Cronache di una pendolare ai tempi della pandemia

Nonostante le zone rosse, arancioni e gialle, lavoro e studio rientrano nelle comprovate esigenze per cui ci si può spostare. Quotidianamente una schiera di persone pendola dalla provincia al centro città prendendo i più svariati mezzi di trasporto. Oggi vogliamo proporvi una riflessione su cosa significa prendere i mezzi di trasporto durante una pandemia globale. Ecco allora alcuni spunti utili ispirati da quanto vissuto da chi si sposta da un comune a nord di Milano al centro città utilizzando treno e metro.

Doverosa premessa: le riflessioni sono frutto di osservazioni e pensieri personali. Non hanno alcuna valenza di tipo scientifico, ma sono dettate da quanto vissuto dalla sottoscritta.

La capienza ridotta

Una delle normative promulgate rispetto ai mezzi di trasporto è che questi viaggino a capienza ridotta. Il numero di passeggeri è certamente diminuito, soprattutto se si viaggia evitando gli orari di punta. Ci sono mattine in cui sul treno le persone presenti nella stessa carrozza si contano a stento sulle dita di una mano. Negli orari di punta in realtà la storia è un po’ diversa: lungi certamente da avere carrozze sovraffollate come ai tempi pre-Covid, il numero di persone però è abbastanza cospicuo.

Adesivi e igienizzante

Per garantire il corretto distanziamento sociale sono stati posizionati adesivi che tracciano il percorso da seguire per arrivare alla banchina e per uscire dalle stazioni. Solo così teoricamente si riesce a gestire in maniera migliore il flusso di gente; anche se molti purtroppo non seguono minimamente le indicazioni e vanno dove vogliono. Per quanto riguarda i posti a sedere non si possono occupare tutti: adesivi e cartellini segnalano quelli da lasciare vuoti. Nelle stazioni metropolitane inoltre sono state aggiunte colonnine con l’igienizzante per le mani.

La mascherina

La mascherina è obbligatoria ovunque e soprattutto nei luoghi chiusi e sui mezzi. Ma ancora dopo un anno di pandemia c’è chi sembra non aver recepito bene il messaggio. Più sul treno che sulla metro alcune persone la tengono abbassata e non curante del fatto che non sono sole, spesso e volentieri si mettono anche a mangiare. Per non parlare poi di chi ce l’ha sul viso ma tiene il naso fuori. La domanda è solo una: perché?

Allergia e pandemia

L’augurio che vi faccio è quello di non soffrire di rinite allergica durante questa emergenza. Se accidentalmente vi dovesse venire da starnutire mentre siete sulla metro, preparatevi ad avere gli occhi di tutti puntati addosso. In alcuni casi le persone si allontanano proprio. Vai poi a spiegare che si tratta di allergia e che non sei un pazzo untore che va in giro a infettare tutti sulla metro gialla.

Le corse per non perdere la metro

Da sempre è pieno di persone che prendono al volo la metro, correndo e infilandosi prima che le porte si chiudano. Con la pandemia la storia non è di certo cambiata. Il problema è quando magari il treno ci mette più del dovuto a ripartire e rimane lì fermo sulla banchina. Quando succede così è una tragedia. Le persone anziché aspettare la metro successiva, cominciano a correre e salgono sui vagoni, causando un visibile affollamento. E la ragione per cui uno debba correre per prendere per forza quel treno è davvero sconosciuta: dopo massimo 3 minuti ne arriva infatti un altro. Invece corrono e affollano i vagoni. E ovviamente una metro che già alla fermata di Duomo è piena, non può fare altro che riempirsi ancora di più in quelle successive.

Perché è pur vero che, come dicevamo prima, il numero di persone è contingentato e che spesso vengono bloccati i tornelli per evitare sovraffollamenti, ma dall’altra parte risulta impossibile contare effettivamente quante persone ci siano su un singolo vagone. Troppe le variabili da tenere in considerazione e per quanto Atm sia efficiente, il buon senso delle persone non dovrebbe mai mancare. Che poi in fondo prendere una metro dopo e meno affollata è un gesto di rispetto non solo verso gli altri ma anche e soprattutto nei confronti di se stessi.

La puntualità

Come abbiamo fatto notare gli aspetti che potrebbero migliorare, è doveroso riconoscere anche ciò che è cambiato. Nello specifico la puntualità, soprattutto quella dei treni. Se prima della pandemia ogni mattina dovevi sperare che il treno fosse in orario, ora invece è tutto molto più preciso. Ovviamente qualche minuto di ritardo in alcune giornate può capitare, ma del resto gli imprevisti son sempre dietro l’angolo. La tendenza però è quella di treni che arrivano puntuali a destinazione e che partono realmente all’orario stabilito.

Mezzi di superficie

Per quanto riguarda i mezzi di superficie come tram e autobus la situazione credo sia più complessa da gestire principalmente per due motivi. Il primo è che la frequenza di questi è decisamente inferiore rispetto a quella delle metropolitane: gli autobus e i tram sono infatti numericamente di meno. I tempi di attesa tra un mezzo e l’altro sono maggiori e quindi la gente è spesso inevitabilmente costretta a salire su autobus che magari è già pieno onde evitare di aspettare troppo e perdere magari una coincidenza con il treno. Il secondo motivo è che non ci sono tornelli che permettano di contare quante persone stiano usando autobus, tram e simili. Se nel circuito metropolitano arrivati ad un certo numero di persone si possono bloccare i tornelli per far defluire la folla, tutto ciò è impossibile sui mezzi di superficie dove appunto non si ha un reale controllo sulla quantità effettiva di persone che li usano.  Dall’altra parte però bisogna sottolineare che ogni volta che un tram o un autobus arriva al capolinea, ci sono addetti che salgono a igienizzare il mezzo (questo accade anche per le metropolitane).

Certamente fare la pendolare in questo periodo è un’esperienza differente rispetto ai tempi prima dell’emergenza sanitaria. Alcuni aspetti sono finalmente migliorati, su altri c’è forse ancora da lavorare. Nonostante ciò, credo che le aziende di trasporto si siano organizzate al meglio delle proprie possibilità per gestire l’enorme flusso di persone che quotidianamente si reca a Milano per motivi di lavoro e studio.