Conflict Kitchen: il ristorante dell’integrazione

Conflict Kitchen è già di per se un nome particolare per un ristorante,  particolare è anche l’idea e gli obiettivi che vi sono dietro questa realtà. Degli obiettivi che definiremmo come onorevoli.

Il Conflict Kitchen nasce a Pittsburgh,  Pennsylvania,  nel 2010, inizialmente come take away per poi diventare anche un ristorante vero e proprio. L’idea è servire ricette proveniente da stati che si trovano in conflitto con gli Stati Uniti. L’obiettivo favorire la comprensione e la conversazione tra le persone abbattendo le barriere culturali . «Abbiamo aperto il ristorante — spiega uno dei fondatori Jon Rubi — per spingere i clienti, ogni giorno, ad avere conversazioni politiche su argomenti considerati spiacevoli da molti americani perché coinvolgono comunità umane considerate nemiche dal nostro governo».

Da quando ha aperto il Conflict Kitchen ha offerto ai suoi clienti, con rotazione trimestrale in relazione agli eventi geopolitici attuali,  cibi originari di Iran, Afghanistan, Cuba, Corea del Nord, Palestina e Venezuela e dell’Haudenosaunee Confederacy [una confederazione di sei nazioni indigene che si trovano principalmente nello stato di New York, con legami storici a Western Pennsylvania.]

Gli ideatori di questo locale sono Jon Rubi, professore di storia dell’Arte alla Carnegie Mellon University, e l’artista Dawn Weleski. I due direttori del locale, prima di proporre un menu trascorrono qualche mese in un paese, studiandone cucina, storia e cultura. La prima iterazione è stata con la cucina iraniana, e in quel caso il ristorante venne chiamato “Kubideh Kitchen” in onore dei panini kubideh iraniani, così come sono stati i cambiati i colori  e l’arredamento per rappresentare al meglio la cultura Iraniana; durante la fase afgana, il ristorante è stato chiamato “Bolani Pazi” e servito Bolan e così via per gli altri paesi.

Il ristorante inoltre non si limita a offrire piatti tipici della cucina dei vari paesi, ma propone anche opuscoli con informazioni sulla storia, la cultura e sulla situazione politica che si trova in quel determinato paese.

Ogni iterazione è caratterizzata da eventi, spettacoli, pubblicazioni e ciò crea dialogo e come afferma Dawn Weleski «L’atto comune di mangiare è centrale in tutte le culture. Crediamo che possa contribuire a rompere le barriere dell’incomprensione, l’assenza di confronto è la causa principale dei pregiudizi nella società americana».

Uno degli scopi del locale è anche quello di offrire alle minoranze etniche un luogo dove sentirsi a casa: «In un certo senso, Conflict Kitchen nutre non solo il corpo ma soprattutto l’anima dei clienti. I gruppi che possono essere emarginati o  che sono in gran parte sotto-rappresentati nella società americana sono qui dotati di una piattaforma e di una voce».

Noi ci auguriamo che posti del genere sorgano in più paesi possibili perchè come affermato prima l’assenza di confronto è la causa principale dei pregiudizi nella società americana».

Umberto Palazzo