Fonte: www.bbc.com

Crisi Ucraina: ecco le (poche) misure che l’Onu può mettere in campo

 Poco prima delle 7 ora locale, le 6 in Italia, sono suonate le sirene degli allarmi antiaerei a Kiev ed a Leopoli, nell’ovest del Paese. Il 25 febbraio 2022 è iniziata l’invasione in Ucrania. Eppure sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, in un passato che tutti avremmo voluto dimenticare. Le lancette dell’orologio della storia sono arretrate in quell’incubo chiamato Seconda Guerra Mondiale. La metropoli ucraina aspettava da giorni questo inevitabile momento. L’avanzata russa in Ucraina, secondo la logica del suo leader Vladimir Putin, sta proseguendo a ritmo costante, mentre la diplomazia sta cercando di limitare i danni e si sta interrogando sul ruolo che ha avuto fino a questo momento. La crisi in Ucraina sarebbe potuta essere evitata? La strategia diplomatica messa in campo ha sottovalutato il pericolo? Ma soprattutto, adesso cosa può davvero fare l’ONU per disinnescare la crisi dell’Ucraina?

Fonte: www.mprnews.org

LA CARTA DELL’ONU: IL PRINCIPIO DI SOVRANITA’ TERRITORIALE

E’ proprio a questo quesito che tenteremo di dare una risposta e lo faremo attraverso il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Uniti, lo statuto dell’organizzazione mondiale vincolante per tutti gli Stati che lo hanno firmato e ratificato. Uno dei principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili è il rispetto della “sovranità territoriale” di uno Stato. La sua piena integrità territoriale e i suoi confini sono l’integrità territoriale e l’indipendenza politica riconosciuti dalle Nazioni Unite, dalle altre principali organizzazioni internazionali e dalla comunità degli Stati. Sovranità che non può essere  minacciata in alcun modo dall’uso della forza. Come stabilisce l’articolo 2 paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite, dunque, i confini si possono cambiare ma non con la forza, bensì solo con accordi. Questi principi valgono per tutti, compresa l’Ucraina.

Fonte: unemg.org

UNA GUERRA IN NOME DEL POPOLO RUSSO

A rendere tutto più complicato, ci sono poi le dichiarazioni di Putin. Il leader russo, infatti, non ha mai parlato di guerra ma di un’operazione di “peacekeeping”. Con questa espressione si intendono tutte quelle azioni volte a contrastare le minacce e la violazione della pace e gli atti di aggressione secondo quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Secondo la narrazione di Mosca, le autorità di Kiev avrebbero messo in atto un “genocidio” nei confronti delle minoranze russe del Donbass rendendo necessario l’intervento militare. Tale ipotesi non è estranea al diritto internazionale, il quale prevede “guerre di liberazione nazionali”. Ma questo vale solo in determinate circostanze: dominazione coloniale, occupazione straniera, regimi razzisti. Detto questo, l’ONU può fare qualcosa per risolvere la crisi ucraina?

Fonte: www.foreignpolicy.com

LE AZIONI DELL’ONU: TRA SANZIONI E OPERAZIONI DI FORZA

Lo statuto dell’Onu ne parla al capitolo VII dedicato a “Azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione”, attraverso “misure non implicanti l’impiego della forza armata” che operazioni di forza. La comunità internazionale potrebbe scegliere di interrompere le relazioni economiche, le comunicazioni, i rapporti diplomatici o, nei casi più estremi, condurre azioni più incisive. Tale decisione spetta al Consiglio di Sicurezza, l’organo incaricato di mantenere la pace e la sicurezza internazionali. La Russia insieme a Cina, Francia, Stati Uniti e Regno Unito, ne è un membro permanente. Ed è proprio qui che nascono i problemi. Le decisioni del Consiglio di Sicurezza richiedono il voto positivo di nove membri ma è sufficiente il voto negativo di uno dei membri permanenti, per annullare la decisione. Insomma, l’organismo non può agire perchè la Russia eserciterebbe il diritto di veto per proteggere se stessa. Siamo all’impasse e forse l’ONU non ha davvero i poteri per poter disinnescare le crisi ucraina.

Fonte: www.english.alarabiya.net

UE, USA E REGNO UNITO: LE SANZIONI CONTRO PUTIN

L’unica strada percorribile al momento sembra quella dellle sanzioni. Ed è questa la linea adottata già dall’Unione Europa, Stati Uniti e Regno Unito. Nella notte, i leader occidentali hanno annunciato  sanzioni contro Putin e Lavrov, in una mossa che è stata chiaramente coordinata. L’Unione Europea in particolare ha adottato misure finanziarie che limitano fortemente l’accesso della Russia ai mercati europei e la possibilità per i cittadini russi di fare operazioni finanziarie. Imposte anche varie limitazioni alle esportazioni di tecnologie nel settore dell’aeronautica, dello spazio, della difesa e della sicurezza. Nessuna limitazione all’esportazione del petrolio e del gas naturale, di cui l’Occidente ha estremo bisogno, ma le sanzioni colpiranno alcuni aspetti tecnlogici del settore. Infine, i diplomatici russi potranno viaggiare nell’Unione Europea solo se provvisti di visto. Ma ancora pià importanti sono le misure che verranno applicate direttamente contro Vladimir Putin.

Fonte: www.euractiv.it

SANZIONI CONTRO PUTIN: UNA SCELTA CHE EQUIVALE AD UNA ROTTURA

Non era mai successa una cosa del genere. Per la prima volta  i beni e gli asset di Putin all’estero vengono sanzionati direttamente. Una decisione importante e fortemente simbolica, una misura drastica che equivale quasi ad una rottura dei rapporti diplomatici. Le sanzioni, che riguarderanno anche il Ministero degli esteri russo Sergei Lavrov, prevedono un blocco di tutti i loro beni all’estero, molti dei quali depositati indirettamente, sotto falso nome oppure tramite altri sistemi di occultamento. Sanzionati, inoltre, vari altri notabili e politici russi, tra cui tutti i membri del Consiglio di sicurezza di Putin e tutti i membri della Duma, il Parlamento russo.

Fonte: www.cdt.ch

ESLUSIONE DELLA RUSSIA DAI PAGAMENTI “SWIFT”: SANZIONE O AUTOGOL?

Sul tavolo anche l’esclusione della Russia dal circuito di pagamenti “Swift”. Si tratta di un consorzio internazionale di banche che collega, attraverso una rete informatica, circa 11.000 istituzioni finanziarie in oltre 200 paesi di tutto il mondo. Tuttavia, l’esclusione delle Russia potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. A seguito dell’invasione della Crimea nel 2014 e l’inserimento di alcune banche russe in una lista nera da parte degli Stati Uniti, la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema di pagamento, il “Mir”. Un sistema alternativo difficilmente utilizzabile all’estero ma pur sempre utile nei propri confini. L’esclusione dai pagamenti Swift, dunque, renderebbe diffidicili le transazioni finanziarie russe ma non impossibile. In compenso, l’esclusione della Russia avrebbe ripercussioni sugli Stati che comminano le sanzioni. Il blocco dei pagamenti in entrata e in uscita imporrebbe un’interruzione dei traffici commerciali e delle transazioni finanziarie con ripercussioni sull’economia globale.

Fonte: www.mortgagepic.com

LA GUERRA FINANZIARIA: DETERRENTE ALL’USO DELLA FORZA?

Stati Uniti, Gran Bretagna, Cipro e Italia si sono già dichiarati favorevoli all’esculsione della Russia da “Swift”. Più caute, invece, sembrano Germania e Austria, le quali ritengono che esistono altri mezzi per colpire le banche russe. La differenza tra i due approcci sta soprattutto nella diversa posizione in cui si trovano i diversi Paesi. Germania, Italia e Austria sono molto dipendenti dal gas russo e temono che, se pagare le forniture di gas a Mosca diventasse difficile, il Cremlino potrebbe ridurre o addirittura cessare le forniture. Al di là dello strumento utilizzato, colpire le banche russe è una delle sanzioni probabilmente più efficaci per fare pagare un prezzo elevato a chi ha dichiarato la guerra in Europa. Che sia l’Unione Europa che sia l’ONU, è chiaro che la comunità internazionale dovrà decidere con quali strumenti colpire e danneggiare la Russia al punto di fare vacillare Putin e porre fine all’immotivata ed insensata crisi ucraina.

Catiuscia Polzella