“In fondo alla strada”: cosa prova una donna mentre torna a casa da sola

S’intitola “Au bout de la rue”, “In fondo alla strada”, il cortometraggio realizzato dal regista francese Maxime Gaudet, che ha cercato di immedesimarsi  nello stato d’animo di una donna mentre percorre di notte, da sola, un piccolo tratto di strada per tornare a casa. Un piano sequenza di 3 minuti con un’unica inquadratura, sono risultati più che sufficienti per trasmettere allo spettatore cosa vuol dire per una donna dover svolgere una delle azioni a prima vista considerate tra le più semplici e normali al mondo. Ma a volte si sa che la vera realtà si cela dietro ingannevoli apparenze.

Nel video una ragazza saluta gli amici prima di incamminarsi verso casa, l’amica le raccomanda di stare attenta. La musica nelle orecchie, la strada poco illuminata ed ecco che, pochi passi più avanti, un uomo si avvicina cercando di attirare la sua attenzione: “Buonasera. Ehi buonasera. Sto parlando con te! Ma guarda non mi risponde questa. Dove stai andando? Se vai a casa ti accompagno? Ehy, ti sto parlando!”. La ragazza non si volta e continua a camminare seguita da insulti irripetibili. Si possono quasi toccare con mano la paura e l’ansia provate ad ogni angolo svoltato. E poi finalmente il portone di casa, quasi fosse un miraggio, e la sensazione di avercela fatta. Il momento rivelatore è proprio nel finale: dopo che il fidanzato le ha aperto la porta e lei dice che “va tutto bene”, lui si lamenta per aver avuto una giornata pesante, ignorando completamente quello che la sua ragazza e moltissime donne vivono quotidianamente.

Il cortometraggio francese, alla luce degli ultimi fatti di cronaca in aggiunta a dati allarmanti, mira a lanciare una vera e propria denuncia. Si stima, infatti, che solo in Italia una donna su tre ha subito atti di violenza da parte di uno o più uomini. Complessivamente circa 6 milioni e 788 mila donne durante la loro vita si sono trovate a subire violenze fisiche da parte di ex partner o sconosciuti. E’ impensabile che le donne siano ancora costrette a non poter decidere di vivere liberamente la loro vita, senza dover fare costantemente i conti con la paura di un’eventuale aggressione causata da chi, senza troppi se o ma, tenta di importunarle. Il tutto diventa ancora più marcato specie quando, al fondato timore dell’aggressione, si aggiunge quello che abita solo nella mente, frutto del pregiudizio e di un clima di tensione che oramai non lascia scampo.