolore ha bisogno di essere processato, ha bisogno di tempo. Quel tempo Donatella non ce l’ha avuto. Le collezioni furono un totale disastro. Lo splendore di Versace sembrava sprofondare sempre di più, così come la vita e la salute di Donatella: la cocaina la stava divorando. Pensava che con la chirurgia estetica avrebbe potuto mascherare, nascondere il suo dolore. Ma non funziona così. La polvere non sparisce nascondendola sotto il tappeto.

Avevo l’impressione che tutto il mondo mi guardasse con i coltelli negli occhi, ho creato una maschera per proteggermi, non volevo che nessuno capisse le mie emozioni.

Ma Donatella era un’imprenditrice, una stilista e anche una mamma. Doveva salvarsi e nel 2004 il suo amico Elton John la spedisce in rehab. Gli amici, le persone, possono salvarti. Lasciarsi aiutare non è segno di debolezza, anzi.

Fonte: mam-e.it

Sono serviti diversi anni di duro lavoro, personale e professionale, ma anche se tutti la davano per spacciata, lei ce l’ha fatta e con lei lo sfavillante mondo della Medusa. Oggi Donatella Versace è una donna di 64 anni, che ha trasformato i segni del dolore nelle caratteristiche che la contraddistinguono, che è caduta e si è rialzata, come dice lei. Volto e mente di uno dei marchi di moda più amati al mondo, le cui sfilate sono tra i momenti più attesi delle Fashion Week. Icona di stile e di coraggio, sempre dalla parte delle donne, sempre sui tacchi 15, autoironica e determinata.

Mentre scrivo queste poche righe ho in mente la salute e il benessere di ognuno di voi. La ragione per cui ho voluto mandare questa lettera è quella di farvi sapere che nessuno è solo a combattere questa battagliarecita uno dei suoi ultimi post sui social.

La sua storia ci insegna che ce la possiamo fare. Diamoci tempo, ma non abbandoniamo mai i nostri sogni. Torneremo a splendere!

Giulia Storani