Claudia Cardinale, una donna oltre la bellezza

Non ci poteva essere dicotomia tra le due poiché “l’amore non separa unisce”, diceva lo scomparso regista Pasquale Squitieri a proposito delle sue donne: la moglie Ottavia Fusco e la compagna per oltre venti anni Claudia Cardinale, aggiungendo pure: “Mi sembrate una strana coppia. E così, in sua memoria, alle due un giorno nasce l’idea di portare in scena la famosa commedia di Neil Simon in versione femminile. Lo spettacolo che ha debuttato lo scorso ottobre al Sistina di Roma si è concluso a Napoli il 15 aprile di quest’anno, proprio il giorno dell’ottantesimo compleanno della Cardinale: la ragazza che non voleva fare l’attrice.

Circa un anno fa infatti lei aveva cominciato a raccontarsi e via via altri stralci interessanti della sua vita sono stati pubblicati nella sua biografia Io Claudia, tu Claudia, a cominciare dalla grande storia d’amore vissuta con Squitieri:” Con Pasquale abbiamo condiviso tutto. Sono stata io a sceglierlo, per conquistarlo lo raggiunsi a New York e con lui ho avuto la mia seconda gravidanza culminata con la nascita di Claudine. Ed è stato sempre lui a voler dare a nostra figlia il mio stesso nome perché, siccome non volevo sposarmi, ci sarebbe stata comunque una Claudia Squitieri. Un grande amore ma niente matrimonio: pesava su di me il ricordo della violenza subita. Successe a Tunisi dove ero nata: un uomo che non conoscevo, molto più grande di me, mi costrinse a salire in auto e mi violentò. Ma la cosa più bella di quel fatto terribile fu la nascita del mio meraviglioso figlio Patrick che, d’accordo con i miei genitori e mia sorella Blanche, decidemmo di crescere insieme.  Inoltre, non ho mai amato mischiare vita pubblica e privata, sono fatta così… sono una maschiaccia”. Pur ribelle, ma discreta e determinata com’è sempre stata, la Cardinale evita qualsiasi commento sullo scandalo Weistein, ma le sue parole sembrano tradire un certo disappunto, come se il fantasma del passato nella persona di Franco Cristaldi, un altro produttore, ritornasse a galla con tutto il peso del loro tormentato rapporto.

Ironica, sincera e soprattutto divertita, Claudia aggiunge:” L’aspetto buffo della vicenda è che io avevo già cominciato a lavorare nel cinema e praticamente fino all’ultimo nessuno si era accorto che ero incinta. Quando fu il momento di partorire, per contenere lo scandalo, Franco con cui avevo appena iniziato un contratto, decise di portarmi a Londra. Per questo mio figlio si chiama Patrick: ha preso il nome della chiesa dov’è stato battezzato. Fui grata al produttore per avermi aiutata in quel momento difficile e così iniziammo una relazione però lui voleva che mantenessi segreta la nascita del bambino, anzi non voleva nemmeno che vivesse con noi. Con lui ero praticamente un’impiegata, una subalterna che veniva pagata al mese per i quattro film l’anno che facevo: non lo chiamavo nemmeno per nome, ma per cognome. Mi sentivo in ostaggio, mio padre e mia madre erano furibondi. Si celebrò anche un matrimonio che però aveva deciso lui e in gran segreto: lo aveva organizzato senza dirmi nulla, io lo annullai perché non ero innamorata, era lui ad esserlo di me. Insomma, Cristaldi è stato certamente un grande produttore, ma sul piano privato… meglio sorvolare”. Una storia un poco scontata, una storia sbagliata che cominciò nel 1957,  durante la Settimana del cinema italiano a Tunisi organizzata dall’Unitalia-Film, quando Claudia vinse in modo del tutto involontario e inconsapevole, il concorso per la «più bella italiana di Tunisia», che le valse in premio un viaggio a  Venezia, durante la Mostra del cinema. Al Lido l’affascinante diciottenne non passò inosservata agli occhi dei molti registi e produttori presenti. Le venne offerto di frequentare il Centro sperimentale di cinematografia di Roma (sua maestra di dizione fu Tina Lattanzi), ma fu un’esperienza breve ed insoddisfacente, durante la quale mise in evidenza una scarsa attitudine al mestiere di attrice (acuita dalle difficoltà con la lingua italiana), nonostante una straordinaria fotogenia. Abbandonò gli studi dopo un solo trimestre e decidendo di ritornare a casa. Si guadagnò soltanto il servizio di copertina del settimanale popolare Epoca per questa sua scelta inaspettata di rifiutare l’avventura del cinema.

Insomma non fosse stato per quel produttore maschilista ma lungimirante, che in cambio però la lega a filo doppio a sé e alla sua casa di produzione la Vides, Claudia Cardinale, all’anagrafe Claude Joséphine Rose Cardinale nata a Tunisi il 15 aprile 1938 non sarebbe mai diventata una delle più importanti attrici del panorama internazionale: l’ultima in ordine di tempo ad essere considerata degna di aggiungersi a Sofia Loren e Gina Lollobrigida per completare il trittico delle attrici italiane, oltre che belle, più famose e formose all’estero.

Un’avvenenza naturale e selvaggia traspariva da quel viso sulle prime imbronciato e questa bellezza coniugata in tutte le sue declinazioni: solare e ombrosa, delicata e incisiva, enigmatica e inquietante non divenne mai inutile come quella descritta in una delle sue novelle da Guy De Maupassant, anzi sostenuta da un carattere coraggioso alla lunga rappresentò un nuovo modello femminile: quello di una donna volitiva e battagliera che aspira a essere libera e indipendente, affermando la proprietà di sé stessa in un ruolo paritario nei rapporti affettivi e professionali. Così alla fine degli anni cinquanta fece capolino, malgrado la giovane età una donna vera, un’attrice nuova e un personaggio diverso che crescendo attraverso tutta una serie infinita di pregevoli interpretazioni approderà fino ai nostri giorni sempre fulgida e presente anche sulle scene teatrali.

«Ogni regista, guardandomi e conoscendomi, mi ha visto in un modo diverso. Per Luchino Visconti ero un animale avido e sensuale, per Fellini il simbolo della purezza e del mistero, per Mauro Bolognini una donna torbida come la Bianca del film “La Viaccia”, per Valerio Zurlini una dolce cagnetta bisognosa d’affetto e forse tra tutte mi ritrovo di più in questo personaggio protagonista di La Ragazza con la valigia. Della fresca Angelica del Gattopardo ho però conservato senz’altro la carica aggressiva, l’ambizione”, ricorda così, la nascita del suo il suo periodo d’oro suffragato dall’incontro fatale col regista napoletano all’inizio degli anni settanta.

Cominciato venti anni prima quando scoperta da Monicelli, si fa notare come Carmelina Nicosia l’attraente sorella segregata da Ferribotte in ”I soliti ignoti” (1958); continua a convincere nel film di Germi ”Un maledetto imbroglio” (1959) dove diventa Assuntina la servetta “salvata” da sicura incriminazione dal commissario interpretato dallo stesso regista; poi si distingue nel ruolo di Fedora la figlia di un affittacamere che soccombe suggestionata dal fascino del benestante Alberto in “I delfini” di Citto Maselli (1960) e infine raffigura benissimo sia le dolci sembianze che le sottili fragilità dei tanti  personaggi che mirabilmente si susseguono nella metà degli anni sessanta: ecco l’inquietante Claudia  travasata nel delirio Felliniano di ; seguita dalla fedele Mara l’idealista innamorata di” La ragazza di Bube”; cui succede l’indolente Clara protagonista di una vita venduta in” Gli indifferenti”, da un romanzo di Moravia e infine la vendicativa Maria Grazia, una moglie ossessionata da un marito geloso che alla fine tradirà nel paradossale contesto del film” Il magnifico cornuto “di Pietrangeli (1964). Attraverso questo percorso di crescita la Cardinale raggiunge così la sua vera statura artistica perché riesce a stabilire con una recitazione notevole la necessaria alchimia per combinarsi al meglio nei prestigiosi cast di questi e altri film di una lunghissima serie in cui svettano protagonisti maschili eccellenti come Gassman, Mastroianni, Milian, Jean Paul Belmondo, Manfredi, Tognazzi, Bronson, Nero, Testi, Sellers, Niven, Lancaster, Sordi, Wayne, Curtis, la Bardot, Gemma, Shariff, la Vitti e tantissimi altri: una sfilata infinita che comprende anche poco noti ma bellissimi film quali: La donna delle meraviglie di Bevilacqua(1985) e dello stesso anno “L’estate prossima”. Attività proseguita con :” Atto di dolore”(1990), ultimo film di Squitieri, con cui aveva girato  dal 1974 al 1978: “I guappi”; “Il prefetto di ferro”; “L’arma”;” Corleone” e “Claretta”. Da “Quella strada chiamata paradiso”(1992), fino ai più recenti,” Gebo e l’ombra” ( 2012) e” Niente di serio” (2017) si apre e chiude l’ultima parentesi umana e professionale di un italiana apprezzata anche all’estero oltre la sua bellezza.

Claudia Cardinale che si autodefinisce una” selvaggia” invece è stata, e continua a essere, una donna intelligente e sensibile, anche per questo piuttosto corteggiata e amata da molti: tra i tanti, Rock Hudson che si giovò della sua complicità per mascherare la sua omosessualità, anche Marcello Mastroianni che nel 1960 perse la testa per lei, mentre giravano «Il bell’Antonio». Ride di nuovo Claudia: «E pensare che nel film impersonava un uomo che era talmente innamorato di me da diventare impotente. La storia era ambientata a Catania e, durante le riprese, i catanesi non gradivano molto che un siciliano fosse rappresentato come impotente”.

Certo interpretare con le dovute sfumature Barbara Puglisi, la moglie fin troppo idealizzata da un tormentato marito, che col suo volto angelico e il suo fare all’apparenza quasi dimesso, nasconde invece il normale tornaconto di una mentalità borghese, è stato uno dei più bei” coup de theatre” della sua inimitabile e sfolgorante carriera, per fortuna, ancora illuminata dalle luci di scena e ritmata dalla sua voce roca che sembra far pendant col caratteristico tonfo delle tavole del palcoscenico.

Vincenzo Filippo Bumbica