DCA, ovvero i disturbi del comportamento alimentare

Un’eccessiva attenzione per l’alimentazione, l’ossessione per il dimagrimento, la dipendenza dal cibo, sono tutti comportamenti di cui abbiamo sentito parlare almeno una volta. Al di là di quanto possa sembrare, però, non si tratta solo di abitudini alimentari scorrette, bensì, assai spesso di vere e proprie condizioni patologiche che hanno radici a livello psicologico. Stiamo parlando di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e le persone che soffrono nel corso della loro vita sono tante, così come tanti sono i sintomi ed i comportamenti che queste perseguono. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) descrive accuratamente sintomi e comportamenti assimilabili a ciascuno disturbo, fornendo così gli strumenti per definire piani di trattamento appropriati ad ogni paziente.

Volendone offrire una definizione, “i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. Parliamo, quindi, di comportamenti scorretti che hanno un forte impatto sulla vita e sulle condizioni di salute dell’individuo, non solo psicologiche, ma anche fisiche.

Il DSM-5 raggruppa i disturbi alimentari in 8 categorie diagnostiche :

  • Pica: caratterizzata dall’ ingerire una o più sostanze non nutritive e non alimentari per almeno 1 mese. Per intenderci, è quel tipo di disturbo che porta a trovare appetibili cose come il sapone o la gomma piuma.
  • Disturbo di ruminazione: caratterizzato dal rigurgito di cibo che, solitamente, viene rimasticato, deglutito nuovamente o sputato. Si presenta per almeno 1 mese e non è collegato ad una condizione medica gastrointestinale.
  • Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo: la caratteristica principale è l’ evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo per il mancato interesse verso il cibo, legato alle caratteristiche sensoriali del cibo o alle preoccupazioni per le conseguenze avverse del mangiare. Conseguenza di ciò è sono perdita di peso e deficit nutrizionale significativi, marcata interferenza con il funzionamento psicosociale, ma non sono presenti fattori come la preoccupazione per il peso e la forma del corpo.
  • Anoressia nervosa: si tratta forse del disturbo del comportamento alimentare più conosciuto. I criteri diagnostici DSM-5 dell’anoressia nervosa sono la restrizione dell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso. Ad essa è associata un’intensa paura di aumentare di peso e di diventare grassi dovuta a un’eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima dell’individuo. Il modo in cui il peso o la forma del proprio corpo vengono vissuti dall’individuo è completamente alterato al punto tale che si sviluppa una persistente mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso.
  • Bulimia nervosa: è caratterizzata da abbuffate seguite da un forte senso di colpa e, conseguentemente, da condotte compensatorie (induzione del vomito, uso di lassativi) che si presentano almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
  • Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) : si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche, e quindi episodi di consumo di cibo in maniera totalmente incontrollata ed eccessiva, senza comportamenti di compensazione inappropriati,  in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.

Infine, sono elencati il Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione e il Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione. In entrambi i casi si tratta di condizioni in cui ci sono tutti gli estremi per parlare di un disturbo della sfera alimentare, ma i sintomi non coincidono totalmente con l’uno o l’altro disturbo. Il Medico, dunque, decide o meno di specificare la ragione del disturbo senza, tuttavia, classificarlo in modo netto.

Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di chi ne soffre e di amici e parenti vicini: andare a cena con gli amici, un pranzo in famiglia, un gelato in centro, diventano motivo di forte ansia al punto da  limitare la vita relazionale dell’individuo. La maggior parte dei soggetti affetti da un disturbo alimentare, tuttavia,  non è consapevole di avere un problema e per tale motivo non chiede aiuto e talvolta rifiuta un approccio terapeutico. Per la cura dei DCA è fondamentale rivolgersi ai centri specialistici che si occupano specificamente di questi problemi. Solo così è possibile effettuare una diagnosi differenziale e ricevere indicazioni per il trattamento da seguire. L’approccio piè efficace è quello multidisciplinare, che prevede la collaborazione tra diversi professionisti (medici, psicologi, nutrizionisti) poiché i disturbi dell’alimentazione presentano non solo sintomi psichiatrici, ma anche importanti complicanze mediche.

Emanuela Punzi