Cinque casi tipici di bambini che ricordano una vita precedente

Cinque casi di bambini che ricordano una vita precedente testimoniando l’esistenza della reincarnazione

I seguenti casi sono stati selezionati da diverse culture per contribuire a rettificare la credenza secondo la quale casi di questo tipo si manifestano solo fra i Buddisti e gli Induisti. In ognuno di questi casi il soggetto, quando era ancora un bambino, fece delle affermazioni riguardanti una vita precedente e uno o più testimoni adulti confermano sempre che egli aveva fatto tali affermazioni proprio a quell’età.

Il caso di Gopal Gupta

Gopal Gupta nacque a Delhi, in India, il 26 Agosto del 1956. I suoi genitori erano membri della medio bassa borghesia con scarsa educazione. Non notarono alcunché di anormale nello sviluppo del figlio né nell’infanzia, né nella prima giovinezza.

Subito dopo che Gopal iniziò a parlare (fra i due e i due anni e mezzo), la famiglia ebbe un ospite a casa e il padre di Gopal chiese al figlio di portar via un bicchiere che l’ospite aveva usato. Gopal sorprese tutti dicendo: « Non lo prenderò. lo sono uno Sharma ». (Gli Sharma erano dei membri della casta più alta, i Bramini).

Ebbe poi un attacco di collera nel quale ruppe alcuni bicchieri. Il padre gli chiese di spiegargli sia il motivo della sua condotta che la sorprendente spiegazione che dava, e Gopal iniziò a riferire molti dettagli che riguardavano una vita precedente che sosteneva di aver vissuto in una città chiamata Mathura a circa 160 chilometri da Delhi.

Il bimbo spiegò che era il dirigente di una compagnia che commerciava medicinali, la Suck Shancharak. Disse che aveva una casa molto grande e molti servitori, una moglie e due bambini e che aveva litigato con uno dei fratelli che gli aveva sparato uccidendolo.

L’affermazione di Gopal secondo la quale egli, nella vita precedente, era stato un Bramino, avrebbe spiegato il suo rifiuto di prendere il bicchiere perché mai dei Bramini avrebbero maneggiato utensili che erano stati toccati da membri di caste inferiori. La sua era una famiglia Bania che apparteneva alla casta dei commercianti.

I genitori di Gopal non avevano alcun rapporto con Mathura e le affermazioni del figlio sulla vita precedente non suscitarono nessun particolare ricordo in loro. Sua madre non desiderava incoraggiare le dichiarazioni di Gopal sulla vita precedente e il padre, in un primo momento, rimase indifferente alla questione. A poco a poco, tuttavia, egli raccontò agli amici quanto Gopal aveva detto.

Uno di questi amici disse di ricordare vagamente che a Mathura vi era stato un omicidio che corrispondeva alle affermazioni di Gopal ma non incoraggiò un eventuale viaggio del padre per verificare le asserzioni del figlio. Nel 1964 accadde però che, in occasione di una festa religiosa, si recasse proprio a Mathura e, mentre era lì, trovò la Suck Shancharak Company e interrogò il direttore delle vendite sull’accuratezza delle affermazioni del figlio. Ciò che disse impressionò notevolmente il dirigente perché in effetti alcuni anni prima uno dei proprietari della compagnia aveva sparato e ucciso il fratello. L’uomo che si chiamava Shaktipal Sharrna, era morto alcuni giorni dopo l’agguato, il 27 Maggio 1948.

Il direttore, come era da aspettarsi, informò la famiglia di Sharma della visita del padre di Gopal. Alcuni di essi, in seguito, visitarono Gopal a Delhi e, dopo aver parlato con lui, lo invitarono a far loro visita a Mathura, cosa che fece.

Durante queste visite a Delhi e a Mathura, Gopal riconobbe numerose persone e luoghi che erano noti a Shaktipal Sharma facendo anche delle affermazioni che indicavano una notevole conoscenza dei suoi affari. La famiglia di Sharma rimase stupita nell’apprendere da Gopal che Shaktipal Sharma aveva tentato di prendere in prestito dei soldi dalla moglie con l’intenzione di darli al fratello che, sebbene facesse parte della compagnia, era un litigioso spendaccione.

Shaktipal Sharma sperava, con questo, di blandire le richieste del fratello, ma la moglie non era d’accordo con questa forma di ripacificazione e aveva rifiutato il prestito. Il fratello montò su tutte le furie e uccise Shaktipal. I particolari di questa lite familiare non vennero mai pubblicati e non erano probabilmente conosciuti da nessun altro che non fosse della famiglia. (L’omicidio in sé, invece, venne ampiamente diffuso dalla stampa). La conoscenza di questi fatti mostrata da Gopal, le sue ulteriori affermazioni, ed alcune delle persone riconosciute da lui che erano note a Shaktipal Sharma convinsero i membri della famiglia di Sharma che Gopal era davvero la reincarnazione di Shaktipal Sharma.

Oltre alle sue affermazioni, Gopal mostrò un comportamento da ricco Bramino che risultava poco appropriato alla sua famiglia. Non esitava a dire agli altri membri che lui apparteneva ad una casta più alta della loro. Era restio a dedicarsi ai lavori di casa e ribadiva di aver avuto dei servitori per quello. Non beveva mai il latte da una tazza che qualcun altro aveva usato.

Il Dr. Jamuna Prasad, che lavorò con me per molti anni nei casi accaduti in India, iniziò a interessarsi dell’episodio nel 1965. Presi in mano il caso nel 1969 quando intervistai i membri delle due famiglie sia a Delhi che a Mathura rimanendovi in contatto fino al 1974.

Gopal non espresse mai un forte desiderio di recarsi a Mathura e, dopo esservi stato nel 1965, non chiese mai di farvi ritorno. Per alcuni anni dopo il 1965 egli visitò le due sorelle di Shaktipal Sharma che vivevano a Delhi. Poi tutti i contatti fra le due famiglie cessarono. Man mano che Gopal cresceva cominciò a perdere il suo snobismo da Bramino adeguandosi alle condizioni più modeste della sua famiglia. Gradualmente cominciò a parlare sempre meno della vita di Shaktipal Sharma ma almeno fino al 1974 suo padre mi disse che ancora se la ricordava.

Il caso di Gopal mi sembra molto significativo particolarmente se confrontato con le possibilità che aveva di ottenere per via normale tutte quelle affermazioni sulla vita e sulla morte di Shaktipal Sharma, È vero che Shaktipal Sharma apparteneva ad una famiglia molto nota a Mathura e che il caso di omicidio ebbe molta risonanza. Tuttavia gli Sharma e i Gupta vivevano in due città abbastanza distanti e appartenevano a due differenti caste e classi sociali. I loro ambienti sociali erano totalmente diversi e non ho alcuna esitazione nel ritenere che i membri delle due famiglie non avevano mai avuto occasione di conoscersi prima di questo episodio.

Il caso di Corliss Chotkin Jr.

Questo caso iniziò con una predizione fatta da un anziano pescatore Tlingit dell’Alaska, Victor Vincent, che disse a sua nipote, la Signora Corliss Chotkin Sr.,che, dopo la sua morte, egli si sarebbe reincarnato come suo figlio. In seguito le mostrò due cicatrici, una vicino all’arco nasale, l’altra all’altezza della parte superiore della schiena e le disse che avrebbe potuto riconoscerlo (nella successiva incarnazione) dai segni di nascita corrispondenti a queste cicatrici.

Victor Vincent morì nella primavera del 1946. Diciotto mesi più tardi (il 15 Dicembre del 1947) la Signora Chotkin diede alla luce un bambino che fu chiamato con il nome del padre, Corliss Chotkin Jr.: aveva due segni di nascita che, come disse la madre, si trovavano nello stesso posto dove si trovavano le cicatrici mostrate da Victor Vincent. Quando esaminai per la prima volta questi segni di nascita nel 1962 mi accorsi che risultavano entrambi spostati, e infatti, secondo la Signora Corliss, si trovavano in una posizione diversa da quella che avevano alla nascita del piccolo. Eppure erano ben visibili, particolarmente quello sulla schiena che occupava un’area della pelle di circa tre centimetri di altezza e cinque millimetri di larghezza; in confronto alla pelle circostante appariva più scuro e leggermente rialzato. La sua rassomiglianza con una cicatrice curata chirurgicamente era rafforzata dalla presenza, ai lati del segno di nascita principale, di tanti piccoli segni circolari che sembravano corrispondere alla posizione di quelle piccole ferite infette dagli aghi che servono a cucire con il filo una ferita aperta.

Quando Corliss aveva solo tredici mesi, e sua madre stava tentando di fargli ripetere il suo nome egli le disse in modo impaziente: « Non sai chi sono? lo sono Kahkody »; tale era il nome tribale che Victor Vincent aveva assunto.

Quando la Signora Chotkin menzionò l’affermazione di Corliss secondo cui lui era Kahkody ad una delle sue zie, quest’ultima le disse che, poco tempo prima della nascita di Corliss, aveva sognato che Victor Vincent sarebbe andato a vivere con i Chotkin. La signora Chotkin era sicura di non aver fatto menzione alla zia della previsione di Vietar Vincent secondo la quale egli sarebbe ritornato come suo figlio.

Dai due ai tre anni, Corliss riconobbe spontaneamente diverse persone che Victor Vincent aveva conosciuto, fra cui anche la vedova di Victor Vincent. La madre di Corliss affermò, inoltre, che il bimbo aveva fatto riferimento a due eventi della vita di Victor Vincent dei quali non era potuto venire a conoscenza per via normale. Egli mostrò inoltre caratteristiche comportamentali simili a quelle mostrate da Victor Vincent: Corliss si pettinava i capelli in un modo che faceva ricordare quello di Victor Vincent, tutti e due balbettavano e avevano uno spiccato interesse per le imbarcazioni e per i viaggi in mare. Tutti e due avevano delle forti inclinazioni religiose e, per ultimo, tutti e due erano mancini.

Corliss, inoltre, mostrò un precoce interesse nei motori e una certa abilità nel manovrarli e nel ripararli; sua madre sosteneva che egli aveva imparato ad accendere i motori delle barche da solo. Era assai poco probabile che Corliss avesse imparato queste cose da suo padre perché quest’ultimo non aveva alcun interesse e non mostrava di saperci tanto fare con i motori.

Dopo i nove anni, le affermazioni di Corliss sulla vita che precedentemente sembrava ricordare, iniziarono a diminuire e, nel 1962, quando lo incontrai per la prima volta, disse di non ricordare più nulla. Incontrai Corliss e la sua famiglia tre volte nel 1960 e una volta nel 1972. Durante il nostro ultimo incontro, Corliss aveva perso quasi del tutto l’abitudine di balbettare ma gli capitava ancora quando si agitava. Il suo interesse religioso era diminuito, ma non quello sui motori.

Durante la guerra del Vietnam combatté come artigliere e una bomba scoppiatagli vicino gli aveva danneggiato l’udito. In seguito, quando lo visitai, godeva di buona salute ed era felice di lavorare in una industria mineraria vicino alla sua abitazione a Sitka.

Il caso di Ma Ting Aung Myo

Ma Ting Aung Myo nacque nel villaggio di Nathul nella Birmania Settentrionale il 26 Dicembre 1953. I suoi genitori furono U Aye Maung e Daw Aye Tin. Quando quest’ultima era incinta di Ma Ting Aung Myo, sognò, per ben tre volte, che un robusto soldato Giapponese a torso nudo e con i pantaloncini corti la stava seguendo dicendole che sarebbe venuto a stare con lei e suo marito.

Fra l’età di tre e di quattro anni Ma Ting Aung Myo iniziò ad accennare a dei ricordi di una vita precedente. Un giorno era passato un aeroplano sopra il villaggio e Ma Ting Aung Myo si era impaurita ed aveva iniziato a piangere. Ella continuò per alcuni anni ad avere questa fobia degli aeroplani. In un’altra occasione, quando aveva quattro anni, alcune persone notarono che stava piangendo e quando le chiesero cosa c’era che la turbava rispose che aveva nostalgia del Giappone. Da lì a poco iniziò a dire che, durante la Seconda Guerra Mondiale, all’epoca dell’occupazione Giapponese, era un soldato Giapponese di stanza a Nathul dove svolgeva la mansione di cuoco. Un giorno un aereo alleato aveva fatto un’incursione mitragliando il villaggio a bassa quota e lo aveva ucciso.

Ma Ting Aung Myo fornì poi degli altri dettagli della vita che sosteneva di aver vissuto. Disse di provenire dal Giappone Settentrionale dove era sposato e aveva dei figli. Disse poi che prima di arruolarsi nell’esercito, aveva un piccolo negozio. Aggiunse infine che la sua morte era avvenuta durante la ritirata Giapponese dalla Birmania (quindi intorno al 1945) e come era vestito e quello che aveva fatto quando l’aereo aveva mitragliato. Il villaggio e, ancora, come avesse tentato di sottrarsi ai proiettili. Affermò di essere stato colpito all’inguine e di essere morto sul colpo.

Ma Ting Aung Myo non pronunciò altri nomi oltre quello del Giappone. Non ricordando né il nome del soldato né l’esatto luogo di provenienza, non potemmo neanche tentare di rintracciare la persona che corrispondeva alle sue affermazioni.

I fatti, comunque, collimavano con quanto era realmente accaduto a Nathul durante l’evacuazione dell’esercito Giapponese dalla Birmania Settentrionale.

Daw Aye Tin, dal canto suo, ricordava di aver conosciuto e di aver stretto una certa amicizia con un cuoco dell’esercito Giapponese di stanza a Nathul ma non sapeva che costui era morto.

Ma Ting Aung Myo mostrò dei comportamenti insoliti per la sua famiglia, ma che ben si adattavano ad un soldato Giapponese. Non gradiva il clima caldo della Birmania Settentrionale e il suo cibo piccante; preferiva i cibi dolci e gli piaceva mangiare del pesce mezzo crudo anche se non completamente crudo come quello che definiva come nostalgia di casa. Quando si nominavano gli Inglesi o gli Americani in sua presenza si arrabbiava visibilmente.

Ma l’aspetto più rilevante di Ma Ting Aung Myo era il suo comportamento maschile. Insisteva con l’indossare vestiti da uomo e a portare i capelli come un ragazzo. Ciò creò dei problemi con la scuola che esigeva che la bimba venisse vestita come una ragazza. Ella si rifiutò e le autorità, non mostrando alcuna comprensione la costrinsero di fatto ad interrompere gli studi all’età di undici anni.

La sua mancanza di educazione limitò, in seguito, la scelta dell’occupazione e quando la incontrai per la prima volta usufruiva di un magro introito come venditrice ambulante di cibo presso la stazione ferroviaria.

Da bambina, le piaceva giocare al soldato e quando una volta il padre andò a Mandalay, gli chiese di comprarle una pistola giocattolo. Le sue tre sorelle e il suo unico fratello, invece, non condividevano con lei questi divertimenti. Ma Ting Aung Myo giocava anche a pallone e ad altri tipici giochi maschili.

I suoi genitori avevano avuto tre figlie prima che Ma Ting Aung Myo nascesse, avevano pertanto sperato che il loro prossimo bambino fosse un maschio ma ciò non vuol dire che essi incoraggiarono Ma Ting Aung Myo ad esserlo. La madre, al contrario, fece di tutto per opporsi ai suoi modi maschili di vestire, fanno alcuni Giapponesi. Spesso esprimeva il desiderio di ritornare in Giappone e qualche volta si accasciava a terra piangendo in modo sconsolato per sebbene il padre fosse più accomodante. (Egli morì prima che io potessi giungere sul posto, per cui non ho saputo niente direttamente da lui).

Man mano che Ma Ting Aung Myo cresceva conservava un atteggiamento maschile anche nel suo orientamento sessuale. Si vestiva con abiti maschili e non intendeva sposarsi. Affermava al contrario di voler avere una moglie. Ella, ovviamente, aveva un’immagine maschile di se stessa e non gradiva essere considerata una donna. Quando U Wing Maung, un mio collega Birmano, le si rivolse con il titolo femminile di « Ma », ella gli chiese di non chiamarla in questo modo, ma di chiamarla invece « Maung » (che si usa rivolgendosi a dei ragazzi) o per lo meno di evitare questi appellativi. Durante un’intervista che io e il mio collega Birmano le facemmo, ci disse che se le avessimo garantito una rinascita maschile sarebbe stata disposta a morire per mano nostra anche subito.

La famiglia di Ma Ting Aung Myo mostrò di accettare sia le spiegazioni che fornimmo loro del caso, ovvero del suo orientamento sessuale derivante dalla sua vita precedente come uomo, sia la spiegazione che intendeva gettare luce sui suoi modi in quanto provenienti dalla vita passata di soldato Giapponese.

Questo è un buon esempio di un caso non risolto di reincarnazione. Ma Ting Aung Myo non fece alcuna dichiarazione particolareggiata e verificabile che poteva permetterei di identificare una particolare persona che corrispondesse ai suoi ricordi. Ciò nonostante tutte le sue affermazioni circa la vita precedente erano plausibili, e i suoi atteggiamenti calzavano perfettamente con le dichiarazioni di una vita precedente come soldato Giapponese.

Questo è uno di quei casi in cui vi è un cambiamento di sesso. Incontrai Ma Ting Aung Myo di nuovo nel 1975 ma da allora non mi è più capitato. Il mio collega, U Win Maung la incontrò altre due volte, nel 1977 e nel 1981.

Il caso di Shamlinie Prema

Shamlinie Prema nacque a Colombo, capitale dello Sri Lanka, il 16 Ottobre del 1962. I suoi genitori vivevano a Gonagela, una città distante una sessantina di chilometri a Sud di Colombo, e Shamlinie crebbe lì.

l suoi genitori notarono, anche prima che potesse parlare, che la bambina mostrava un notevole rifiuto di farsi il bagno; ogni volta che si tentava di immergerla nell’acqua, cercava di resistere lottando e gridando. Sempre a quell’età, sembrava che avesse un terrore anche degli autobus e piangeva ogni volta che i suoi genitori dovevano prenderne uno o anche quando ne vedeva uno da lontano.

Queste paure sconcertavano i genitori anche se, già da allora, iniziassero a sospettare che potessero derivare da un qualche evento drammatico avvenuto in una vita precedente.

Dopo che Shamlinie iniziò a parlare, cominciò gradualmente a riferirsi ad una vita precedente che sosteneva di ricordare. Questa vita aveva avuto luogo in un villaggio vicino chiamato Galtudawa, a circa due chilometri da Gonagela.

Shamlinie menzionò i nomi dei suoi ex genitori riferendosi spesso alla « madre di Galtudawa », Accennò anche a delle sorelle e a due compagne di scuola. Descrisse la casa dove abitava, la cui posizione e le cui caratteristiche erano molto diverse da quelle della casa dove viveva con la sua attuale famiglia e raccontò la sua precedente morte nel modo che segue. Disse che una mattina, prima di recarsi a scuola, era andata a comprare del pane. La strada era allagata quando un autobus, passando, le schizzò dell’acqua ed ella cadde in un campo di riso. Alzò le braccia e chiamò « Mamma ». Dopo di che cadde addormentata.

Una ragazza chiamata Hamaseelie Gurenatne, che viveva a Galtudawa era morta annegata 1’8 Maggio del 1961 in circostanze simili al racconto di Shamlinie. (Dal racconto sembrava che, avendo cercato di evitare l’autobus, fosse caduta nel campo inondato di acqua). Quando morì, Hamaseelie era una ragazza di soli undici anni e andava a scuola. I genitori di Shamlinie erano imparentati alla lontana con i Gurenatne ma avevano pochi rapporti e non avevano mai incontrato Hamaseelie. Essi si ricordavano di aver saputo della morte di Hamaseelie e si erano rattristati ma, passato un po’ di tempo, si erano completamente dimenticati dell’accaduto. Quando Shamlinie iniziò a raccontare della sua morte per annegamento nella vita precedente non la collegarono, in un primo tempo, con l’annegamento di Hamaseelie. Tuttavia, a circa tre anni di età, quando Shamlinie vide passeggiare in una strada di Gonagela uno dei cugini di Hamaseelie lo riconobbe.

Più di un anno dopo, riconobbe anche una delle sorelle di Hamaseelie sempre a Gonagela.

Contemporaneamente Shamlinie faceva pressioni affinché fosse portata a Galtudawa per visitare la sua « madre di Galtudawa » e confrontando le due madri preferiva quella di Galtudawa.

Suo padre, alla fine, la condusse alla casa dei Gurenatne a Galtudawa. Una grande folla si fece intorno quando si venne a sapere che una bambina che sosteneva di ricordare una vita precedente stava visitando il villaggio. La presenza di tanti estranei doveva aver inibito Shamlinie perché fece ben pochi riconoscimenti di quelli che avrebbe potuto fare se vi fosse stata un’atmosfera più rilassata.

Il padre di Shamlinie disse che la bambina aveva riconosciuto la madre di Hamaseelie, W.L. Pody Nona; ma i Gurenatne erano dubbiosi. La visita, tuttavia, aveva permesso di verificare le asserzioni della bambina che corrispondevano quasi tutte agli eventi della vita di Hamaseelie. Le due famiglie, inoltre, si scambiarono alcune informazioni sulle due ragazze e si scoprì che Hamaseelie e Shamlinie avevano dei tratti in comune come delle preferenze per alcuni cibi e modi di vestire.

Iniziai a occuparmi del caso nel 1966, alcune settimane dopo la prima visita di Shamlinie a Galtudawa. Fui perciò in grado di intervistare i testimoni mentre i loro ricordi – sia quelli concernenti le affermazioni di Shamlinie, sia quelli inerenti alla vita di Hamaseelie – erano ancora freschi. Negli anni che seguirodettagli, per mettere alla prova la solidità delle asserzioni dei testimoni, e per osservare l’ulteriore sviluppo di Shamlinie. Oltre a discrepanze di poco conto, i testimoni fornirono resoconti che concordavano, e quello che affermarono nelle successive interviste collimava con quanto avevano detto in precedenza.

Dopo la visita a Galtudawa, Shamlinie si recò ancora qualche volta presso i Gurenatne ma, nel corso degli anni, le visite diminuirono gradualmente, fatto che coincideva con un graduale oscuramente dei ricordi di Shamlinie sulla sua vita precedente. Fra i cinque e i sei anni smise di parlarne e, all’età di undici, nel 1973, ma forse anche prima, sembrava che avesse dimenticato tutto. A quattro anni aveva perso la paura dell’acqua, e a otto anni mostrò che anche il timore degli autobus si era affievolito senza però scomparire del tutto. In tutti gli altri aspetti, Shamlinie stava crescendo come una ragazza Singalese perfettamente normale.

Il caso di Shamlinie mi sembra uno di quelli appartenenti ad una categoria media in rapporto alla possibilità che la bimba potesse venire a conoscenza della vita di Hamaseelie per vie normali. Possiede l’indubitabile debolezza che le famiglie interessate abitavano soltanto a due chilometri di distanza e si conoscevano almeno un poco prima della manifestazione del caso. Secondo me, comunque, i rari contatti fra le due famiglie non sono sufficienti a spiegare, da soli, la conoscenza dei particolari della vita di Hamaseelie dimostrata da Shamlinie e l’insolito comportamento che coincideva con le sue affermazioni.

Il caso di Gillian e Jennifer Pollock

Gillian e Jennifer Pollock (due gemelle) nacquero a Hexham, nella regione Inglese del Northumberland, il 4 Ottobre del 1958. Quando avevano fra i due e i quattro anni, fecero diverse affermazioni in merito ad una loro vita precedente come due sorelle più anziane. Joanna e Jacqueline, che il 5 Marzo del 1957 un pirata della strada aveva deliberatamente ucciso sul colpo investendole con la loro stessa auto mentre camminavano sul marciapiede. Joanna aveva undici anni e Jacqueline sei. Il lutto per questa tragedia avvolse i loro genitori, John e Florence Pollock.

Il Sig. Pollock, tuttavia, era un convinto sostenitore della reincarnazione (sebbene sua moglie non lo fosse) e, quando la Sig.ra Pollock rimase incinta nel primo semestre del 1958, egli le disse confidenzialmente che le due sorelle morte nell’incidente si sarebbero reincarnate come due gemelle. Nonostante il diverso parere espresso dai medici egli continuò a sostenere la sua affermazione fino alla nascita delle due sorelle che si dimostrarono appunto due gemelle. La nascita confermava quindi la sua previsione apparentemente avventata almeno per quanto riguardava la nascita di due gemelli. Le sue convinzioni ricevettero ulteriori conferme quando sia lui che sua moglie notarono che Jennifer, la più giovane delle due, aveva due segni di nascita che corrispondevano ai segni che Jacqueline aveva avuto sul suo corpo sia per quanto riguardava la locazione che per ciò che concerneva la grandezza. Il segno che si trovava sulla fronte di ]ennifer, alla radice del naso, corrispondeva ad una cicatrice che J acqueline si era fatta quando era caduta, mentre l’altra, di colore marrone sul lato sinistro del bacino di ]ennifer, corrispondeva ad una simile (congenita) che aveva avuta Jacqueline.

Accennai prima che fra i due e i quattro anni le due gemelle fecero alcune affermazioni riguardo la vita delle loro due sorelle scomparse riconoscendo anche alcuni oggetti, dei giocattoli, che esse avevano avuto o con cui avevano una qualche familiarità. I genitori affermarono in seguito che le gemelle non avrebbero potuto riconoscere questi oggetti per via normale. I Pollock, infatti, non avevano mai parlato loro delle due sorelle, e neanche mostrato oggetti che erano appartenuti loro per lo meno non prima del momento in cui non sembrarono di riconoscerli.

Quando le due gemelle avevano meno di un anno, i genitori andarono via da Hexham e non vi fecero ritorno prima che avessero quattro anni. In quell’occasione le gemelle menzionarono spontaneamente due luoghi – una scuola e delle altalene in un parco – prima che potessero vederli. Sebbene le due gemelle fossero state condotte in quel parco in carrozzella quando erano ancora due neonate – andarono via da Hexhman quando avevano nove mesi i genitori non ritenevano possibile che avessero potuto per questo ricordarsi della scuola o delle altalene.

Sia Gillian che ]ennifer mostrarono dei comportamenti che corrispondevano a quelli espressi dalle due sorelle scomparse. ]ennifer sembrava dipendere dalla sorella gemella più grande, Gillian, proprio come ]acqueline dipendeva da ]oanna che era più grande. Quando impararono a scrivere, Gillian usava tenere la matita fra le dita e il pollice mentre ]ennifer la teneva chiusa nel pugno. ]oanna era in grado di scrivere correttamente già alcuni anni prima della sua morte, laddove ]acqueline (che aveva solo sei anni al momento della sua scomparsa) continuava a tenere la matita chiusa nel pugno.

Mi interessai per la prima volta a questo caso nel 1964 e rimasi in contatto con la famiglia Pollock fino al 1985. L’entusiasmo per la reincarnazione espresso dal signor Pollock potrebbe forse diminuire l’evidenza di questo caso fra coloro che non ritengono possibile che lui e sua moglie (o qualche altro membro della famiglia) non possa aver parlato delle sorelle scomparse in presenza delle gemelle.

Rispondendo alla considerazione secondo la quale la sua convinzione in merito alla reincarnazione possa aver indebolito o alterato il caso, il signor Pollock rispose saggiamente che, sebbene questa obiezione possa avere un qualche fondamento, fu proprio la sua apertura nei confronti della reincarnazione a permettergli di osservare e ricordare dei particolari e dei comportamenti delle due sorelle gemelle che la maggior parte degli altri genitori Occidentali avrebbe invece ignorato o considerato in modo ilare.

Nel 1978 sottoposi ad analisi sanguigna Gillian, ]ennifer e gli altri membri della famiglia per determinare se le due gemelle fossero omozigote o eterozigote. Le analisi dimostrarono che le gemelle erano identiche ovvero omozigote; ciò significa che erano composte dallo stesso materiale genetico. Poiché i segni di nascita presenti nel corpo di ]ennifer hanno in genere delle caratteristiche ereditarie, se fossero di origine genetica sarebbe lecito attendersi una loro presenza anche sul corpo di Gillian ma, poiché quest’ultima non ne presentava alcuno, dovremmo supporre una aberrazione biologica durante la gestazione delle gemelle che diede origine solamente ai segni di nascita di ]ennifer. Quest’ipotesi tuttavia non potrebbe spiegare l’esatta corrispondenza per ciò che riguarda la grandezza e la localizzazione dei segni presenti sul corpo di Jacqueline.

Gillian e Jennifer Pollock crebbero diventando delle ragazze normali. Durante questo periodo dimenticarono completamente i ricordi che avevano avuto a proposito delle loro vite precedenti. Nel mio ultimo incontro con loro mi accorsi che erano diventate alquanto scettiche sul loro proprio caso. Con ciò intendo dire che, non avendo più dei ricordi duraturi delle loro passate esistenze, non si trovavano più di fronte ad una prova evidente della re incarnazione, ma non poterono per questo negare ciò che i loro genitori avevano avuto modo di osservare quando erano ancora delle bambine.

redazione