Dharma i figli del sogno: esordio fantasy al teatro Ambasciatori di Catania

Al Teatro Ambasciatori una fiaba teatrale sul potere del sogno

Rappresentata il 30 dicembre al teatro Ambasciatori di Catania, “Dharma I figli del sogno” è l’opera prima di Diletta Borrello e Simone Santagati, che hanno coinvolto 17 giovani attori, provenienti dalla Buio in sala Acting school per realizzare un’opera inedita di loro creazione, di stampo fantasy, prodotta da loro stessi.

In un villaggio chiamato Dharma, gli abitanti sono devoti al loro dio Yuki (Ramona Pugliares), che ogni notte suscita nella mente di uno di loro un sogno rivelatore. Chi ha avuto la visione viene considerato “il prescelto” ed è tenuto in grande considerazione dai custodi del tempio. L’arrivo di un viandante sconosciuto e il proliferare di incubi metteranno a dura prova la sopravvivenza del villaggio, denudando i suoi conflitti sotterranei e le contraddizioni del dio. Lo spunto narrativo scelto dai giovani registi è originale. Non capita spesso, infatti, di assistere alla rappresentazione di storie di propria inventiva a teatro, soprattutto ideate da autori così giovani e intraprendenti. Originale anche la cornice fantasy.

Nella prima parte dello spettacolo i toni sono simili a quelli di una fiaba disney. I ragazzi del villaggio (Ivana Visconti, Ruggero Giannella, Diletta Borrello), infatti, descrivono al viandante le loro abitudini e il funzionamento della loro società con la spensieratezza e l’entusiasmo tipica dei cartoni animati attraverso canzoni, toni enfatici e rappresentazioni comiche, affidate soprattutto ai quattro teatranti di Dharma (Emanuele Toscano, Federica Fischetti, Alberto Crisafulli, Paolo Fichera, Ester Salerno) che hanno il compito di mettere in scena il mito del villaggio.

Nella seconda parte appaiono le contraddizioni dei profeti del villaggio (Simone Santagati, Arianna D’urso, Paola Gusmano e Altea Cardia) e anche quelle degli altri abitanti; la vicenda si fa più torbida, pur non abbandonando lo stile “live action”, poiché Dharma si rivela essere non solo un luogo idilliaco, ma anche una prigione. L’idea più interessante dell’intreccio è data dalla mitica origine di Dharma, che è stata fondata mediante un crimine violento, un omicidio necessario per saziare la fame del dio Yuki. Interessante l’idea di far impersonare il dio da un attrice, Ramona Pugliares, presente quasi in ogni scena, come ad indicare che il popolo di Dharma è continuamente sorvegliato da questa entità benevola e malvagia al tempo stesso, un personaggio che rappresenta l’ambivalenza del sogno, che può mutare in incubo,  o diventare una gabbia che allontana  dalla realtà, come succede per il Viaggiatore (Alessio del Popolo) che rimane succube di Dharma.

Non mancano quindi spunti accattivanti, che mostrano l’impegno nella scrittura dello spettacolo da parte dei due giovani autori. I personaggi  sono complessivamente ben identificati nei loro ruoli. Bella anche l’idea della perdita della capacità di sognare per chi vuole ottenere il potere. Uno dei difetti della rappresentazione, invece, è la durata un po’ eccessiva.
Diverse scene potevano essere ridotte  e alcuni momenti della trama semplificati come ad esempio il sacrificio di Seker, un evento drammatico, un po’ troppo enfatizzato sulla scena, il che fa perdere quello stile veloce che era stato mantenuto fino a quel momento. Nel complesso, dunque,” Dharma I figli del sogno” è una prova di intraprendenza e di coraggio da parte dei giovani autori che l’hanno realizzata e autoprodotta. Non è priva di errori, per lo più recitativi e scenici, piuttosto che relativi alla scrittura; ma stiamo parlando pur sempre di un’opera prima, completamente originale e inedita, non dell’ adattamento di un’opera già esistente: un’operazione difficile e rischiosa per qualunque autore teatrale, anche già affermato. Per questi motivi si tratta di un’opera  lodevole per il coraggio e la voglia di mettersi in gioco impiegate al suo interno dagli autori; così come per l’energia, la passione e la dedizione che questi giovani artisti vi hanno trasfuso, requisiti indispensabili quando ciò su cui si punta è la creatività.

Francesco Bellia